STRIGGI (Striggio, Striggia), Alessandro
STRIGGI (Striggio, Striggia), Alessandro. – Nacque intorno al 1536/1537 (il registro necrologico del 1592 lo dice morto a 55 anni; cfr. Kirkendale, 1993, p. 68 n. 39). Era figlio naturale di Alessandro Striggi, membro di un’importante famiglia aristocratica mantovana (originaria di Lucca), che da soldato era stato al servizio di due Gonzaga, Francesco II e Federico II (S. Gionta, Il fioretto delle croniche di Mantova, a cura di F. Amadei, Mantova 1741, p. 80). La madre era Agnese Cresini, di nobile famiglia lombarda. Sebbene nato fuori dal matrimonio, nel 1547 venne nominato erede universale in quanto unico figlio maschio. Nei suoi libri di madrigali si qualifica «gentiluomo mantovano» e declina il cognome al singolare, Striggio, come pure nelle lettere.
Nulla si sa della sua formazione musicale. Si può presumere che avesse accesso agli ambienti di corte; perciò è stato fatto il nome di Roberto Avanzino, cantante e liutista già allievo di Marchetto Cara (cfr. Il primo libro de madrigali a sei voci, a cura di D.S. Butchart, Madison (Wis.) 1986, p. XVI n. 5), uno dei pochissimi musicisti impiegati regolarmente a corte, a parte la ‘cappella alta’ (Fenlon, 1980; trad. it. 1992, p. 94). Da lui il ragazzo potrebbe aver ricevuto quella salda formazione di strumentista che gli venne presto riconosciuta. Per l’arte della composizione va rammentato che dal 1534 al 1559 fu a Mantova Jacques Colebault (Jachet di Mantova), maestro di cappella in duomo, alle dirette dipendenze del vescovo, il cardinale Ercole Gonzaga (fratello del duca Federico II).
La prima notizia certa risale al 1° marzo 1559, quando è registrato tra i musici di Cosimo I de’ Medici, duca di Firenze, con il ragguardevole stipendio mensile di 21 scudi e 3 lire, la cifra più alta tra i musicisti nella Nota de salariati (Il primo libro dei madrigali a sei voci, cit., pp. VII e XVI n. 6; Fenlon, 1980, trad. it. 1992, p. 156 n. 12). Striggi suonava vari strumenti, viola, liuto, lira da braccio e soprattutto lirone o lira grande; la sua abilità di strumentista è menzionata in opere letterarie coeve, come le Cento novelle di Francesco Sansovino (a partire dalla seconda edizione, Venezia, Sansovino, 1562, c. 397r) o i Ragionamenti accademici [...] sopra alcuni luoghi difficili di Dante di Cosimo Bartoli (Venezia, Franceschi, 1567, c. 37v).
In parallelo era comparso come compositore pubblicando un madrigale nel Secondo libro delle muse (Venezia, Gardano, 1559). Nel febbraio del 1560 chiese licenza al duca Cosimo (Butchart, 1990, lettera n. 1, p. 12) per recarsi a Venezia a far stampare alcuni madrigali richiestigli da un editore, presumibilmente Girolamo Scotto; di lì a poco apparvero in simultanea da Scotto e dal rivale Antonio Gardano i suoi due primi libri di madrigali a 5 voci e a 6 voci (pubblicati a cura di D.S. Butchart, Madison (Wis.) 1986, e Middleton (Wis.) 2006), entrambi senza dedica. Assai copiosi e piuttosto diversi tra loro, i due libri palesano la conoscenza e la padronanza delle varie tendenze in atto nel genere madrigalesco. Il libro a sei appartiene al filone alto del madrigale polifonico: intona rime perlopiù di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Luigi Tansillo, Bernardo Tasso, con una presenza importante di sonetti e canzoni; ma comprende pure una curiosa «serenata» intessuta di citazioni da canti popolari coevi. Il libro a cinque, meno omogeneo nel contenuto, mescola temi amorosi a poesie celebrative e privilegia la forma metrica del madrigale: i pochi autori identificati sono Girolamo Parabosco, Girolamo Muzio, e soprattutto Giulio Nuvoloni; Petrarca compare con uno stralcio di canzone (RVF LXXI), Ariosto con un’ottava dall’Orlando furioso. Entrambi i libri ebbero subito numerosissime ristampe; una fortuna particolare arrise al madrigale Nasce la pena mia a 6 voci, frequentemente intavolato e rielaborato in vario modo (come nella messa omonima di Filippo di Monte). Entrambi i libri vennero inviati al duca Guglielmo Gonzaga (Butchart, 1990, n. 2, p. 13).
