ALESSIO III Angelo, imperatore di Bisanzio
Apparteneva a ricca famiglia anatolica, ingranditasi col favore degl'imperatori Comneni. Al principio del sec. XII, Costantino Angelo aveva messo le basi della potenza familiare sposando Teodora, figlia dell'imperatore Alessio I. I quattro figli ebbero uffici e prestigio sotto Manuele Comneno; Andronico, il terzogenito, sposò Eufrosina Castamonite, e ne ebbe sette figli. Morto Manuele, gli Angeli, oscillanti, finirono col mettersi all'opposizione contro Andronico Comneno. Ma Andronico Angelo dové fuggire a S. Giovanni d'Acri, e vi morì. Nel 1184 i figli Isacco e Teodoro guidarono la ribellione di Nicea e di Prusa contro Andronico I, mentre Alessio, il primogenito, si trovava a Damasco presso il Saladino. Richiamato dal fratello Isacco, divenuto imperatore nel 1185, fu nel viaggio imprigionato dalle genti del conte di Tripoli. Liberatosi con denaro preso a prestito da mercanti pisani e giunto su nave pisana a Costantinopoli, fu elevato da Isacco II a sebastocratore e fornito di ricche entrate. Ma sfruttando il malcontento per il governo del fratello, si fece da una congiura militare assumere al trono, a Cipselle in Tracia (8 aprile 1195), col nome di Alessio III Comneno. Si proponeva di restaurare lo stato. Ma fallì all'impresa. Ammalato di podagra e costretto perciò a lasciar il governo alla moglie Eufrosina Camatero e ai suoi favoriti, impacciato dagl'intrighi di corte per la successione, dalle agitazioni popolari per la grave crisi economica, dalla corruzione burocratica, A. non poté frenare le scorrerie dei principi turchi, non impedire che la ribellione valacco-bulgara si propagasse dalla regione dell'Emo alla Tracia e alla Macedonia, non liberare i mari dalla pirateria e dalla marineria italiana.
Altra grave minaccia fu la conquista siciliana di Enrico VI, ambizioso di riprendere in Oriente la politica di Guglielmo II il Buono. Alessio credette allora di salvarsi pagando un tributo. Quando poi l'avversario morì, s'illuse che il mondo greco non avesse più nulla a temere. A Costantinopoli non si comprendeva che la caduta di Gerusalemme avrebbe spinto i popoli occidentali a riaffermare in ogni modo il loro influsso in Oriente. Invece i Greci gioirono degli scacchi latini. Grave imprudenza fu anche, per il governo bizantino, favorire i Genovesi e i Pisani a scapito dei Veneziani, sebbene A. cercasse di rimediare, accordando nel 1199 molti privilegi economici a Venezia. Dopo la fuga del nipote Alessio (1201), l'imperatore, preoccupato, si mise in relazione con Innocenzo III, e per guadagnarselo riprese a negoziare l'unione religiosa; ma il papa non si oppose, o solo formalmente, ai progetti dei principi organizzatori della quarta Crociata. Entrati i conquistatori in Costantinopoli (17 luglio 1203), A. fuggì con la figlia Irene a Mesinopoli. Di lì fuggì ancora in Tessaglia, poi a Salonicco, ospite di Bonifacio di Monferrato, infine a Corinto, ove a Leone Sguro diede in moglie la figlia Eudossia, già sposa di Stefano Nemanja, principe serbo. Cadde poi prigioniero di Bonifacio di Monferrato, che lo inviò con l'imperatrice in Italia e, riscattato dai Genovesi, si rifugiò prima in Epiro, presso quel despota Michele Angelo, poi in Anatolia, presso Teodoro Lascaris, marito della figlia Irene, organizzatore dell'impero di Nicea, e cercò di farsi riconoscere imperatore. Venuti a lotta, A. sperò nel sultano d'Iconio, ma fu da Teodoro rinchiuso nel mońastero di Hyakinthos in Nicea, dove morì.
Bibl.: G. F. Hertzerg, Geschichte der Byzantiner, Berlino 1883; W. Norden, Papsttum und Byzanz, Berlino 1903; W. Heyd, Geschichte des Levantehandels im Mittelalter, Stoccarda 1879; Cambridge Medieval, IV, Cambridge 1927.