RIO, Alexis-François
Scrittore e critico d'arte, nato nell'isola d'Arz nel 1798, morto a Parigi nel 1874. Professore dapprima in varî licei, si dedicò poi esclusivamente all'attività critica. Le sue opere principali sono: Esquisse d'une Philosophie (1826); Essai sur l'histoire de l'esprit humain dans l'antiquité (1828-1830); De l'art chrétien (1841); Léonard de Vinci et son école (1855); De la poésie chrétienne (1861). Allo Schelling risale la formazione filosofica del Rio; al Rumohr il suo gusto per la ricerca diretta sulle opere d'arte. Aderì vivamente alla corrente religiosa che si manifestò negli artisti, e specialmente tra gli allievi di Ingres, nel terzo decennio del sec. XIX, e che si concretò nel tentativo del Lacordaire di formare una confraternita di artisti parallela a quella tedesca dei Nazareni, trovando poi espressione polemica negli scritti del Montalembert (1837). A questa corrente il R. deve anche il suo amore per i "primitivi", che è l'aspetto critico più interessante della sua opera; il R. ricerca nell'arte il fattore mistico dell'estasi, espressione di umile e mistico fervore, ed esalta i Senesi al di sopra di Giotto, il quale tuttavia seppe superare il proprio "naturalismo" nel "simbolismo". Appunto nel simbolismo il R. vede un elemento necessario dell'arte, come soluzione del dualismo schellinghiano di idealismo e di realtà. Ricercatore accurato, talvolta felice nell'intuizione dei valori, fu tuttavia troppo spesso deviato dal suo presupposto religioso; debole personalità, accosta, senza risolverli dialetticamente, principî intellettualistici e materialistici, quale, ad es., l'influenza degli avvenimenti politici e dei costumi sull'opera d'arte. La sua opera, importante per aver saputo orientare il gusto verso una valutazione positiva dei "primitivi", ebbe larghissima ripercussione, soprattutto in Inghilterra e in Italia, dove fu seguita dal Selvatico e riscosse le lodi di A. Manzoni.
Bibl.: L. Venturi, Il gusto dei Primitivi, Bologna 1926, p. 175.