TARTAGNI, Alessandro
– Di nobile famiglia ghibellina, che fin dal Duecento vantava alcuni giuristi, nacque ad Imola nel 1424 (o 1423) dal l.d. Antonio (consigliere e legato di Ludovico Alidosi, signore della città) e da Camilla, figlia di Daniele Luchini di Bologna.
Orfano, in tenera età, del padre (1427) e della madre (1429), dovette affrontare per qualche tempo una situazione economica molto difficile dalla quale lo trassero i suoi tutori, Salomone fu Cecchino di Chiusura e il l.d. Cristoforo dei conti della Bordella.
A loro si sarebbe aggiunta la sorella maggiore, Giovanna, moglie di Battista di Matteo da Strada, fratello del vescovo di Forlì, Giovanni: Archivio di Stato di Imola (da ora ASImola), Antonius de Monte, VIII, c. 284r (27 gennaio 1429); c. 361v (23 agosto 1429); X, c. 91r (13 ottobre 1433); XI, c. 205v (9 dicembre 1438).
Alessandro apprese probabilmente le prime nozioni di diritto a Imola ove, fin dal 1391 era attiva una scuola di notariato, ma nel 1438 era già studens in iure civili a Bologna e nel 1441 iuris peritus (ASImola, Lucas de Monte, VII, c. 90r, 9 ottobre 1441) sotto Angelo Gambiglioni, Floriano da San Pietro, Gaspare dell’Arengheria, suo promotore alla laurea (2 e 5 ottobre 1445). Tra i suoi maestri sono da annoverare Giovanni d’Anagni e Angelo Gambiglioni (Alexandri Tartagni Consilia, VII, c. 26, nr. 4; c. 178, nr. 11; c. 173, pr.).
Una additio a Bartolo da Sassoferrato a C. 1.2(5).1, Voluntas captatoria: «vide... etiam dominum meum Pau. de Ca.», potrebbe indurre a ritenere che Alessandro annoverasse, tra i suoi maestri, pure Paolo da Castro che in verità, fin dal 1429, aveva lasciato Bologna per Padova.
Già nel 1443-44 Alessandro aveva comunque disputato publice et solempnissime per quasi quattro mesi: ciò che gli valse il riconoscimento da parte dei promotori in sede di laurea e, nella sua città, quella stima che lo portò a essere eletto membro dell’influente società della Beata Vergine, cui era affidata la gestione dell’ospedale del Ponte (ASImola, Baptista de Visis, I, c. 28v, 7 ottobre 1443; Antonius de Monte, XIV, c. 97v, 1 maggio 1444). A Bologna Alessandro restò come vicario e assessore del conservatore di giustizia (primo semestre 1446: ma il 17 febbraio dello stesso anno fu nominato arbitro di una lite nella città natale, ASImola, Matthaeus Calvi, I, c. 22r).
Numerosi documenti (da aggiungere a quelli ricordati da Sabattani, 1972) attestano la sua presenza a Imola dal 1447 al 1450 (sicché cade l’ipotesi di un insegnamento pavese tra 1449 e 1450: Belloni, 1986, p. 110; Lange - Kriechbaum 2007, p. 834): ASImola, Matthaeus Calvi, II, c. 14v (12 gennaio 1447); Lucas de Monte, VIII, c. 25r (23 luglio 1447; 1° maggio 1449); Ludovicus Guasconi, I, c. 386r (20 novembre 1448); Lucas de Monte, VIII, c. 367v (12 maggio 1450); c. 374v (4 giugno 1450); c. 384r (25 giugno 1450); c. 387r (25 giugno 1450); Matthaeus Calvi, I, c. 84r (30 giugno 1450); Antonius de Caputiis, I, c. 145r (13 settembre 1450, con rif. alla camera studio habitationis); Antonius de Monte, XIV, c. 417r (14 settembre 1450); c. 423r (1 ottobre 1450); c. 426r (2 ottobre 1450). Un documento del 20 novembre 1448 (ASImola, Ludovicus Guasconi, I, c. 386r) annovera Alessandro e il fratello Nicoletto tra gli abitanti nella cappella (parrocchia) di S. Maria Valverde: ma dall’atto non si può dedurre con certezza se egli fosse davvero presente in città.
Dal 18 ottobre 1450 (il 10 era ancora ad Imola: ASImola, Antonius de Monte, XIV, c. 398v) Alessandro fu chiamato alla lettura ordinaria de sero nello Studio di Bologna, ove l’anno seguente, in aprile, ottenne la cittadinanza per privilegio e nell’ottobre si sarebbe trasferito con la moglie, l’imolese Camilla di Guido Aldrovandi e due suoi figli, Antonio e Iloneo. I corsi sul Digesto Nuovo (1451-52, de sero) fino al 1456-57 si alternano con quelli sull’Inforziato (ma nel 1455-56, oltre ai corsi sul Digesto Nuovo tenne pure quelli sul Volumen). Quando era libero dagli impegni didattici Alessandro tornava a Imola, esercitandovi la professione (ASImola, Bertrandus Capucii, I, c. 68r, 26 settembre 1457). All’inizio dell’anno accademico 1457-58 si trasferì a Ferrara, per insegnarvi diritto civile (sul Codice, dal 1460; non sul diritto canonico, come sostenuto da Lange - Kriechbaum 2007, p. 834). La sua presenza, il 19 agosto 1460, quale unico promotore in iure canonico di Dominicus de Clariciis de Troia (Pardi, 1900, pp. 38 s.), non costituisce una prova. A Ferrara egli rimase fino all’agosto del 1461 (a meno che non si debba supporre, con Annalisa Belloni, un intermezzo padovano nel 1458-59). Il 16 dicembre 1460 era comunque a Imola ove assistette, in qualità di membro della società dell’ospedale di S. Maria della Scaletta, alla riscossione di un credito ingente, per 400 bolognini (ASImola, Lucas de Monte, XIII, c. 439v).
