VIVIANI, Alessandro.
– Nacque a Roma il 30 novembre 1825 da Luigi e da Teresa Muratori.
Alla laurea in filosofia e matematica, conseguita presso l’Università della Sapienza, fece seguito il diploma di esercizio in architettura e ingegneria rilasciato dal medesimo ateneo.
Nel 1849, di ritorno dal Veneto ove aveva combattuto come volontario a Vicenza (De Cesare, 1907, II, p. 37), prese parte alla difesa di Roma con il grado di sottotenente di artiglieria di linea.
Dopo un periodo di apprendistato nello studio di Virginio Vespignani, esercitò per alcuni anni la professione di ingegnere-architetto: è stata reperita al riguardo una relazione avente a oggetto la casa in via di S. Romualdo 260-262, nella quale asseverava l’idoneità della struttura a sostenere la sopraelevazione di un ulteriore piano, in quanto «erano stati eseguiti dei cavi [sic] per assicurarsi dello stato delle fondazioni, e queste furono rinvenute piantate sul terreno vergine, essere di ottima costruzione e della grossezza richieste dall’arte» (A. Viviani, Relazione, ms., 3 luglio 1860, Roma, Archivio storico capitolino, Titolo 54, b. 13, f. 23, prot. 5206/1863).
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta fu chiamato dal governo pontificio alla direzione di alcuni importanti interventi lungo la nuova rete ferroviaria statale cui il pontefice Pio IX, contrariamente al predecessore, aveva stabilito di conferire assoluta priorità.
Tra il 1854 e il 1856 lavorò alla realizzazione dei tratti più complessi della linea ferroviaria Roma-Frascati, cosiddetta Pio-Latina, affidata all’impresa britannica York & Co., e al successivo prolungamento in direzione di Ceprano verso il confine borbonico.
Negli anni successivi diresse, lungo la tratta Roma-Civitavecchia, alcuni interventi di taglio stradale, resi difficoltosi dalla natura argillosa del terreno.
Nel mese di aprile del 1860, a seguito della manifestazione liberale tenutasi a Roma nel giorno di Pasqua, alcuni patrioti erano stati tratti in arresto e condotti a Civitavecchia per essere imbarcati alla volta di Genova. Il giovane Viviani andò loro incontro insieme a un altro esiliato: al licenziamento conseguitone per sospetti politici (Roncalli, 2009) fece seguito una serie di interventi nei territori ormai annessi al Regno d’Italia, quali la tratta ferroviaria Terni-Foligno della linea da Roma ad Ancona (già Pio-Centrale, terminata nel 1866), la realizzazione della quale era stata data in concessione alla società di José Salamanca.
I lavori, cui la conformazione del suolo e la presenza di rilievi conferivano notevole complessità, non erano stati preceduti da una progettazione sufficientemente dettagliata: Raffaele De Cesare (1907) rammenta in proposito che «i soli studi, davvero coscienziosi, furono i pochi eseguiti da un gruppo di giovani ingegneri romani», tra i quali, oltre a Viviani, erano Raffaele Canevari ed Enrico Cruciani Alibrandi (p. 195).
Nel tunnel di Balduini presso Spoleto, in precedenza «rivestito di pietrame e mattoni che non resisté vano alle spinte», Viviani provvide a puntellare la volta per scongiurarne il crollo e realizzò «una particolare costruzione in pietra da taglio» in grado di resistere convenientemente alle sollecitazioni (Appello..., 1872, p. 2). La riuscita dell’operazione gli valse la nomina di ingegnere capo della linea Orte-Ancona (ibid.).
Ancora negli anni Sessanta, recatosi nel territorio della Capitanata per conto della Compagnia delle strade ferrate meridionali, diresse l’esecuzione del tronco ferroviario tra Foggia e Bovino, attivato nel 1867.
Alla fine del decennio curò, per incarico conferitogli dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, il progetto e la realizzazione del nuovo pontile di carico nel porto di Marina di Carrara, di lunghezza complessiva pari a 240 metri, «munito di potenti macchine per imbarcare i blocchi di marmo che si spediscono all’estero» (ibid., p. 3; Bonci, 2015-16, p. 65).
