PORRO, Alessandro
PORRO, Alessandro. – Nacque a Milano il 26 aprile 1814, terzogenito di Giovanni Pietro e di Barbara Verri, figlia dell’illuminista milanese Pietro.
Il padre, anch’egli di nobili origini, apparteneva a un casato patrizio fra i più influenti dell’oligarchia lombarda. Già podestà di Como dal 1808 al 1811, durante la Restaurazione ricoprì numerose cariche. Deputato di spicco della Congregazione centrale lombarda, fu assai attivo nella vita pubblica milanese risultando tra i fondatori della commissione centrale di beneficenza della Congregazione di Milano, dove nel 1822 presentò lo schema da cui nacque la Cassa di risparmio delle Province lombarde che guidò dal 1839 al 1852. A testimoniare un profilo che non si adagiava sulla mera rendita nobiliare, Giovanni Pietro non rimase estraneo ad alcune delle trasformazioni dell’aristocrazia lombarda, rivelando notevole attenzione a investimenti in settori tipici del secolo come quello dei trasporti; se in ambito ferroviario fu presidente della società che realizzò la ferrovia da Milano a Venezia, parallelamente si fece promotore della società per la navigazione del lago di Como.
Negli anni giovanili la vita di Alessandro Porro e dei fratelli maggiori Carlo e Francesco appariva pertanto destinata, sulle orme del padre, mostratosi assai ostile all’esperienza francese, ma anche al centralismo napoleonico, a ripercorrere quel ruolo di funzionario illuminato disponibile a collaborare con il sovrano nella conduzione dei pubblici affari che agli esordi della Restaurazione una parte rilevante dell’aristocrazia regionale pensò di poter utilmente rivestire. Esponenti della famiglia reale austriaca furono ospiti in più di un’occasione nella villa comasca dei Porro, e nel 1825 la coppia regnante vi soggiornò con grandi onori e lo stesso Alessandro venne presentato all’imperatore.
Concluso il liceo milanese di S. Alessandro, in obbedienza alla volontà del padre si iscrisse come i due fratelli alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, approfondendo lo studio dell’economia e delle scienze sociali e laureandosi nel 1836. Porro fu effettivamente tra i figli del conte Porro il più sensibile alla vocazione paterna per l’amministrazione e la carriera funzionariale, ma a differenza dell’influente genitore declinò il suo interesse per la politica e per la vita pubblica in una chiave sempre più liberale, distaccandosi da ogni forma di identificazione con il potere austriaco.
La sua casa in via S. Giovanni a Quattro Facce cominciò a essere tenuta d’occhio dalla polizia, e con i suoi ritrovi serali frequentati dal fratello Carlo e da amici come Giulio Carcano, Cesare e Rinaldo Giulini, Carlo d’Adda, Cesare Correnti, diventò nella Milano degli anni Trenta uno dei principali luoghi di discussione intellettuale e di aggregazione della gioventù liberale. Dal decennio successivo, tale protagonismo iniziò a uscire dall’ambito puramente salottiero e domestico per invadere attraverso molteplici percorsi la dimensione della sfera pubblica.
Nel 1842 anche Porro fece il suo esordio in quei congressi degli scienziati ai quali, fin dal 1839, l’inseparabile fratello Carlo aveva assiduamente partecipato in qualità di appassionato naturalista; nel 1843 al congresso di Lucca ebbe parte attiva nella discussione sulla riforma carceraria in cui, a nome di un’apposita commissione, tenne una relazione su un progetto ispirato al metodo della segregazione continua. L’anno seguente i due fratelli Porro, grazie alle relazioni di cui godevano nel panorama cittadino, furono tra i principali organizzatori dell’edizione milanese del congresso, e tra i promotori per l’occasione del progetto di una Guida che, con il coinvolgimento di Carlo Cattaneo, era destinata a illustrare «con la maggiore estensione ed esattezza possibile la condizione fisica, intellettuale e morale del Milanese» (Carteggi di Carlo Cattaneo, 2001, I, p. 451).
