D'ELIA, Alessio
Nacque il 25 giugno 1718 a San Cipriano Picentino (Salerno), da Bartolomeo e da Peregrina Sarli, secondo un documento ritrovato di recente (Cioffi, 1987, p. 219). Tale scoperta pone in discussione la datazione di quello che si riteneva il primo dipinto dell'artista, un S. Giorgio e il drago posto sull'altare maggiore della chiesa, di S. Giorgio a Chieuti, e che si considerava giustamente un esercizio del giovane pittore sul modi del maestro, il Solimena, e che è una copia, con qualche variante, dal S. Giorgioe il drago del Solimena nella cappella Loffredo nel transetto del duomo di Napoli (1689; D'Elia, 1964, p. 87). La verifica della firma e della data 1716 ha portato alla constatazione che non sono originali, ma una ridipintura. Ciò potrebbe spiegare un'errata trascrizione della terza cifra, probabile 4, invece di 1. La chiesa infatti ha sull'architrave del portale d'ingresso l'iscrizione relativa ad un restauro avvenuto nel 1741: l'esecuzione del dipinto posto sull'altare maggiore potrebbe essere stata posteriore al restauro della chiesa e quindi avvenuta nel 1746.
Il discepolato del D. presso il Solimena viene tramandato dal Dalbono (1859, p. 125). Il dipinto di Chieuti rivela infatti il giovanile apprendistato presso il Solimena e l'adesione a formule di accademismo formale e compositivo tipiche del maestro quando realizzava i grandi teloni per la sala del Senato di Genova (1715-1717). Ancora su questa scia (con precisi riferimenti all'Assunzione di Capua), e sempre eseguita per la provincia di Foggia, è la seconda opera che dell'artista si conosceva (e che ora, alla luce di quanto detto, risulta essere la prima): un bozzetto dell'Assunta nella sacrestia della cattedrale di San Severo, firmato e databile all'incirca al 1740, anno della relativa grande tela per il soffitto della cattedrale di questa città.
Si deve al vescovo Bartolomeo Mollo di Lusciano la ristrutturazione della chiesa e quindi, pensiamo, la commissione al D. del grande dipinto (cm 770 x 530). Ma di quest'opera ancora in loco nel 1967 e già in pessime condizioni, firmata e datata in basso "A. D'Elia p. 1740" (D'Elia, 1968, p. 218; Gambacorta, 1979, p. 66), si conserva solo la parte superiore col brano della gloria dell'Assunta in cielo, peraltro molto ridipinta. Nel 1749 il D. eseguì il grande dipinto ad olio su muro, raffigurante le Nozze di Cana, sulla parete di fondo del refettorio della certosa di S. Lorenzo a Padula.
Il recente restauro ha evidenziato, oltre alla qualità dell'opera, la data e la firma, con le solite iniziali intrecciate, apposte sul catino nell'angolo sinistro del dipinto (Tamajo Contarini, 1965-84). Cadono così le affermazioni delle guide locali che l'opera fosse firmata da un certo Francesco D'Elia (G. Allegro, La Reggia del silenzio, Roma 1941, p. 80; D. Pica, La certosa di Padula, Salerno 1969, p. 26).
Per la chiesa di S. Paolo Maggiore a Napoli il D. eseguì ad affresco angeli monocromi sotto gli archi minori di accesso dalla navata centrale alle laterali (Galante, 1872, p. 173). Oggi sopravvivono solo tre coppie nel secondo, quarto e sesto arco a destra, ed uno nel secondo arco a sinistra, ma tutti mostrano chiaramente ascendenze dagli angeli monocromi del De Mura al Pio Monte della misericordia, bozzetti preparatori per gli scomparti minori della volta dei Ss. Severino e Sossio (1740), e rivelano la nuova apertura del D. al De Mura, in concomitanza con le rinnovate istanze della pittura napoletana.
Segno di tale sentita "demurizzazione" possono ritenersi sicuramente gli affreschi eseguiti dal D. per la volta sotto la cantoria e il relativo arco di accesso alla navata della chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo a Napoli.
I soggetti sono la Carità, la Fortezza, la Temperanza, la Scienza e lo Zelo (Galante, 1872, p. 206) e, in piccoli scomparti, putti dai tenui cromatismi memori degli analoghi eleganti soggetti del De Mura nella volta della Nunziatella. Al centro della volta un tondo con la Virtù, datato e firmato "Alexius Elia p. 1750". Tale data (Strazzullo, 1962, p. 72) si legge nelle foto di archivio, in quanto il terremoto del 1980 ha provocato alcune lesioni, formando una lacuna proprio in corrispondenza delle ultime due cifre. Fruibile è però in tutta la sua interezza il soggetto, che rivela la maestria e la sapienza scenografica del D. nella resa prospettica illusionistica del finto cupolino a cielo aperto, con delicati brani di natura morta.
