SAVIOLI, Alessandro
SAVIOLI, Alessandro. – Nacque a Parma intorno al 1570.
Secondo una registrazione nei Libri del Battistero di Parma (Pelicelli, 1932, 1936), un Alessandro Savioli figlio di Marchino e Lucrezia nacque il 12 agosto 1544 nella parrocchia di S. Maria nell’allora borgo Taschieri (la chiesa, sconsacrata nel 1938, venne poi demolita). È però verosimile che si tratti di un omonimo; nel 1595 il musicista pubblicò a Venezia presso Giacomo Vincenti il primo libro di madrigali, definito nella dedica «primo parto dell’ingegno mio»: il compositore avrebbe dunque avuto cinquantacinque anni, età improbabile per un esordiente. Che fosse «di Parma» è dichiarato dal frontespizio.
Nulla si sa circa la formazione musicale e l’attività antecedente il 1595. La prima composizione nota è la canzonetta Mentre campò contento l’arso core a quattro voci, pubblicata nelle Canzonette alla napoletana (Venezia, Ricciardo Amadino) di Giovanni Battista Massarenghi, compositore, poeta ed editore parmense nato nel 1563 e studente di legge a Pavia. Si può supporre un rapporto tra i due musicisti, forse di discepolanza.
Il 9 settembre 1595 venne nominato maestro di cappella in S. Alessandro in Colonna a Bergamo (Baroncini, 1998, p. 32 nota 38), incarico che anni prima, dal 1569 al 1574, era stato occupato da un altro parmense, Pietro Ponzio. Poco tempo dopo, in occasione dei concerti musicali per le celebrazioni del Natale, entrò in conflitto con l’organista Giovanni Antonio Osio, il che procurò disordini con grave «scandolo» dei presenti: il 27 dicembre Osio venne espulso (pp. 31 s.). In quegli anni Savioli si fece conoscere soprattutto come compositore di madrigali. Dopo il citato primo libro a cinque voci, uscito presumibilmente prima della nomina a maestro di cappella (la dedica al conte Francesco d’Adda non è datata, ma sul frontespizio non compare alcuna qualifica professionale), ne pubblicò altri due presso Amadino a Venezia, sempre a cinque voci, il secondo nel 1597 e il terzo nel 1600; inoltre Non son più fiamme e strali del primo libro fu ripreso nella silloge Vittoria amorosa de diuersi authori (Venezia, Vincenti, 1596).
I libri del 1597 e del 1600 vennero dedicati rispettivamente ad Alessandro Agliardi, in diverse occasioni membro del Consiglio cittadino di Bergamo nonché ambasciatore della Serenissima nel Canton Grigioni, e al gentiluomo bergamasco Nicolò Barile.
Le scelte poetiche d’autore – Petrarca, Luigi Groto, Pietro Barignano e soprattutto Battista Guarini con ben quattordici testi tra cui i fortunatissimi Cor mio, deh non languire nel secondo libro e Ardo sì ma non t’amo nel terzo (edizione moderna in Settings of “Ardo sì” and its related texts, II, a cura di G.C. Schuetze, Middleton, Wis., 1990, pp. 333-336) – rispondono perfettamente al gusto dell’epoca, come anche la presenza di rimatori quali Orazio Parma, Angelo Grillo, Girolamo Casoni e Cesare Simonetti, accanto a nobili come Marcantonio Martinengo conte di Villachiara, Pomponio Torelli conte di Montechiarugolo, o alla poetessa e attrice padovana Isabella Andreini. Buona parte di tali componimenti (tra cui molti di Guarini) figuravano nelle antologie pubblicate a Bergamo dall’editore Comino Ventura (Rime di diversi celebri poeti dell’età nostra, 1587; Nuova scielta di rime di diversi illustri poeti, 1592; Le muse toscane di diversi nobilissimi ingegni, 1594); e lo stesso Ventura ripubblicò la dedica a Barile del terzo libro di Savioli in Il primo libro di lettere dedicatorie di diversi (Bergamo, 1601, pp. 59 s.).
