MILLERAND, Alexandre
Uomo politico e presidente della repubblica francese, nato a Parigi il 10 febbraio 1859. Dopo essersi dato, con brillante successo, alla carriera forense, entrò nella vita politica come collaboratore della Justice a fianco di G. Clemenceau. Nel 1884 fu eletto consigliere nel municipio di Parigi e nel 1885 deputato. Alla camera sedette all'estrema sinistra a fianco del Clemenceau, come radicale, ma andò sempre più volgendosi verso il socialismo. Durante la crisi boulangista, come direttore della Voix scatenò una violenta campagna contro il generale Boulanger e, rieletto deputato nel 1889, si batté per la libertà dei sindacati professionali e in difesa degl'interessi operai, giungendo anche a forme pratiche d'intesa col socialismo rivoluzionario. Nel 1898, egli divenne direttore della Petite République, il giornale fondato da L. Gambetta, di cui egli fece l'organo del socialismo riformista. Rieletto, egli divenne alla camera uno dei massimi rappresentanti del partito socialista. Ma, più che il teorico di un partito, il M. si rivelava il realizzatore di un programma tendente a un ordine sociale più equo. Egli non ripudiava perciò l'idea di patria e condannava la violenza. Lo stesso programma collettivistico traeva origine nel M. dalla constatazione di un fatto di esperienza: l'espropriazione della piccola proprietà da parte del meccanismo e della concentrazione dei capitali, proprî della grande industria moderna. Ciò spiega perché quando P.-M. Waldeck-Rousseau nel 1899 gli offrì il portafoglio del Commercio egli accettò di collaborare col governo. Come uomo di governo rivelò in pieno le sue qualità di organizzatore, il suo vivo senso degl'interessi del paese al di sopra di ogni particolarismo. Ministro del Commercio dal 1899 al 1902, dei Lavori pubblici nel 1909 nel gabinetto Briand, della Guerra nel ministero Poincaré, prima nel 1912-1913, poi nel 1914-15, ebbe il compito di provvedere a tutta l'organizzazione militare della Francia in guerra. Dopo l'armistizio fu commissario della repubblica per l'Alsazia e la Lorena (1919), e come presidente del consiglio e ministro degli Esteri non esitò nel 1920 a occupare Francoforte per costringere la Germania a osservare le clausole del Trattato di Versailles. Il M. mandò il gen. M. Weygand con numerosi ufficiali in Polonia per riorganizzare l'esercito polacco, battuto dai bolscevichi, e nel tempo stesso riconobbe e aiutò l'effimero governo antibolscevico del gen. P. Wrangel. Eletto presidente della repubblica il 23 settembre 1920, dopo le dimissioni per motivi di salute di P. Deschanel, appoggiò la politica nazionalista del Poincaré (occupazione della Ruhr, 1922). Prima di essere eletto, egli aveva dichiarato, che, riuscendo, avrebbe voluto esercitare maggiore influenza nel governo effettivo che non i suoi predecessori, specialmente in politica estera. Egli mise le sue idee in pratica e durante la conferenza interalleata di Cannes nel gennaio 1922 inviò un telegramma di malcontento per l'andamento degli affari, causando così le dimissioni del ministro degli Esteri A. Briand. In politica interna chiamò spesso i prefetti a rapporto e, nella primavera del 1923, si schierò apertamente in favore del cosiddetto "blocco nazionale" e contro i radicali-socialisti e i socialisti. Perciò il "cartello delle sinistre", riuscito vittorioso alle elezioni dell'11 maggio 1924, chiese le sue dimissioni ed É. Herriot, capo della nuova maggioranza, si rifiutò di collaborare con lui. M. incaricò F. François-Marsal di formare il gabinetto, ma la maggioranza dei deputati approvò una mozione con cui si rifiutava di entrare in relazione con il gabinetto Francois-Marsal. Ciò fu causa delle dimissioni di M. Nel novembre 1924 fondò con L. Marin, François-Marsal, A. Maginot e altri l'Union républicaine nationale e nel 1925-26 fu capo dell'opposizione al senato.