ACKERMAN, Alexander (Alexander de Alamania, Alexander Agricola)
Nato nel 1446 nei dintorni di Gand, venuto giovane in Italia, latinizzò in Agricola il suo cognome originario. Nel 1470 prese moglie a Firenze, e nel 1472 faceva già parte, come musico e cantore, della cappella ducale di Galeazzo Maria Sforza a Milano, dalla quale prendeva congedo nel giugno 1474. In quell'anno, il 23 marzo, il duca di Milano lo raccomandò a Lorenzo il Magnifico; poi lo si trova a Mantova alla corte Gonzaga, donde, sempre nello stesso anno, ripartiva per le Fiandre. Nel 1476 pare certo un suo soggiorno alla cattedrale di Cambrai; non così, nel 1477, la sua attività di organista in Utrecht. Secondo il van der Straeten, avrebbe vissuto anche per qualche tempo ad Andernach, presso Coblenza. Tornato in Italia, l'A. fu certamente a Firenze, ove pose in musica anche buon numero di quei canti carnascialeschi cari a Lorenzo il Magnifico e visse in familiarità con i dotti teorici della corte medicea e con i celebri connazionali, Obrecht, Josquin des Prés, Arrigo Isaak, come attesta Pietro Aaron nel capitolo sedicesimo del suo trattato Libri tres de Institutione Harmonica (Bononiae 1516). Nel 1491, l'A. fu nuovamente a Mantova: in quell'anno fu chiamato come cantore alla cappella della corte di Filippo il Bello di Borgogna, che lo prese al proprio servizio, avendolo al seguito nei due viaggi che fece in Spagna, nel 1501 e 1506. Durante il secondo viaggio, l'A. morì di peste, come il suo signore, nelle vicinanze di Valladolid, "iam sexagesimus annus" come dice l'epitaffio, edito da G. Rhaw nelle Symphoniae jucundae atque adeo breves quatuor vocum, Wittenberg 1538,n. 49 (pubbl. in fac-simile da J. Delporte, L'école polyphonique franco-flamande), e messo forse in musica dallo stesso Rhaw.
Si può pensare che l'Alessandro Agricola fiammingo, ricordato come cantore al servizio del marchese Federico Gonzaga a Mantova dal 17 marzo 1521 al 26 marzo 1523, sia un figlio dell'Ackerman.
Testimonianza della stima dei contemporanei per le composizioni dell'A. è il fatto che Ottaviano de' Petrucci, inventore a Venezia della stampa musicale a caratteri mobili, incluse nella sua pubblicazione prima, l'Odhecaton del 1501 (antologia della canzone burgundo-fiamminga allora di moda), ben dieci composizioni dell'A., a tre e a quattro voci, sulle novantasette complessive del volume. In altre pubblicazioni successive, il Petrucci incluse altre canzoni dell'A. (nove nei Canti C. Centocinquanta),mottetti, lamentazioni e frammenti di messe. Nel 1504 pubblicò una intera raccolta di cinque messe di sua composizione. Lo stile dell'A., coltissimo e raffinato, tipicamente fiammingo (frequenti l'entrata delle voci in cànone, le estese progressioni, il tenore notato in valori ritmici aumentati), accoglie ed assimila formule melodiche italiane: caratteristico il motivo discendente per gradi dall'ottava alla terza. Passaggi di scale anche lunghi, contrappuntati fra le varie voci, giustificano l'epiteto di cantus aculeati con cui li definisce l'Ambros: eminentemente adatti all'esecuzione strumentale. L'A. dà anche prova di versatilità quando, ad assecondare il gusto dell'ambiente italiano, compone frottole di tessuto più elementare ed omofono, quale la canzonetta Amor che sospirar mi fai del codice Basevi 2440 (Biblioteca del conservatorio di Firenze).
Sono ancora da aggiungersi le seguenti canzoni a quelle comprese nelle raccolte note: En atendant; Guarde votre visage; Si faye bien; Ne me conteys a la primera (identica alla canzone Ales regrets dell'Odhecaton),in Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappella Giulia XIII 27 (Canzoniere di Leone X); En disputant,nella Casanatense, Roma, cod. 2856, f. 9.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga,serie F. II. 9, copialettere n. 268, c. 44 r., busta 2927 (documento riprodotto dal Bertolotti); ibid., serie F. II. 11, libro dei mandati n. 22, c. 117 v e n. 23, C. 26 r (riprodotti dal Davari); E. van der Straeten, La musique aux Pays-Bas, I, Bruxelles 1867, pp. 124-125, 249; III, ibid. 1875, p. 4; VI (Les musiciens néerlandais en Italie), ibid. 1882, pp. 5,12-14, 31, 34, 38, 49, 80, 291, 293, 325, 463, 467-468, 474-475; VII (Les musiciens néerlandais en Espagne,I), ibid. 1888, pp. 102, 108, 125, 129, 131135, 137, 152, 155, 156, 162, 163, 165, 287, 467,471, 474, 482, 483, 491, 492; VIII (Les musiciens néerlandais en Espagne, II), ibid. 1888, pp. 8, 359,444, 527;P. Canal, Della musica in Mantova, Mantova 1881, p. 11; R. Eitner, A.A., in Monatshefte für Musikgeschichte, XV (1883), pp. 111-113; S. Davari, La musica a Mantova, in Riv. stor. mantovana, I (1886), nn. 1-2, p. 61; E. Motta, Musici alla corte degli Sforza - Ricerche e documenti milanesi, Milano 1887, p. 121; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga a Mantova dal sec. XV al XVIII, Milano s.d., p. 32; A. W. Ambros, Geschichte der Musik, II, Leipzig 1891, pp. 488 (nota), 490, 500, 524, 537, 548; III, ibid. 1891, pp. 25, 42, 47, 48, 57 ss., 117, 128, 133, 134-135, 220, 247-250, 488, 616 (nota); V, ibid. 1911, pp. XIX, XXVIII, XXXIII, LI, 180 ss., 532; J. Delporte, L'école polyphonique franco-flamande, in Rev. liturgique et musicale, XV (1932), n. 4, pp. 102-107; F. Ghisi, I canti carnascialeschi nelle fonti musicali del XV e XVI sec., Firenze-Roma 1937, pp. 30, 42, 45,48, 51,57, 59-60,187; H. Hewitt, Harmonice musices Odhecaton A., Cambridge (Mass.) 1949 (con indice degli incipit dei canti, non dei compositori), nn. 65, 48, 12, 75, 82, 38, 51, 47, 55, 56 riferentisi ad A.A.); P. Mueller, A.A., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, Kassel-Basel 1949-51, coll. 158-160 (con elenco completo delle opere, edizioni moderne e numerosa bibliografia); G. Reese, Music in the Renaissance, London 1954, pp. 207-211; A. Choron-F. Fayolle, Dict. historique des musiciens, I, Paris 1810, p. 7; I. F. Fétis, Biographie universelle des Musiciens, I, Paris 1873, p. 33; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, pp. 56-57; C. Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, I, p. 19, e Supplemento, p. 10; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 71.