Da quel momento Striggi (che dal censimento del 1562 risulta residente sotto la parrocchia di S. Paolo) venne incaricato, con frequenza crescente, di comporre buona parte della musica destinata a eventi importanti per Firenze e per i Medici. Nel 1561 compose «una canzona a 40 voci» per l’arrivo del cardinal Ippolito d’Este (13 luglio), la quale «fu tenuta cosa bellissima» (Lapini, 1900, p. 132). Un’altra composizione per il medesimo organico venne mandata a Guglielmo Gonzaga appena un mese dopo per le nozze del duca con Eleonora d’Austria, forse la medesima adattata a un diverso testo (Butchart, 1990, n. 3, p. 14; ma parole e musica sono perdute). Nel 1565, per le nozze di Francesco de’ Medici con Giovanna d’Asburgo, affiancò Francesco Corteccia, maestro di cappella onorario di Cosimo, nella composizione dei sei intermedi per la commedia La cofanaria di Francesco d’Ambra, scritti da Giovan Battista Cini; fu uno degli eventi più fastosi promossi per l’occasione (le scene furono di Giorgio Vasari e Federico Zuccari; Ghisi, 1939, pp. XXV s.). La musica dei suoi tre intermedi è quasi del tutto perduta (parziale ricostruzione in Osthoff, 1969, II, pp. 122-131).
Il ruolo sempre più importante assunto da Striggi alla corte medicea, confermato dalla sua nomina nell’Accademia fiorentina (26 settembre 1565), traspare da due avvenimenti di quegli anni. Nel 1563 suo padre venne assassinato a Mantova, a quanto pare dal fratello Gerolamo con la complicità del figlio e di un altro fratello, forse a seguito di un lascito di 10.000 scudi ereditato l’anno prima da un membro della famiglia di nome Giuseppe. Striggi si rivolse sia a Francesco de’ Medici sia a Guglielmo Gonzaga per ottenere giustizia (tra gli intermediari a sostegno della sua causa vi fu anche Bernardo Tasso; cfr. le di lui Lettere inedite, a cura di A. Portioli, Mantova 1871, pp. 25 s., 47 s.), ma fu obbligato a seguire la faccenda da Firenze, e fino alla cattura dei colpevoli non gli fu concesso di tornare a Mantova per il timore di attentati alla sua vita (Butchart, 1990, nn. 5-11, pp. 16-22).
Alla fine del 1566, forse a seguito degli inviti ricevuti dalle delegazioni imperiali e bavaresi presenti alle nozze del 1565, Striggi ottenne licenza per recarsi Oltralpe a conoscere altre realtà musicali. A dicembre partì da Mantova portando con sé diversi strumenti e la messa Ecco sì beato giorno a 40 voci in cinque cori con un Agnus a 60 voci, basata forse sul già citato madrigale scritto per il duca Guglielmo. Nel viaggio fu a Brno dall’imperatore Massimiliano II (dopo aver trascorso una settimana a Vienna), a Monaco di Baviera dal duca Alberto V, ad Augusta e a Parigi alla corte di Carlo IX e della madre reggente Caterina de’ Medici (cugina di Cosimo). Dovunque si esibì come strumentista, e ai tre regnanti fece dono della sua messa, eseguita con successo a Monaco e a Parigi (Butchart, 1990, n. 12, pp. 22 s.; Butchart, 1982, p. 16); una copia della messa è riemersa di recente nella Bibliothèque nationale de France (Moroney, 2007). Striggi sarebbe dovuto rientrare a Firenze a fine giugno; ma essendo a maggio ancora a Parigi, chiese un’ulteriore licenza per recarsi a Londra alla corte della regina Elisabetta: vi rimase due settimane. Probabilmente la messa non vi venne eseguita, ma fu forse mostrata a Thomas Tallis, organista e compositore di corte, che potrebbe averne preso spunto per il celebre mottetto Spem in alium, anch’esso a 40 voci.