Il progetto, nei termini in cui era stato ideato, finì per sfumare, complice anche la prima di una serie di incomprensioni con lo stesso Cattaneo, tuttavia nel movimento degli annuali congressi l’impegno di Porro rimase forte e si distinse per l’attenzione prestata alla tematica del lavoro minorile e soprattutto a quella, a essa intrecciata, della diffusione in Italia di forme di mutuo soccorso, in cui vide una maniera per garantire un equilibrio sociale che consentisse di uscire dai ‘vizi’ delle corporazioni e delle tradizionali espressioni di carità senza cadere nelle ‘pericolose soluzioni’ immaginate dai socialisti.
Se su tutti questi temi, così come su quello carcerario, sarebbe tornato a scrivere in più di un’occasione sulla Rivista Europea che dal 1845 aveva contribuito a rilanciare, quale finanziatore e membro di una rinnovata redazione diretta dall’amico Carlo Tenca, dei medesimi argomenti aveva scritto in precedenza su altri importanti periodici fra cui gli Annali universali di statistica e Il Politecnico di Cattaneo.
Oltre all’impegno giornalistico, in linea con l’ideologia dei moderati italiani non mancò di intensificare il suo impegno in direzione dello spirito di associazione: a metà degli anni Quaranta contribuì con il fratello Carlo a rianimare l’antica Società d’incoraggiamento delle scienze, delle lettere e delle arti, che, mutata nello statuto e nella sua composizione sociale, con l’ingresso delle professioni borghesi, si trasformò da semplice gabinetto di lettura in uno spazio di pubblica discussione e di diffusione delle informazioni in cui la conversazione scientifica tendeva ad assumere valenze sempre più politiche. Al congresso degli scienziati di Venezia del 1847 Porro illustrò poi l’ambizioso progetto di una società di incoraggiamento dell’agricoltura sostenuto dalla Società d’incoraggiamento che, sull’esempio dell’Associazione agraria subalpina, si desiderava fondare in Lombardia con compiti di formazione, di sperimentazione e di bonifica, ma che avrebbe visto la luce solo negli anni Cinquanta.
Tale protagonismo pubblico, grazie anche all’influenza del casato di appartenenza, si manifestò parallelamente in compiti più ‘istituzionali’, tanto che da deputato dei nobili presso la Congregazione provinciale di Milano cercò di far passare tra le maglie del potere contenuti e istanze di carattere liberale.
Alla fine del 1847, nel clima ormai caldo del biennio riformatore, si accentuò, per usare le parole di Cesare Correnti, la natura semilegale dell’opposizione del gruppo di giovani amici che si ritrovavano a casa Porro, divenuta il crocevia di più ardite iniziative, come, tra le altre, l’invio di indirizzi di protesta agli organismi di governo oppure la diffusione di scritti anonimi e sediziosi.
All’inizio di febbraio del 1848 Porro fu interrogato dal Tribunale criminale e di lì a poco lo scoppio delle Cinque giornate assegnò un ruolo di primo piano ai giovani frequentatori del suo salotto; lo stesso Porro entrò a far parte del governo provvisorio, ma in aprile ne uscì per far posto ai rappresentanti delle province e per essere destinato ad altre delicate incombenze. Rilevante fu la nomina a presidente della commissione speciale incaricata di proporre il progetto di legge elettorale che doveva decidere il destino della Lombardia, ma i cui lavori sarebbero stati resi vani dalla decisione governativa di accelerare, con il proclama del 12 maggio 1848, l’annessione tramite ‘liberi voti’ plebiscitari al Regno di Sardegna a dispetto di ogni ipotesi di Costituente su cui si erano concentrate le discussioni della commissione. Durante tale incarico fu inoltre inviato in missione a Francoforte sul Meno, dove aveva cominciato i suoi lavori l’Assemblea nazionale, con il mandato di guadagnarne un atteggiamento solidale verso il desiderio di indipendenza dei territori italiani dell’Impero; il viaggio si rivelò tuttavia assai breve per la forte ostilità verso ogni concessione incontrata fra deputati e uomini politici tedeschi.
Alla fine di luglio, di fronte al volgere della guerra e ai rischi di un assedio austriaco, il Comitato di difesa appena creato dal governo provvisorio gli assegnò il compito di organizzare l’approvigionamento della popolazione cittadina. Nella parte finale del 1848 riparò in Piemonte, dissociandosi, come altri reduci delle Cinque giornate quali Correnti o Carcano, da ogni dimostrazione di protesta degli esuli confluiti a Torino e confermando la sua piena fiducia nel ruolo filoitaliano del Regno sabaudo. Ricompreso però nell’estate del 1849 nell’elenco dei patrioti amnistiati dagli austriaci, decise di rientrare in Lombardia, rischiando di pagare il conto del suo impegno patriottico con l’intimazione di Radetzky ai notabili cittadini più esposti nell’insurrezione al versamento di un gravoso risarcimento aggiuntivo che soltanto le aderenze del padre riuscirono a evitargli.