Nel 1870, alla caduta del governo pontificio, alla quale diede nuovamente apporto prendendo parte alla campagna per la liberazione di Roma, fece ritorno nella capitale «con lusinga di riprendervi stabile dimora e posizione» (Appello..., cit., p. 4): la commissione per l’ingrandimento e l’abbellimento della città, istituita il 30 settembre di quell’anno e presieduta da Pietro Camporese, lo annoverò tra i propri componenti.
Nel 1871 Giovanni Angelini, assessore all’Edilità del Municipio capitolino, incaricò Viviani di redigere i progetti dei nuovi quartieri e il piano regolatore cittadino: il 1° dicembre di quell’anno fu nominato all’uopo ingegnere direttore dell’Ufficio tecnico provvisorio per i lavori del piano, con un assegno mensile di 400 lire.
Lo sviluppo urbanistico di Roma aveva visto, sotto il pontificato di Pio IX, l’attuazione di alcuni interventi di grande rilevanza per il futuro assetto della capitale: tra di essi, l’apertura della via Nazionale (1867), operazione imprenditoriale di chiaro intento speculativo fortemente voluta da monsignor Frédéric-François-Xavier de Mérode, e la realizzazione della stazione di Termini (1861), in virtù delle quali l’ipotesi di un’espansione del nucleo urbano a est sarebbe risultata naturalmente favorita.
Nel primo piano regolatore della capitale, o almeno nella sua redazione di massima, approvata nel novembre del 1871, Viviani tradusse in toto le indicazioni, già espresse anche da Quintino Sella, in favore dello sviluppo verso i colli, tralasciando di considerare l’ipotesi di espansione al di là del Tevere. La versione definitiva dello strumento, presentata all’esame del Consiglio comunale nel luglio del 1873, l’indomani dell’abolizione dell’asse ecclesiastico, prevedeva l’edificazione di nuovi quartieri a Testaccio e ai Prati di Castello; quest’ultimo, stralciato dal progetto dopo aspre discussioni, vi rimase incluso sotto forma di «piano di ampliamento da eseguirsi col concorso degli interessati» (Insolera, 1971, p. 40).
Il piano definitivo non venne mai approvato, rimanendo di fatto privo di efficacia normativa; malgrado ciò, l’artificio adottato consentì l’avvio di un’operazione speculativa senza precedenti.
Il piano regolatore approvato nel marzo del 1883 fu analogamente redatto da Viviani, promosso sin dal 1880 ingegnere capo direttore dell’Ufficio V, «in mezzo a pressioni e contrasti molteplici» (Caracciolo, 1993, p. 181). Lo strumento sancì la definitiva legittimazione dell’espansione ai Prati e dell’«inurbamento irregolare» (p. 182) che avrebbe caratterizzato il decennio della ‘febbre edilizia’.
Sugli errori commessi da Viviani, avvezzo a tracciare gallerie più che a pianificare lo sviluppo di una città, pesarono tanto la miopia progettuale con la quale operò sventramenti e alterazioni sostanziali del tessuto edilizio storico, quanto le pressioni cui fu sottoposto dai consorzi degli investitori.
Tra le attività espletate per l’amministrazione comunale capitolina sono da citarsi il soggiorno a Parigi, a Londra e a Vienna al fine di studiare i sistemi di smaltimento dei rifiuti ivi adottati (1883; Archivio storico capitolino, Titolo 56, b. 5, f. 323), e quindi la nomina a membro delle commissioni per l’Esposizione generale di Torino (1886) e per il risanamento della città di Roma (1888); nel dicembre del 1899 fu eletto tra gli accademici in S. Luca nella classe di architettura.
Nel luglio del 1903 fu collocato a riposo. Morì a Roma il 15 luglio 1905 nella casa di via dei Greci.
Il 21 novembre 1906 Enrichetta Michelini, vedova Viviani, scrisse una lettera al sindaco di Roma chiedendo di ottenere il mantenimento della quota della pensione a beneficio del minore dei tre figli, di lì a poco maggiorenne, perché potesse proseguire gli studi.