Nel settembre del 1567 Giulio Bonagiunta, cantore in S. Marco a Venezia, pubblicò per i tipi di Girolamo Scotto due dialoghi madrigaleschi di Striggi, Il cicalamento delle donne al bucato (edizione a cura di B. Somma, Roma 1947) e La caccia, che si rifacevano al fortunato filone delle chansons rappresentative di Clément Janequin; nella riedizione del 1569 ne fu aggiunto un terzo, Il gioco di primiera. In quegli stessi anni apparvero diversi madrigali nuovi, soprattutto nei libri collettanei curati dallo stesso Bonagiunta (Madrigali intitolati a Ettor Vidue, Striggi e «altri eccellentissimi musici», Venezia, Rampazetto, 1566; Il desiderio libro secondo, Venezia, Scotto, 1566; Il secondo e Il terzo libro delle fiamme, Venezia, Scotto, 1567 e 1568).
A Firenze, dov’era rientrato nel 1567 passando per Milano, Striggi riprese il ruolo di musicista principale per le feste medicee. Nel febbraio del 1568, oltre a diverse musiche per mascherate carnevalesche, compose gli intermedi della commedia I Fabii di Lotto del Mazza recitata per il battesimo della primogenita di Francesco de’ Medici, Eleonora (la futura sposa di Vincenzo Gonzaga; Ghisi, 1939, pp. XXVIII s.; anche queste musiche sono per lo più del tutto disperse).
Durante le quasi contemporanee celebrazioni per le nozze del principe ereditario Guglielmo di Baviera (il futuro duca Guglielmo V) con Renata di Lorena vennero eseguiti a Monaco un suo madrigale a 6 voci (in forma strumentale) e un mottetto a 40 voci, cantato due volte da parte dell’intera cappella diretta da Orlando di Lasso. Massimo Troiano, cui si devono tali informazioni (Dialoghi, Venezia, Zaltieri, 1569, cc. 62v, 146v), non menziona il testo del mottetto; potrebbe trattarsi di Ecce beatam lucem (su testo di Melissus, alias Paul Schede), noto attraverso un più tardo manoscritto tedesco conservato a Zwickau (1587; edizione a cura di H. Keyte, London 1980): il modo d’impianto e le chiavi corrispondendo appieno a quelle della messa, si può ipotizzare che non si tratti di una composizione creata ex novo per la corte bavarese bensì di un ulteriore adattamento su testo latino del citato madrigale a 40 voci composto per Ippolito d’Este e Guglielmo Gonzaga.
Nel 1569, per la visita di Carlo II arciduca d’Austria, compose gli intermedi della commedia La vedova di Giovanni Battista Cini, con soddisfazione dei partecipanti (Ghisi, 1939, pp. XXX-XXXIV). Intanto continuava a comporre madrigali, apparsi in diverse collettanee; uno di essi, Altr’io che queste spighe alme dorate a 12 voci (versi di Giovan Battista Strozzi, il Vecchio), per il conferimento del granducato a Cosimo I da parte di Pio V (Roma, 5 marzo 1570), fu poi pubblicato nella Musica de diversi auttori illustri per cantar et sonar in concerti (Venezia, Vincenti e Amadino, 1584) insieme ad altri otto suoi madrigali per lo più celebrativi da 7 a 12 voci.
Nel 1570 Girolamo Scotto pubblicò a Venezia il secondo libro di madrigali a 5 voci, e il secondo a 6 l’anno dopo. Come nel 1560, il diverso organico suggerisce un diverso atteggiamento rispetto ai testi poetici: un tono più leggero, amoroso o encomiastico per i madrigali a cinque, di autori perlopiù non identificati (tra i pochi si segnalano Bernardo Tasso e Giovan Battista Strozzi, il Giovane), rime d’autore in quelli a sei, con la presenza di Ariosto, Annibal Caro, Giovan Battista Strozzi, il Vecchio, Luigi Tansillo, Bernardo Tasso. Nei madrigali a cinque figura anche l’anonimo Ecco scesa fra noi nuova angioletta, composto per l’invio della rosa d’oro benedetta alla principessa da parte di Pio V nel giugno del 1568 (Kirkendale, 1993, p. 72). Furono gli ultimi libri pubblicati da Striggi; ma la sua produzione musicale continuò a vedere la luce in collettanee come la Musica di XIII autori illustri (Venezia, Gardano, 1576) o Il primo fiore della ghirlanda musicale (Venezia, Scotto, 1577), contenente Dolorosi martir, fieri tormenti di Tansillo.