Nel 1852 sposò la nobildonna Angela Piola Daverio, con la quale ebbe due figli, uno dei quali Carlo, futuro generale e senatore. Pur guardando con sempre più convinzione a Torino, l’alto censo e una condotta prudente non gli impedirono di continuare a svolgere un ruolo nelle istituzioni del Regno fra cui quello di direttore dell’Istituto dei sordomuti o di consigliere della municipalità milanese dove nel 1856 fu nominato per un triennio.
Con la svolta politica del 1859, al pari di altri patrioti lombardi del Quarantotto, ricevette immediati riconoscimenti e fu rapidamente integrato nell’establishment cavouriano. Nel maggio 1859 fece parte della Commissione consultiva lombarda presieduta da Cesare Giulini e fu nominato governatore della provincia di Genova, incarico da cui ottenne in pochi mesi l’esonero per la morte prematura della moglie.
Nel dicembre 1860, sulle orme paterne, divenne presidente fino alla morte dell’influente Cassa di risparmio delle Province lombarde, in cui sedeva dal 1857, mostrando doti di abile banchiere e cercando di ridisegnarne le linee di gestione con una politica di riequilibrio ispirata a una diversificazione delle forme di investimento rispetto al privilegio accordato agli interessi fondiari che aveva connotato l’origine dell’istituto. Le sue competenze in ambito economico-finanziario lo videro poi impegnato attivamente nel cruciale settore delle ferrovie e, in particolare, per molti anni nel consiglio di amministrazione delle Strade ferrate dell’Alta Italia (e in precedenza di quelle lombarde e dell’Italia centrale). Il 29 febbraio 1860 fu nominato membro del Senato subalpino, dove fu più volte membro della commissione delle Finanze, tra il 1867 e il 1870.
Morì a Milano il 7 agosto 1879.
Nel 1862 aveva sposato in seconde nozze la nobildonna milanese Teresa Calderari dei conti di Palazzolo, con la quale ebbe altri due figli (Luigi e Cesare).
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico, Estratti degli atti parrocchiali di nascita, 1814; Registro dei morti, 1879; l’Archivio della famiglia Porro, contenente l’archivio personale di Alessandro, è conservato presso gli eredi a Rovello Porro (Como). Ricordo del nobile A. P. senatore del Regno morto il 7 agosto 1879, Milano 1879; M. Schiavone, Passi di lettere inedite di Alessandro e Carlo Porro scritte a Giorgio Jan e di Carlo Cattaneo a Carlo Porro conservate nell’archivio del Museo civico di Storia naturale di Milano, in Il Risorgimento, XXX (1978), 1-2, pp. 81-93; Carteggi di Carlo Cattaneo, I, Lettere di Cattaneo, 1, 1820-15 marzo 1848, a cura di M. Cancarini Petroboni - M. Fugazza, Firenze-Bellinzona 2001, ad indicem.
C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all’agosto 1848, Milano 1906, passim; La insurrezione milanese del marzo 1814. Memorie di Cesare Correnti, a cura di L. Ambrosoli, Milano-Napoli 1969, ad ind.; A.M. Galli, L’Ottocento, in A. Cova - A.M. Galli, Finanza e sviluppo economico-sociale. La Cassa di Risparmio delle Province Lombarde dalla fondazione al 1940, I, Milano-Roma-Bari 1991, ad ind.; M. Meriggi, Milano borghese: circoli ed élites nell’Ottocento, Venezia 1992, ad ind.; G. Albergoni, Cultura nazionale, scienza e ‘socialismo’. La costruzione della sfera pubblica nel rilancio della «Rivista europea» (1845-1848), in Archivio storico lombardo, CXXXV (2009), pp. 175-217; Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale, I senatori d’Italia, I, Senatori del Regno di Sardegna, ad vocem, http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/P_l?OpenPage (6 ottobre 2015).