A questo periodo risale anche una raccolta di Salmi intieri a cinque voci, edito nel 1597 da Amadino e dedicato a donna Flavia Gromella Benaglia, badessa nel monastero bergamasco di S. Grata, e alle sue consorelle; un salmo di questo libro (pervenuto mutilo) era già apparso nella collettanea Psalmodia vespertina integra omnium solemnitatum (Milano, Tini, 1596).
Non è noto fino a quando sia durato il servizio in S. Alessandro. Una testimonianza nell’autobiografia di Ludovico Zacconi sembra confermare che nel 1611 Savioli era ancora a Bergamo: parlando dei propri Canoni manoscritti il frate pesarese ricorda come il «Sig. Maestro di Cappella di Bergamo detto il Savioli» li avesse chiesti in visione una volta saputo che erano stati inviati «a Milano al Sig. Pellegrini, Maestro di Cappella del Domo» (Vita, 1625, 2005); Pellegrini era stato eletto a tale incarico il 19 ottobre 1611. Evidentemente, nello stendere le sue memorie Zacconi ricordava male, dal momento che il 29 maggio di quello stesso 1611 Savioli venne eletto maestro di cappella in S. Maria presso S. Celso di Milano (Riccucci, 1999, p. 299 nota 46): nel documento veniva definito «di molto valore nella sua professione, come si può ancora vedere dalle sue compositioni musicali messe in stampa» (Kendrick, 2002), e lo si indicava come proveniente da S. Lorenzo in Bergamo, alludendo verosimilmente al borgo cittadino di residenza. La veneranda istituzione milanese, di cui era organista Giovanni Paolo Cima, lo aveva scelto perché risollevasse le sorti della cappella, entrata in crisi con l’allontanamento di Orazio Nantermi (dicembre 1607). La sua azione sembrò portare ai risultati sperati, con l’aumento dell’organico fino a tredici-quattordici cantori nel 1613 (Riccucci, 1999, p. 302); ma la volontà dei reggenti di stabilizzare il numero dei cantori a sei affidandone la cura all’organista portò al licenziamento di Savioli il 9 febbraio 1614 (Kendrick, 2002). A questo periodo milanese risale il mottetto a quattro voci e organo Domine, non sum dignus contenuto nel primo libro di concerti di Andrea Cima, organista in S. Maria del Carmine a Milano e fratello di Giovanni Paolo (Torelli, 2004, p. 104); la raccolta (pervenuta mutila) fu pubblicata a Milano da Filippo Lomazzo nel 1614. In quegli anni dovette pubblicare altre musiche da chiesa, perdute, ma attestate in tre cataloghi di un libraio tedesco: nel 1613 un primo libro di Messe a 5 voci, nel 1615 un secondo libro (stampato a Venezia) e nel 1620 un libro di Magnificat a 5 (stampato sempre a Venezia).
Alla fine del 1614 Savioli venne eletto «maestro di cappella della Magnifica Comunità di Salò» nella chiesa matrice di S. Maria Annunziata (la cappella musicale era sostenuta economicamente dal Comune, cui da sempre incombeva la gestione amministrativa della chiesa).
Si trattava di un posto di indubbio prestigio: vi si erano avvicendati compositori quali Orazio Vecchi (1581-84), Tiburzio Massaino (1585-87) e Orazio Scaletta (1608-11); inoltre la chiesa vantava un organo Antegnati, nominato in L’arte organica di Costanzo Antegnati (Brescia 1608). I compiti del maestro di cappella erano regolati dai Capitula Magistri Capellae, redatti nel 1611 in seguito ai disordini verificatisi alla fine del mandato di Scaletta (Sartori, 1967, pp. 688 s.).