Dopo il 1571 mancano registrazioni di pagamento nella contabilità medicea, e la qualifica di «servitore» di Cosimo «duca di Firenze e di Siena» manca dal frontespizio dei due secondi libri di madrigali (come anche nelle riedizioni seriori dei primi libri); ma dalle lettere degli anni successivi si deduce che non avesse abbandonato l’incarico. L’interesse dell’anziano Cosimo I per la musica era però calato. In quello stesso anno, intorno al 20 giugno, Striggi sposò in gran segreto a Rimini la celebre cantante e liutista Virginia Vagnoli, nobildonna senese che con il padre Pietro era da alcuni anni al servizio di Guidobaldo II della Rovere a Pesaro. Tenuto all’oscuro, il duca non poté far altro che licenziare bruscamente lei e il padre (cfr. Piperno, 1999). Da Virginia ebbe tre figli: Francesca, Giovanni e Alessandro (v. la voce in questo Dizionario). Il testamento di quest’ultimo (1622) menziona anche una sorella di nome Virginia, suora nel monastero mantovano di S. Paola (una quarta figlia? oppure il nome da religiosa di Francesca, nell’ipotesi che avesse preso gli ordini?).
A Cosimo de’ Medici, morto il 21 aprile 1574, succedette il figlio Francesco, che pure non sembrò avere grande interesse per la musica, almeno nei primi anni di governo; approfittando probabilmente del fatto che a Firenze soggiornava già da alcuni mesi Orlando di Lasso, in cerca di musicisti da portare a Monaco, il granduca dispose che Striggi partisse per la corte bavarese, forse nella speranza che gli venisse offerto un incarico (Kirkendale, 1993, pp. 73 s.). Effettivamente il musicista si recò a Monaco in agosto, portando con sé il giovane Giulio Gigli da Imola, ma in ottobre era rientrato a Mantova, e da lì chiedeva a Francesco una licenza di due mesi per sistemare alcune faccende personali (Butchart, 1990, n. 15, p. 30). Vi rimase più a lungo, ma continuò a comporre e a inviare madrigali a Firenze.
Una ripresa d’interesse per la musica da parte della corte medicea si ebbe nel 1579, per le seconde nozze di Francesco con Bianca Cappello: Striggi compose «diverse musiche, con molte voci e infiniti strumenti», a detta del cronista Raffaello Gualterotti (Ghisi, 1939, p. XXXV). Una di queste fu forse il madrigale Mentre l’un polo intorno a 8 voci pubblicato in quello stesso anno nel Trionfo di musica di diversi (Venezia, Scotto), collettanea allestita da Tiburzio Massaino e dedicata alla nuova granduchessa. Un’altra dovette essere All’apparir della leggiadra figlia, a 7 voci, poi nella già citata Musica de diversi auttori illustri del 1584 (Butchart, 1980, p. 53). Ma soprattutto importante fu il 1584, non tanto per le nozze di Vincenzo Gonzaga con Eleonora de’ Medici (forse Striggi non fu nemmeno coinvolto nelle mascherate), quanto per la volontà della corte medicea e della nuova sovrana di costituire a Firenze un ‘concerto’ fiorentino che imitasse il celebre «concerto delle dame» del duca di Ferrara. A Striggi, che si trovava a Mantova per sbrigare faccende legali, venne chiesto di comporre «alcuni madrigali con 3 soprani diminuiti», ossia ricchi di melismi e fioriture (Butchart, 1990, n. 18, p. 35): il musicista, ignaro di quel nuovo stile compositivo, approfittò dell’invito rivolto a lui e alla moglie dal duca Alfonso «per sentire il suo concerto di donne». A Ferrara la sua fama di compositore era nota: aveva partecipato con un madrigale alla collettanea epitalamica Il lauro secco, promossa da Torquato Tasso per le nozze della cantante Laura Peperara con il conte ferrarese Annibale Turco (Ferrara, Baldini, 1582); e il poeta volle citarlo nel dialogo La Cavaletta overo De la poesia toscana (1587) unitamente a compositori cittadini quali Alfonso della Viola, Luzzasco Luzzaschi e Ippolito Fiorini.
In aggiunta a quanto poté apprendere alla corte estense, Striggi si fece mandare istruzioni scritte da Giulio Caccini, e tra agosto e dicembre del 1584 spedì al granduca con cadenza quasi settimanale (salvo un’interruzione in ottobre) un complesso di undici madrigali (Butchart, 1990, nn. 18-30, pp. 32-47). Altri sei, richiesti da Bianca Cappello, furono inviati tra gennaio e marzo 1585 ancora da Mantova (dove rimase fino a fine maggio), anch’essi con scansione regolare interrotta solo dagli eventi musicali promossi per l’arrivo a Mantova, a carnevale, dell’arciduchessa Anna Caterina, sorella del duca Guglielmo e seconda moglie di Ferdinando II conte del Tirolo (Butchart, 1990, nn. 31-40, pp. 47-55; tutte le composizioni per il ‘concerto’ fiorentino sono perdute).