Dopo la laurea in ingegneria, conseguita a Roma, Ettore Viviani (1887-1968) divenne ricercatore nel campo delle fibre tessili artificiali; fu docente presso il Politecnico di Milano e collaboratore della rivista La Chimica e l’Industria. L’archivio della famiglia Viviani, comprendente le carte relative ad Alessandro, risulta conservato presso gli eredi in Milano.
Opere. Appello [...] al giudizio degli uomini imparziali per essere egli dal Comune di Roma [...] al posto di ingegnere in capo [...] dichiarato non idoneo, lettera a stampa, Roma 16 novembre 1872; Piano regolatore della città di Roma, Roma 1873; Relazione intorno al piano regolatore della città di Roma, Roma 1873; Relazione in difesa del progetto già approvato dal Comune per la prosecuzione della via Nazionale fino alla piazza di Sciarra dell’ingegnere Alessandro Viviani, Roma 1875.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico capitolino, Verbali della Commissione edilizia, vol. 6, pp. 30, 39; Ripartizione V, Titolo 29, b. 77, f. 9, e Personale, Posizioni matricolari, cat. 50, b. 50, pos. 7512; Titolo 54, b. 13, f. 23, prot. 5206/1863; Titolo 56, b. 5, f. 323; P. Gori, Ripartizione V Lavori Pubblici. Piano Regolatore, Roma, 30 maggio 2002 (http://www.archiviocapitolino.it/files/archivio/ ripartizione_v_lavori_pubblici_-_piano_regolatore.pdf); Governo pontificio. Ragguaglio delle cose operate dal ministero del Commercio, Belle Arti, Industria, Agricoltura e Lavori pubblici dall’anno 1859 al 1864, Roma 1864, pp. 266 s.; B. Magni, Descrizione dell’apparato fatto nel Pantheon in Roma pe’ solenni funerali di S.M. Vittorio Emanuele II Re d’Italia, XVI febbraio MDCCCLXXVIII, Roma 1878, p. 5; R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa. Dal ritorno di Pio IX al XX settembre (1850-1860), Roma 1907, I, pp. 195 s., II, pp. 37 s.; I. Insolera, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica, Torino 1971, passim; G. Miano, Figure e voci per la città capitale, in Roma Capitale, 1870-1911. Architettura e urbanistica. Uso e trasformazione della città storica (catal.), Venezia 1984, pp. 29 s., 46; A. Caracciolo, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale, Roma 1993, passim; L. Toschi, Luigi Pianciani sindaco di Roma, Pisa-Roma 1997, pp. 4, 48 s., 54, 65 s., 81, 104 s., 109, 139, 156, 185, 235, 240; Fotografie del Risorgimento italiano. Repertori del Museo centrale del Risorgimento, I, a cura di M. Pizzo, Roma 2004, p. 160; G. Miano, Roma: i piani urbanistici, in Storia dell’architettura italiana. L’Ottocento, a cura di A. Restucci, I, Milano 2005, pp. 275-279, 281-283, 293 s.; M. Panconesi, Le ferrovie di Pio IX. Nascita, sviluppo e tramonto delle strade ferrate dello Stato pontificio (1846-1870), Cortona 2005, p. 171; Ettore Viviani, Chimica italiana, a cura di G. Scorrano, Padova 2008, p. 616 (https://www. soc.chim. it/files/Chimici%20Italiani.pdf); N. Roncalli, Cronaca di Roma. Volume quarto. 1859-1861, a cura di D.M. Bruni, Roma 2009, pp. 174, 467; S. Bonci, Carrara nell’Ottocento: situazione storico-culturale di una città nascosta, tesi di laurea, Università Ca’ Foscari, Venezia, a.a. 2015-16, p. 65; Le 280 lettere di Virginio Vespignani per la costruzione del Teatro dell’Unione di Viterbo: (1846-1855)..., a cura di E. Bentivoglio, Roma 2017, passim.