La presa di servizio avvenne presumibilmente il 13 gennaio dell’anno successivo, quando gli vennero consegnati ufficialmente i libri di musica di proprietà del Capitolo (Guerrini, 1922, p. 106). Savioli si preoccupò di aumentare il patrimonio librario facendo acquistare, nel 1616, dodici libri di messe del Palestrina da quattro a sei voci, ossia l’intero suo corpus a stampa salvo le messe a due cori, che la cappella salodiana evidentemente non avrebbe potuto eseguire per carenza di cantori (Guerrini, 1922, p. 106). Altri libri furono acquistati per iniziativa dello stesso Savioli, come mostra un memoriale non datato al Comune con richiesta di rimborso spese e un inventario, pure non datato, ma apparentemente dello stesso periodo (pp. 107 s.). A quanto pare l’attività compositiva di Savioli si interruppe quasi del tutto, o per lo meno le sue opere non vennero più date alle stampe; a ciò si aggiunga la pressoché totale perdita della parte antica dell’archivio musicale della chiesa. Le sole composizioni note edite in questo periodo sono quatto canzonette a tre voci incluse nella terza edizione, postuma, del secondo libro di Canzonette di Giovanni Giacomo Gastoldi (Milano, Lomazzo, 1615); ma non essendo pervenute le due precedenti edizioni milanesi, non si sa se quelle composizioni, com’è probabile, vi figurassero già (è infatti verosimile che risalissero agli anni milanesi). È notevole che la presenza del musicista parmense sia chiaramente segnalata sul frontespizio, ancorché senza qualifica professionale: Canzonette a tre voci, di Gio. Giacomo Gastoldi, maestro di cappella nella chiesa ducale di S. Barbara di Mantova. Libro secondo. Con quattro vaghe canzonette a 3 di Alessandro Savioli da Parma. Nel 1616 il madrigale Or col canto, or coi sguardi del terzo libro fu ripubblicato ad Anversa da Pierre Phalèse nell’antologia Il Helicone, unica attestazione transalpina nota di una composizione di Savioli.
La nota di ricezione dei dodici libri del Palestrina, siglata dal notaio Marzio Rotingo, cancelliere del Comune di Salò (31 marzo 1616), è l’ultimo documento datato relativo alla permanenza di Savioli nella cittadina gardesana; forse si prolungò fino alla nomina del veronese Camillo Orlandi, entrato in servizio il 13 aprile 1621 (Sartori, 1967, p. 690). Dopo le scarne attestazioni salodiane, non vi sono più notizie sul compositore parmense. Ignoti il luogo e la data di morte.
Fonti e Bibl.: Pesaro, Biblioteca Oliveriana, Mss., 563: Vita con le cose avvenute al P. bacc.re fra Lodovico Zacconi da Pesaro dell’Ord. Erem di S. Agostino. Fatta così da lui come si vede e scritta di proprio pugno..., 1625, a cura di F. Sulpizi, San Venanzo 2005, p. 166.
P. Guerrini, La cappella musicale del duomo di Salò, in Rivista musicale italiana, XXIX (1922), pp. 105-108; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nei secoli XV-XVI, in Note d’archivio per la storia musicale, IX (1932), pp. 123 s. (ripubblicato in Id., Storia della musica in Parma dal 1400 al 1860, Roma 1936, pp. 68 s.); C. Sartori, Giulio Cesare Monteverde a Salò: nuovi documenti inediti, in Nuova Rivista musicale italiana, I (1967), pp. 688-690; R. Schaal, Die Kataloge des Augsburger Musikalien-Händlers Kaspar Flurschütz, 1613-1628, Wilhelmshaven 1974, pp. 108, 498, 127; M. Eynard - R. Tibaldi, Per una bibliografia delle opere a stampa dei musicisti bergamaschi e attivi a Bergamo nel secoli XVI-XVII, in Bergomum, LXLI (1996), 3, pp. 120 s.; R. Baroncini, «In choro et in organo»: strumenti e pratiche strumentali in alcune cappelle dell’area padana nel XVI secolo, in Studi musicali, XXVII (1998), pp. 31 s.; G. Riccucci, L’attività della cappella musicale di S. Maria presso S. Celso e la condizione dei musici a Milano tra il XVI e il XVII secolo, in Intorno a Monteverdi, a cura di M. Caraci Vela - R. Tibaldi, Lucca 1999, pp. 299, 302, 310; R.L. Kendrick, The sounds of Milan, 1585-1650, Oxford 2002, p. 54; D. Torelli, Benedetto Binago e il mottetto a Milano tra Cinque e Seicento, Lucca 2004, pp. 104, 106; G.N. Vetro, Dizionario della musica del Ducato di Parma e Piacenza, www.lacasadella musica.it/Vetro/Pages/Homepage.aspx (3 ottobre 2017).