Nel 1586 scrisse la musica per tre dei sei intermedi della commedia del conte Giovanni Bardi, L’amico fido, per le nozze di Cesare d’Este con Virginia de’ Medici, sorella del granduca; dovette essere l’ultimo suo contributo come compositore. Il 12 aprile 1587 «si partì di Firenze messer Alexandro Strigio, con tutta la sua famiglia, per la volta di Mantova sua patria: e per esser gran musico e compositore lasciò di sé gran nome e fama» (Lapini, 1900, p. 258). Pochi mesi dopo il granduca fece ancora un tentativo di riaverlo a servizio, ma Striggi non accettò: motivò il rifiuto adducendo motivi economici e gli obblighi con la corte mantovana conseguenti alla morte di Guglielmo (14 agosto) e alla presa del potere del figlio Vincenzo (Butchart, 1990, n. 53, p. 71).
L’improvvisa morte di Francesco, il 19 ottobre 1587, mise fine a ogni ulteriore richiesta da parte dei Medici, almeno a quanto risulta dalla documentazione superstite. Striggi tornò comunque ancora una volta a Firenze, nel 1589, per le nozze del granduca Ferdinando I con Cristina di Lorena, stavolta come esecutore insieme al figlio Alessandro, quando venne inscenata La pellegrina di Girolamo Bargagli con sei intermedi scritti da Cristofano Malvezzi, Luca Marenzio, Antonio Archilei, Giulio Caccini, Jacopo Peri, Emilio de’ Cavalieri e il conte Bardi, il vero organizzatore dell’evento. Nell’edizione delle musiche (Venezia, Vincenti, 1591) il «famoso» Striggi è espressamente menzionato nel quinto intermedio come suonatore della sua «lira arciviolata» (probabilmente lo strumento di cui parla Gerolamo Cardano nel De musica: cfr. Writings on music, a cura di C. Miller, s.l. 1973, pp. 178-180); ma dovette suonare anche nel sesto, visto che vi venne impiegato lo stesso strumento.
Non si hanno molte notizie sugli ultimi anni mantovani. Striggi risulta inquadrato tra gli «ufficiali di corte estraordinarii» con stipendio mensile di 129 lire (Parisi, 1989, pp. 22, 28 e 53 nota 74).
Come compositore partecipò nel 1588 a due importanti collettanee, L’amorosa caccia de diversi eccellentissimi musici mantovani nativi (Venezia, Gardano) e L’amorosa Ero rappresentata da’ più celebri musici d’Italia (Brescia, Sabbio). In quello stesso anno due madrigali a 8 e a 10 voci ancora inediti comparvero nella Gemma musicalis curata da Friedrich Lindner (Norimberga, Gerlach). Nel 1591 fece da intermediario tra Guarini e il duca per l’allestimento mantovano del Pastor fido (Sermidi, 2003, p. 137).
Morì «di febre in quindici dì» il 29 febbraio 1592 (Kirkendale, 1993, p. 68 nota 39); fu sepolto nella cappella di famiglia in S. Maria della Carità.
In luglio uscì postuma l’unica messa a noi nota, nelle Missae dominicales curate da Giulio Pellini (Milano, Tini; edizione moderna a cura di S. Cisilino, in Sei missae dominicales, Padova 1981, e a cura di O. Beretta, The Gonzaga masses, II, Middleton (Wis.) 2007); la messa è composta in alternatim per la liturgia della basilica ducale di S. Barbara. Nel 1596 il figlio Alessandro curò la pubblicazione postuma di un terzo e di un quarto libro di madrigali a 5 voci, dedicati rispettivamente ai duchi di Mantova e Ferrara (Venezia, Gardano), cui seguì l’anno dopo il quinto, senza dedica.
Fonti e Bibl.: Oltre alla documentazione archivistica citata nei diversi contributi (cfr. in particolare i lavori di Butchart e Kirkendale), fonte biografica eminente è il ricco epistolario (in Butchart, 1990). Per l’elenco delle opere sopravvissute e perdute si rimanda al New Grove dictionary e a Kirkendale, 1993, pp. 87-99.
