POGLIETTI (Poglieti, Polietti, Pollietti, Boglietti), Alessandro
POGLIETTI (Poglieti, Polietti, Pollietti, Boglietti), Alessandro (Alexander de). – Incerta l’origine del musicista, documentato a Vienna tra il 1661 e il 1683.
Johann Gottfried Walther (Musicalisches Lexicon, Leipzig 1732, p. 486) lo suppone tedesco, ma è probabile che fosse nato in Italia, o di famiglia oriunda italiana. Il cognome, nella forma Boglietti, è diffuso in Piemonte, segnatamente nel Biellese; pare italiano anche il cognome di due cugini, Francisco e Dionisi Minet o Minett o Mineti (Minetti?). Gli scritti autografi dimostrano che Poglietti sapeva sia l’italiano sia il tedesco. Il testamento, stilato il 15 aprile 1681 in tedesco, è in scrittura latina e non in gotico corsivo: l’indizio avvalora la probabilità di una formazione scolare italiana.
Il nome del musicista affiora per la prima volta, con quello della moglie Maria Magdalena, nei registri della chiesa degli Scozzesi a Vienna il 15 gennaio 1661, per il battesimo della figlia Maria Cecilia. Uno dei padrini era Agostino Argomenti, apprezzato cantore (basso) nella cappella imperiale. La neonata morì quasi subito: nei registri mortuari della città (17 gennaio) il padre della bimba risulta organista e maestro di cappella dei Gesuiti (in quest’officio doveva essere succeduto a Vinzenz Fux, deceduto il 15 settembre 1659), dimorante nella piazza Am Hof, nei pressi della corte e della casa professa della Compagnia di Gesù.
Il 1o luglio 1661 Poglietti fu nominato organista nella cappella dell’imperatore Leopoldo I con uno stipendio mensile di 60 fiorini: prestò servizio per 22 anni, fino alla morte. Gli fu assegnato un alloggio nella locanda Zum weißen Löwen in Salzgries (alla Riva del sale). Su richiesta, nel 1664 fu acquartierato nella Wollzeile (via dei Lanaioli). Nel 1667 gli venne negato l’aumento di stipendio da lui richiesto. Nel 1673 chiese, sempre invano, che il suo stipendio annuo venisse equiparato a quello del collega Carlo Cappellini, 1080 fiorini (180 in più del suo): motivò l’istanza con i debiti contratti per far fronte a una malattia, ma lamentò anche l’eccessivo carico di lavoro, essendosene il Cappellini tornato in Italia, infermo.
Nel 1678 Poglietti chiese che il suo primogenito, il decenne Dionysius, venisse assunto come scolaro nella cappella di corte; l’istanza venne respinta, ma il sovrano gli concesse un sussidio una tantum di 100 talleri imperiali. Poglietti si era risposato il 15 ottobre 1673 nel duomo di S. Stefano: Dionigi era dunque figlio di primo letto. Dalla seconda moglie, Eva Elisabeth Bayrin, vedova, ebbe sei figlioli, tra il 1675 e il 1683; tra i padrini di battesimo figurarono il famoso organista Johann Caspar Kerll e persone di rango come il consigliere del tesoro Wolfgang von Reischlberg e membri della nobile famiglia dei Collalto.
Tra il maggio 1678 e l’agosto 1680 Poglietti fu investito del titolo di conte palatino e cavaliere dello speron d’oro; nel 1682 il sovrano gli donò una catena aurea. In questi anni il fiammingo Jan Erasmus Quellin, pittore di corte, lo effigiò in un ritratto (oggi perduto) donde fu tratta l’incisione di Michael Rivola (ne restano quattro esemplari: due nella Biblioteca nazionale austriaca; nel gabinetto delle stampe dell’abbazia di Göttweig; e nell’unicum dell’edizione calcografica del Rossignolo di Poglietti, vedi sotto).
