Alessandro
Scultore attivo in Abruzzo fra la fine del 12° e i primi anni del 13° secolo. L'unica opera da lui firmata è il portale del fianco settentrionale, prospiciente il chiostro, della chiesa abbaziale di S. Giovanni in Venere presso Fossacesia (Chieti). L'intervento di A. consistette nel rimontaggio, al centro della lunetta e ai lati del nuovo portale, di alcuni frammenti litici, appartenenti alla chiesa distrutta per far posto alla nuova costruzione innalzata dall'abate Oderisio II (1165-1204). Secondo Gavini (1927) tali frammenti sarebbero della fine del sec. 10° e apparterrebbero alla recinzione presbiteriale, mentre per Episcopo (1980) non risulterebbero riferibili a nessuna specifica fase architettonica dell'edificio.
È improbabile che l'iscrizione "A(nno) D(omini) MCCIIII / magister Alexander hoc o / pus fecit", inserita a destra in basso sotto i due pilastrini di spoglio, in origine fosse situata altrove, data la stretta connessione della lastra con gli altri elementi della porta (Buschhausen, 1978).
Contemporaneamente il maestro dovette eseguire anche il portale del fianco meridionale (Gavini, 1927), rivolto sul piazzale esterno, che presenta una struttura quasi identica al precedente e nell'architrave replica la medesima cornice a foglie; il suo disegno, tuttavia, non condizionato dalla necessità di utilizzare materiale di reimpiego, appare più organico. La lunetta accoglie un rilievo frammentario raffigurante S. Michele Arcangelo e la Vergine in trono con il Bambino, probabilmente ivi trasportato in un secondo tempo.
È probabile che ad A. e alla sua équipe si debba anche il monumento di Oderisio II, inserito nella facciata, a sinistra del portale principale. Costituito da un frammentario sarcofago di marmo cipollino, è sormontato da sei cornici a linea spezzata, i cui spazi erano un tempo riempiti da tessere di pietra colorata (Gavini, 1927); al centro, su due tavole racchiuse da una cornice ad arcatelle, è inciso l'epitaffio dell'abate e il nome del committente (Johannes Ciconie). Nonostante l'indubbia singolarità del monumento, il cui prototipo sembrerebbe un arcosolio tardoantico (Buschhausen, 1978), la sua tipologia rammenta le formelle poligonali incassate nelle facciate o nei fianchi delle chiese pugliesi, quali per es. S. Maria di Siponto (prima metà del sec. 11°) e la cattedrale di Troia (1093-1120). I caratteri epigrafici dell'epitaffio si mostrano molto vicini a quelli dell'iscrizione sul portale settentrionale, benché eseguiti da una mano diversa, più accurata nella grafia e nella disposizione delle lettere.
La formazione di maestro A. va ricondotta a uno dei cantieri della Capitanata che, fra l'ultimo quarto del sec. 12° e i primi decenni del successivo, elaborarono una nuova plastica architettonica, innestando gli apporti del linguaggio protogotico di marca francese sulle residue tradizioni romaniche. I partiti decorativi e la tipologia degli archi dei tre portali di S. Giovanni in Venere trovano, infatti, stringenti raffronti nei capitelli del fianco meridionale di S. Maria Icona Vetere a Foggia (1172 o 1179) e nella facciata della cattedrale di Termoli (fine sec. 12°-inizi 13°).
Nonostante alcuni studiosi, in passato, abbiano ritenuto A. artefice anche del chiostro (Salazaro, 1877a; 1877b; Bindi, 1882; 1889; Bellini, 1897) oggi in gran parte ricostruito, i pochi elementi superstiti di esso - alcune trifore con colonnine e capitelli - indirizzano piuttosto verso soluzioni plastiche di gusto lombardo (Gavini, 1927) e sembrano risalire ai primi anni della ricostruzione oderisiana.
Infine appare da respingere l'attribuzione al maestro di un portale frammentario (Zecca, 1910), oggi murato all'interno della casa parrocchiale annessa alla chiesa di S. Francesco di Paola a Chieti, nonostante l'omonimia dell'esecutore - "Magister Alexander h(an)c porta(m) fe(cit)" si legge nell'iscrizione sull'architrave -, a causa della totale difformità della concezione plastica e strutturale ivi espressa rispetto ai portali dell'abbazia di Fossacesia.
Bibliografia
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