Dal settembre del 1461 Alessandro fece ritorno a Bologna come docente sul Digesto Nuovo (ordinarie de sero). L’anno seguente gli fu affidato l’Inforziato de sero: le due letture si sarebbero alternate fino al 1467 accompagnate da un crescente successo professionale come consulente e dal riconoscimento di doctor privilegiatus nel 1465, con lo stipendio portato a 700 lire. La fama del giurista fu tale da indurre l’Università di Padova (dopo un tentativo fallito) a chiamarlo fin dal 1467-68: qui insegnò diritto civile (C. 6 nel 1469) ottenendo l’ammissione al collegium i.u. consultorum il 24 ottobre 1467. Tali onori – e l’alto stipendio percepito, 700 fiorini, poi portati forse a 900 – innescarono la contesa con il canonista Bartolomeo Cipolla.
Nel 1470, respinto un invito che veniva da Siena, Alessandro tornò a Bologna, dopo lunghe trattative avviate con i riformatori dello Studio, ad legendum iura civilia de sero per 1000 bolognini nei tre anni seguenti. Tartagni iniziò con la lettura sull’Inforziato da D. 24.3 a D. 26.6., passando poi (1471-72) al Digesto Nuovo (D. 39.1., 41.2, 41.3) e di nuovo all’Inforziato (D. 30, 31, 36). La condotta fu rinnovata per il 1473-74 (D. 45.1), 1474-75 (D. 24.3, 26.2-26.), 1475-76 (D. 39.1, 41.2), 1476-77 (D. 30, 31, 36.1). Sebbene ormai abitante a Bologna, sulla strada Maggiore, all’angolo con piazza Aldrovandi, Alessandro acquistò a Imola, col fratello Nicoletto, per 150 bolognini, una casa con torre lungo l’attuale via Appia che per lungo tempo sarà la residenza della potente famiglia Tartagni (ASImola, Nicolaus a Vulpe, II, c. 49v, 27 marzo 1471).
Nell’autunno del 1474 si recò a Roma per sollecitare la nomina a tesoriere della città di Bologna: carica assai remunerativa che di fatto egli esercitò solo per un anno, a partire dal dicembre del 1475. Colpito da grave malattia, Alessandro dettò il suo testamento il 1° settembre 1477. In esso, dopo aver istituito legataria la moglie Camilla e aver lasciato alle tre figlie una buona dote, istituì eredi i quattro figli, il l.d. Antonio, Scipione, Carlo e Camillo. Manca Iloneo, nel frattempo già defunto, per il quale, con buona probabilità, il padre s’era adoperato presso Lorenzo de’ Medici, nel 1471, affinché gli fosse assegnato un posto nel banco di famiglia a Venezia. A quanto pare non se ne fece nulla: e magari fu proprio la patita delusione (fra altre motivazioni) che ispirò il rifiuto di Tartagni, due anni dopo, alla proposta del Magnifico di insegnare nel nuovo Studio di Pisa
La morte raggiunse Alessandro il 3 settembre, preconizzata – a quanto si disse – da un astrologo di fama: ciò che fu di sollievo e insieme di frustrazione per il suo avversario e concorrente, Andrea Barbazza. Il suo sepolcro, splendida opera di Francesco di Simone Fiorentino, si ammira ancora nella chiesa di S. Domenico.
Lo straordinario successo della sua opera è dimostrato dal numero elevatissimo delle edizioni, a partire dalle prime incunabole (1473) fino al primo decennio del Seicento (si veda Belloni, 1986; Padovani, 2013; Murano, 2016). Quanto ai consilia editi cfr. Padovani 2016, pp. 52-55 (ma alcuni figurano nelle raccolte di consilia d’altri autori: dell’allievo Gian Maria Riminaldi, ad esempio I, 37 o in sillogi, Matrimonialium consiliorum, I, Venetiis 1563, cons. XXI). Per quelli ancora manoscritti cfr. Murano 2014; Ead., 2016, p. 259; Il Liber secretus iuris caesarei dell’Università di Bologna, a cura di C. Piana, 1984, p. 38, n. 122; “In supreme dignitatis...”: per la storia dell’Università di Ferrara, 1391-1991, 1995, p. 33 nota 9; Cremona, Biblioteca Governativa, 173, cc. 28b-29a (Cons. super Montem Pietatis, febbraio 1469). Altri sono censiti, ad ind., da P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-VI, London-Leiden 1963-1993. Il ms. Biblioteca comunale di Imola, A C2 6 9 (30) ms. Im. 1026 conserva un consilium ‘An legitimus excludit substitutum’ con notizie di una lectura sul secondo e decimo libro del Digestum Vetus, di Commenti in secundam Codicis partem per recollectae di Carolus Benzonus, 147[*]. Non è suo, ma di Alexander Salvii de Bencivennis, il cons. Bologna, CS 82, 55. Un lodo arbitrale è in ASImola, Bertrandus de Capuciis, I, c. 68r (26 settembre 1457); cfr. I, c. 110r (12 ottobre 1461).