Già in quest’epoca il musicista possedeva delle proprietà in Moravia, ereditate nel 1672 dal cugino Dionisi Minet, al termine di una tormentata controversia ereditaria che gli costò gravosi strascichi processuali fino al 1682. In Moravia ebbe contatti con Karl von Liechtenstein-Kastelkorn, principe vescovo di Olomouc: per la cappella di corte del mecenate fornì composizioni proprie (molte di esse, autografe, sono tuttora conservate nell’archivio principesco-vescovile di Kroměříž). Sono documentati anche rapporti con le abbazie benedettine di Kremsmünster e Göttweig: Poglietti conosceva Sigismund Gast, maestro del coro a Kremsmünster; e nel 1667 impartì lezioni a Franz Recher, poi maestro di coro a Göttweig, e fu incaricato della manutenzione degli strumenti da tasto; musicò inoltre la favola pastorale Endimione festeggiante dell’abate Johannes Dizent, recitata a Göttweig il 12 gennaio 1677 per la visita dell’imperatore con la novella sposa Eleonora Maddalena Teresa del Palatinato-Neoburgo (musica perduta).
Nel luglio 1683 Poglietti fu ucciso dai «tartari» durante l’assedio di Vienna; la famiglia fu catturata dai turchi; in cattività la moglie venne venduta per tre volte ma riuscì infine a liberarsi. Tali dolorose circostanze furono riferite dalla donna nell’istanza con cui chiese all’imperatore una pensione vedovile (7 ottobre 1684; in Knaus, 1967-69, II, p. 116 s.): la quale le fu concessa nell’esigua misura di 18 fiorini al mese, in considerazione dei beni lasciatile dal defunto consorte (il testamento di Poglietti era stato pubblicato il 6 giugno 1684: Eva Elisabeth ereditò tutte le sue sostanze e le proprietà in Moravia) e del fatto che le era rimasto un solo figlio da sfamare. Ancora nel 1712 la donna percepiva questo sussidio, pur nella mutata condizione famigliare: si era infatti risposata, e nel 1693 aveva alienato le proprietà morave al principe vescovo.
Le opere superstiti di Poglietti toccano i generi della musica da chiesa, da camera e da tasto. Soprattutto queste ultime godettero di una vasta diffusione manoscritta nel tardo Sei e nel primo Settecento, specialmente in area tedesca, dove furono un importante anello di congiunzione tra Girolamo Frescobaldi e Johann Sebastian Bach. Ne fanno parte i ricercari, i brani dai soggetti imitativi e dai titoli pittoreschi (come quelli contenuti nel manoscritto Mus.Hs. 3420 della Biblioteca nazionale austriaca, proveniente dalla collezione privata di Ferdinand Bischoff: Canzon la vagabunda, Canzon über das Hennen- und Hannergeschrei, cioè sopra il gridìo di galli e galline, ecc.), nonché il ciclo denominato Rossignolo (ad «imitatione del medesimo uccello») in un elegante manoscritto decorato offerto nel 1677 all’imperatrice Eleonora Maddalena Teresa (Mus.Hs. 19248, facsimile a cura di P. Waldner, Courlay 2004; l’edizione incisa in rame, priva di data e note tipografiche, è conservata nell’abbazia benedettina di Marienberg, 60/q366). Una suite di Poglietti entrò a far parte di florilegi clavicembalistici pubblicati ad Amsterdam da Étienne Roger [1698-99] e a Londra da John Walsh [1719]. In versione ridotta, una sua «canzone» comparve adespota come versetto per il Magnificat nella Ars magna consoni et dissoni di Johann Speth (Augusta 1693, pp. 64 s.).