A. Lapini, Diario fiorentino dal 252 al 1596, a cura di G.O. Corazzini, Firenze 1900, pp. 132, 258; R. Gandolfi, Lettere inedite scritte da musicisti e letterati, appartenenti alla seconda metà del secolo XVI, in Rivista musicale italiana, XX (1913), pp. 527-554; F. Ghisi, Feste musicali della Firenze medicea (1480-1589), Firenze 1939; N. Fortune, A Florentine manuscript and its place in Italian song, in Acta musicologica, XXIII (1951), pp. 124-136; L. Schrade, Les fêtes du mariage de Francesco dei Medici et de Bianca Cappello, in Les fêtes de la Renaissance. Journées Internationales d’études, Abbaye De Royaumont... 1955, I, a cura di J. Jacquot, Paris 1956, pp. 107-131; R.J. Tadlock, The early madrigals of A. S., tesi di dottorato, University of Rochester (N.Y.) 1958; A.M. Nagler, Theatre festivals of the Medici, 1539-1637, New Haven-London 1964, pp. 1, 18-20, 36, 40 s., 53, 58; W. Osthoff, Theatergesang und darstellende Musik in der italienischen Renaissance, I-II, Tutzing 1969, ad ind.; J. Haar, Madrigals from three generations: the MS Brussels, Bibl. du Conservatoire Royal, 27.731, in Rivista italiana di musicologia, X (1975), pp. 242-264; E. Durante - A. Martellotti, Cronistoria del Concerto delle dame principalissime di Margherita Gonzaga d’Este, Firenze 1979, pp. 73-76; D.S. Butchart, The festive madrigals of A. S., in Proceedings of the Royal Musical Association, 1980, vol. 107, pp. 46-59; I. Fenlon, Music and patronage in sixteenth century Mantua, I, Cambridge 1980 (trad. it. Bologna 1992, ad ind.); I. Fenlon - H. Keyte, ‘Memorialls of great skill’ a tale of five cities, in Early music, 1980, vol. 7, pp. 329-334; D.S. Butchart, A musical journey of 1567: A. S. in Vienna, Munich, Paris and London, in Music & letters, LXIII (1982), pp. 1-16; Id., The first published compositions of A. S., in Studi musicali, XII (1983), pp. 17-51; W.V. Porter, A central source of early monody: Brussels, Conservatory 704, in Studi musicali, XII (1983), pp. 239-279, XIII (1984), pp. 139-167; D.S. Butchart, ‘La Pecorina’ at Mantua, ‘Musica nova’ at Florence, in Early music, 1985, vol. 13, pp. 359-366; S.H. Parisi, Ducal patronage of music in Mantua, 1587-1627. An archival study, tesi di dottorato, University of Illinois at Urbana-Champaign 1989; D.S. Butchart, The letters of A. S.: an edition with translation and commentary, in Royal Musical Association research Chronicle, 1990, vol. 23, pp. 1-78; I fiorentini nel 1562, a cura di S. Meloni Trkulja, Firenze 1991, c. 65r; W. Kirkendale, The court musicians in Florence during the Principate of the Medici, Firenze 1993, pp. 68-99; F. Piperno, Diplomacy and musical patronage: Virginia, Guidubaldo II, Massimiliano II, ‘lo Streggino’ and others, in Early music history, 1999, vol. 18, pp. 259-285; I. Fenlon, S., A. (i), The New Grove dictionary of music and musicians, XXIV, London-New York 2001, pp. 575-579; M. Sermidi, Le collezioni Gonzaga. Il carteggio tra Venezia e Mantova (1588-1612), Cinisello Balsamo 2003, pp. 121 s. n. 98, pp. 137 n. 135; I. Fenlon, S., A. (I), Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVI, Kassel 2006, coll. 174-178; Ph. Canguilhem, La cappella fiorentina e il duca Cosimo primo, in Cappelle musicali fra corte, Stato e Chiesa nell’Italia del Rinascimento. Atti del Convegno internazionale, Camaiore... 2005, a cura di F. Piperno - G. Biagi Ravenni - A. Chegai, Firenze 2007, pp. 231-244; D. Moroney, A. S.’s mass in forty and sixty parts, in Journal of the American Musicological Society, LX (2007), pp. 1-70; A.M. Cummings, On the testimony of fragments (or, A. S. the elder and the genesis of the genere concitato), in Studi musicali, n.s., IV (2013), pp. 39-59.
Si ringrazia David S. Butchart per la segnalazione di svariati documenti.