Sono da escludere la Lectura in librum III Decretalium, Bologna 1485, opera di Giovanni da Imola, la Lectura in rub. De fide (X 1.1), Milano 1490, assegnabile ad Andrea Barbazza, la Lectura in primum librum Decretalium tradita dal ms. Lucca, Biblioteca capitolare Feliniana, 168, cc. 208r-261v, la lectura Institutionum esibita dal ms. Bologna, Archiginnasio, A 1204 (anni accademici 1676-89!), la lectura super Clementinis del ms. Coimbra, Biblioteca Joanina da Universidade, 725, di Giovanni da Imola. Non risulta, d’altronde, che Alessandro abbia mai insegnato diritto canonico.
Tutta la documentazione archivistica gli attribuisce costantemente il titolo di l.d. fino al giugno del 1470; solo da allora compare quello di iuris utriusque doctor concesso, con buona probabilità, per privilegio, dato il prestigio dello studioso (Sabattani, 1972, p. 113). A grande distanza di tempo, l’apprezzamento di cui godette, per più di un secolo, la produzione di Alessandro («le premier iurisconsulte de son âge»: Jean Bodin, Les six livres de la Republique, Paris 1583, III.3, p. 395) va certo ridimensionato. Il severo giudizio di Friedrich Carl von Savigny (1961, VI, p. 316) per il quale Tartagni «ebbe più buona volontà che talento, cercando di supplire al difetto d’ingegno proprio facendo accurati estratti delle opere altrui» pare, ancor oggi, sostanzialmente condivisibile. Gli va comunque riconosciuta una conoscenza profonda (spesso diretta) della dottrina due-trecentesca – di cui dà prova, ad esempio, nel respingere l’attribuzione a Bartolo di alcuni scritti (Ascheri, 1971, pp. 38, 48 s., 71).
La fama acquistata come consiliator gli guadagnò ingente ricchezza tuttavia macchiata da frequenti rimproveri di avarizia (venundata ad pretium sanguinis. Et in studiis Ytalie non adeo docttores conscilia carius vendentes quam ipse [Andreas Barbacia] et d. Alexander di Ymola faciunt, deo ingrati munerum suorum: Iacopo Rubieri in Schizzerotto, 1971, p. 71; inexhausta ingluvies, ne dicam cupiditatem et avaritiam... illiberalis perversitas: Alamanno Rinuccini, 1953, p. 128, n. XLI). Tra i più celebri allievi si ricordano Ludovico Bolognini, Bulgarino Bulgarini, Antonio D’Alessandro, Paride Dal Pozzo, Lancellotto Decio, Giasone del Maino, Gian Maria Riminaldi, Bartolomeo Soccini, Pietro Tomai.
Fonti e Bibl.: G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei sec. XV e XVI, Lucca 1900; G. Pantanelli, Alcuni documenti su A. Tartagni, Bologna 1912; A. Rinuccini, Lettere e orazioni, a cura di V.R. Giustiniani, Firenze 1953; C. Piana, Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Firenze 1966, p. 202; A. Sabattani, De vita et operibus Alexandri Tartagni de Imola, Milano 1972; A. Martegani, Quattro edizioni milanesi sconosciute dei commentari dell’imolese A. T. Per le nozze di Maria Adelaide Martegani e Giuseppe Berti Ceroni il 6 ottobre 1973, Imola 1973; C. Piana, Nuovi documenti sull’Università e sul Collegio di Spagna, I, Bologna 1976; Il Liber secretus iuris caesarei dell’Università di Bologna, 1451-1500, a cura di C. Piana, Milano 1984; “In supreme dignitatis...”: per la storia dell’Università di Ferrara, 1391-1991, a cura di P. Castelli, Firenze 1995, p. 33; Istoria letteraria della città d’Imola scritta da Francesco Maria Mancurti l’anno MDCCXLI, a cura di D. Baroncini - A. Castronuovo, Imola 2006, pp. 156-162; G. Murano, Una raccolta di minute autografe di consilia di A. Tartagni (1423/24-1477), in Bulletin of Medieval Canon Law, XXXI (2014), pp. 237-248; Ead., Quattro lettere autografe di A. Tartagni a Lorenzo de’ Medici (a. 1471), in Archivio storico italiano, CLXXIII (2015), pp. 117-124.
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