Il Compendium oder kurtzer Begriff und Einführung zur Musica di Poglietti (Compendio ossia Epitome e introduzione all’arte musicale), tramandato in due manoscritti (abbazia di Kremsmünster, ms. L.146, datato 1676; Brno, Museo nazionale moravo, ms. D.187), è uno dei massimi trattati dell’arte tastieristica del Seicento. Molti degli esempi didattici ivi addotti da Poglietti, desunti da opere d’altri autori, ricomparvero poi sotto il suo nome in miscellanee successive: tra di essi una fantasia di John Bull sull’esacordo (K 17), che col titolo Musica aulica e sotto il nome Poglietti fu addirittura incisa in rame (Wienbibliothek im Rathaus, Mc-10774, senza note tipografiche). Anche le Regulae compositionis attribuite a Poglietti in due copie manoscritte (e a Kerll in altre due) vanno ricondotte ad altro autore, cioè Christoph Bernhard (Federhofer 1958).
Edizioni delle musiche: Denkmäler der Tonkunst in Österreich, XXVII, 13, 2 (1906), a cura di H. Botstiber, pp. XI s., XVI-XVIII, 1-39, 97-103; A. P., Composizioni per il cembalo, a cura di E. Fadini, Milano 1984; A. P.,Toccata fatta sopra l’assedio di Filipsburgo, a cura di M. Machella, Padova 2004; A. P., 12 Ricercari per Organo, a cura di M. Machella, Padova 2013.
Fonti e Bibl.: Wien, Hofkammerarchiv, Hofzahlamtsbücher 106-127 (1661-1683); Hofquartiersbücher 56 (1662), 58 (1664), 64 (1670), 74 (1683); Ibid., Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Akten des Obersthofmarschallamts 626, n. 54, Testament des Alexander de Poglietti; Obersthofmeisteramt Protokolle, 7.
A. Koczirz, Zur Lebensgeschichte Alexander de Pogliettis, in Studien zur Musikwissenschaft, IV (1916), pp. 116-127; H. Federhofer, Zur handschriftlichen Überlieferung der Musiktheorie in Österreich in der zweiten Hälfte des 17. Jahrhunderts, in Die Musikforschung, XI (1958), pp. 264-279; F.W. Riedel, Quellenkundliche Beiträge zur Geschichte der Musik für Tasteninstrumente in der zweiten Hälfte des 17. Jahrhunderts, Munich-Salzburg 19902, pp. 142-163; Id., Neue Mitteilungen zur Lebensgeschichte von A. P. und Johann Kaspar Kerll, in Archiv für Musikwissenschaft, XIX (1962), pp. 124-142; Id., A. P.s Oper “Endimione”, in Festschrift Hans Engel zum siebzigsten Geburtstag, a cura di H. Heussner, Kassel 1964, pp. 298-313 (anche col titolo Eine Opernaufführung im Stift Göttweig 1677, in Mitteilungen des Kremser Stadtarchivs, V, 1965, pp. 130-142); H. Knaus, Wiener Hofquartierbücher als biographische Quelle für Musiker des 17. Jahrhunderts, Wien 1965, pp. 192, 198; Id., Die Musiker im Archivbestand des Kaiserlichen Obersthofmeisteramtes (1637-1705), vol. I-III, Wien 1967-1969, ad ind.; J. Sehnal, Die Musikkapelle des Olmützer Bischofs Karl Liechtenstein-Castelcorn in Kremsier, in Kirchenmusikalisches Jahrbuch, LI (1967), pp. 110 s.; F.W. Riedel, Ein Skizzenbuch von A. P., in Essays in musicology. A birthday offering for Willi Apel, a cura di H. Tischler, Bloomington, In., 1968, pp. 145-152; C. Lunelli, Una raccolta manoscritta seicentesca di danze e partite per cembalo nella Biblioteca comunale di Trento, in L’Organo, XVI (1978), pp. 57-60, 63; B. Prammer, Musiktheorie zur Zeit Vejvanovskýs dargestellt am Beispiel des Compendiums seines Zeitgenossen A. P., in Musik des 17. Jahrhunderts und Pavel Vejvanovský, a cura di J. Sehnal, Brno 1994, pp. 23-52; Ch.E. Brewer, The instrumental music of Schmeltzer, Biber, Muffat and their contemporaries, Farnham 2011, pp. 207-225; Ch. Prendl, Die Musiklehre A. P.s, 2 voll., Wilhelmshaven 2017.