Ascendenze dal De Mura, ma soprattutto un certo marattismo rivela il dipinto della Sacra Famiglia dell'Annunziata di Capua, firmato e datato 1754.
Databile all'incirca a questo periodo è la Nascita della Vergine dipinta dal D. per la chiesa dell'Immacolata e S. Vincenzo a Napoli, fondata nel 1750, il cui quadro sull'altare maggiore, firmato dal Bardellino, è del 1754 (Sigismondo, 1789). Si ignora l'eventuale attuale collocazione del dipinto, non più nella citata chiesa.
Ancora un omaggio al De Mura è l'Assunta (1755) sull'altare maggiore della chiesa madre di Turi (Gambacorta, 1979, p. 66) in derivazione dell'analogo soggetto dipinto dal De Mura alla Nunziatella nel 1751. Della stessa materia cromatica e analogo compositivamente è il S. Nicola di S. Maria dei Miracoli ad Andria, firmato e datato 1755 (D'Elia, 1964, p. 88). Tale soggetto è una felice sintesi dei miracoli del santo più noti e più diffusi iconograficamente in Terra di Bari. Delle numerose opere di questa chiesa, tradizionalmente assegnate al D., sono da ascriversi sicuramente a lui, oltre a quelle firmate e datate 1755 - la Natività di Gesù, Natività di Maria, Incontro fra la regina di Saba e Salomone -, anche S. Michele arcangelo, il Martirio di s. Placido e S. Mauro e gli appestati.
Non sembrano suoi i piccoli affreschi, molto sciupati, nel succorpo, la tela nel cappellone di S. Benedetto, di fattura mediocre, la sovrapporta già in questa chiesa, ora in S. Nicola ad Andria. Potrebbe forse ascriversi al D. la tela della Crocefissione, nell'omonimo cappellone, che riprende l'analogo soggetto di Marco Pino ai Ss. Severino e Sossio a Napoli (D'Elia, 1982, p. 294), con una piccola variante, e datarsi ad un decennio precedente, al 1745, data di esecuzione dell'altare marmoreo ad opera del marmoraro napoletano Domenico Antonio Troccoli (Pasculli Ferrara-Nappi, 1983, pp. 140 s.). Il gruppo di tele sicuramente del D. rivela una piena adesione ai moduli demuriani (in particolare, il Martirio di s. Placido e il S. Mauro e gli appestati della navata sinistra derivano dai dipinti del 1731 per Montecassino) ed è caratterizzato da una chiarità di colori che esplode in un intenso colorismo diffuso nel S. Michele arcangelo della navata destra. Nel coro i due grandi e vivaci teloni della Natività di Maria e Natività di Gesù risentono della vena narrativa del De Mura alla Nunziatella o in S. Maria Donnaromita, mentre l'Incontro di Salomone con la regina di Saba nel succorpo richiama i moduli classicisti del Solimena nell'analogo soggetto alla Galleria Sabauda di Torino, e viene riproposto dal D. nel telone di S. Severo resuscita un morto, che, con l'altro di S. Giorgio uccide il drago, decora il coro di S. Giorgio Maggiore a Napoli.
Tali dipinti, sciupatissimi, sono datati e firmati 1757 (Strazzullo, 1962, p. 75). Un anno dopo il D. affresca le volte dei due bracci del transetto in S. Nicola alla Carità, firmando e datando 1758 rispettivamente i due soggetti centrali, S. Nicola appare in sogno a Costantino (e non il Ratto di Adeodato, come dice Dalbono, 1859), e S. Nicola abbatte gli idoli. Completano la decorazione, vivacemente colorata e molto vicina agli affreschi dei Ss. Filippo e Giacomo, quattro Profeti e due Virtù (Strazzullo, 1962, p. 89).
Nel 1759 il D. firma e data un S. Filippoe s. Giacomo, nella chiesa a loro dedicata, in cui sono ancora altri suoi dipinti: la Flagellazione, la Pietà, S. Vincenzo Ferreri, S. Elisabetta, S. Anna, Madonna col Bambino (Ibid., p. 72). E in particolare, nel 1760, il D. esegue la Pietà e la Flagellazione nella prima cappella della navata destra.
