ALESSANDRO Poliistore ('Αλέξανδρος ὁ Πολυΐστωρ, Alexander Polyhistor)
Erudito che fiorì nella prima metà del sec. I a. C. Nativo di Mileto, fatto prigioniero dai Romani nella guerra contro Mitridate e divenuto schiavo, fu da Silla liberato (82 a. C.) e fatto cittadino romano, onde prese il gentilizio di Cornelio. Fu celebre come grammatico, ma la sua fama è dovuta soprattutto alle molte opere erudite, in cui l'interesse geografico si univa allo storico. L'originalità era scarsa o nulla, trattandosi quasi sempre di grandi compilazioni, in cui A. aveva raccolto quanto era stato scritto da altri sulle varie regioni e la loro storia, usufruendo dei larghi sussidî bibliografici che il moltiplicarsi dei libri e delle biblioteche metteva a disposizione degli studiosi. Servendosi delle fonti più disparate, senza esercitare una critica vera e propria, cercava di esporre uno svolgimento continuato degli avvenimenti. Le sue opere, difettosissime se considerate in sé stesse, erano però assai utili; gli scrittori posteriori, che vi trovavano una miniera di notizie erudite a buon mercato, le saccheggiarono. Quanto larga fosse l'informazione di Alessandro può scorgersi dai molti autori di cose giudaiche che, oltre i libri dell'Antico Testamento, egli metteva a contributo nel suo libro sui Giudei, che fu adoperato da Giuseppe Flavio, da Clemente Alessandrino, da Eusebio di Cesarea e da altri scrittori cristiani. E come multiforme fosse il suo interesse di erudito mostrano i titoli delle sue opere: egli ne aveva composte sulle origini di Roma (e non fu senza influsso sull'annalistica romana posteriore), sull'Oracolo di Delfo, sull'Illiria, sui paesi del Ponto Eusino, sulla Bitinia, la Paflagonia, la Frigia, la Caria, la Licia, la Cilicia, l'India, la Siria, l'Egitto, la Libia, Creta; scrisse inoltre commenti a poeti greci (Corinna, Alcmane), opere di storia della filosofia, sui simboli pitagorici, sulle successioni dei filosofi, ecc. Da questa sua erudizione storica gli venne il soprannome di Poliistore.
I frammenti delle opere sono raccolti in Müller, Fragmenta historicorum Graecorium, III, p. 206, e saranno ripubblicati da F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlino 1923 segg.