Queste tele, solamente firmate, si possono sicuramente datare in base ad un inedito documento relativo ad alcuni pagamenti versati al D. il 29 ott. 1760 (Napoli, Archivio storico del Banco di Napoli). Ma anche le altre tele, firmate dal D. (terza e quarta cappella a destra), si possono datare allo stesso periodo per evidenti analogie con le precedenti, caratterizzate infatti tutte da una fattura più sciatta, da un lievitare delle forme in un formulario compositivo di derivazione solimenesca.
Intorno al 1762 il D. partecipò alla decorazione di palazzo Gravina a Napoli (Michel, 1972, p. 15), nel 1763 offrì alla chiesa di S. Andrea della Valle a Roma, retta dai teatini, un quadro rappresentante il Beato Giovanni Marinoni (Ibid., p. 5).
Per questa stessa chiesa nel 1770 affrescò le pareti laterali del braccio sinistro del transetto, cioè il cappellone dedicato a S. Gaetano, con le storie del santo: S. Gaetano distribuisce i suoi beni ai poveri, la Professionedi s. Gaetano davanti al cardinale Bongiani, S. Gaetano nei tumulti di Napoli, S. Gaetano intercede per la cessazione della peste (Ibid., pp. 9 s.). Tali affreschi, da lui offerti per devozione alla chiesa, seguendo l'esempio di Mattia de Mare per il quadro sull'altare del santo (intorno al quale la ormai distrutta decorazione a trompe-l'oeil sarebbe stata eseguita dallo stesso D.: Ibid., p. 7), mostrano profonda sapienza scenografica e compositiva, con evidenti ascendenze dal De Mura delle distrutte grandi tele per S. Chiara a Napoli.
Ancora per Roma, nella chiesa di S. Caterina dei Funari, è l'ultima opera che dell'artista si conosca, l'affresco del Corpo di s. Caterina trasportato dagli angeli, firmato e datato 1770, vicino agli affreschi di S. Andrea della Valle (Ibid., p. 17).
Non sono noti né il luogo né la data della morte del D'Elia.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco del Salvatore, Giornale del 1760, matr. 1442 "partita di 15 ducati, estinta il 29 ottobre"; C. Celano, Notizie del bello dell'antico... di Napoli... [1692] con aggiunzioni di G. B. Chiarini [1856-60], Napoli 1970, p. 1170; G. Sigismondo, Descriz. della città di Napoli e i suoi borghi, II, Napoli 1788, pp. 109, 244; III, ibid. 1789, p. 65; C. T. Dalbono, Storia della pittura in Napoli e in Sicilia dalla fine del 1600 a noi, Napoli 1859, p. 125; G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, Napoli 1872, pp. 173, 206, 248, 354; F. De Ambrosio, La città di Sansevero in Capitanata. Memorie storiche, Napoli 1875, pp. 96, 97, 199; C. T. Dalbono, Nuova guida di Napoli e dintorni, Napoli 1876, p. 321; R. Loconte, Breve guida della basilica di S. Maria dei Miracoli, Andria 1958, p. 3; F. Strazzullo, Postille alla "Guida sacra della città di Napoli" del Galante, in Asprenas, IX (1962), pp. 72, 75, 89; M. D'Elia, Mostra dell'arte in Puglia dal tardo antico al rococò, Roma 1964, pp. 87 s.; Id., Attività delle Soprintendenze. Puglia, in Boll. d'arte, LIII (1968), p. 218; O. Michel, La décoration de la chapelle de S. Gaétan de Thiene à S. Andrea della Valle par les peintres Mattia de Mare et A. D. 1764-1770, in Regnum Dei, XXVIII (1972), pp. 4-7, 9 s., 15-18, ill. 1-5, 8; A. Gambacorta, Arte a San Severo nel sec. XVIII, in Notiziario stor. archeol., San Severo 1979, pp. 64-67; L. Livrea Cusmano, S. Maria dei Miracoli. Andria, in Insediamenti benedettini in Puglia, II, Galatina 1981, pp. 365, 372 nn. 26 ss.; M. D'Elia, in La Puglia tra barocco e rococò, Milano 1982, p. 294; D. Pasculli Ferrara, Arte napol. in Puglia dal XVI al XVIII secolo (dai Documenti dell'Archivio storico del Banco di Napoli di E. Nappi), Fasano 1983, pp. 140 s.; M. Tamajo Contarini, Contributo alla conoscenza del patrimonio artistico della certosa di Padula: il solimeniano A. D., in Apollo. Bollettino dei Musei provinciali del Salernitano, V (1965-1984), p. 155; M. Cioffi, Precisazioni documentarie sul pittore settecentesco A. D., in Rassegna storica salernitana, IV (1987), 7, pag. 217-22; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 454; Diz. Encicl., Bolaffi..., p. 232.