PERETTI DAMASCENI, Alessandro
– Nacque, primo di quattro figli, nel 1571 a Montalto, nelle Marche, da Fabio Damasceni, gentiluomo romano, e da Maria Felice Mignucci Peretti, figlia di Camilla, sorella di Felice Peretti, il papa Sisto V. Estintasi la progenie maschile dei Peretti con la morte di Francesco, fratello di Maria Felice, ucciso da Paolo Giordano Orsini, Alessandro e i suoi fratelli, Felice Orsina, Flavia e Michele assunsero il cognome Peretti; da cardinale fu conosciuto come cardinale Montalto.
Sappiamo poco sull’educazione, tranne che se ne occupò il papa stesso. Insieme con i fratelli studiò presso la casa di Lucrezia Salviati, moglie di Latino Orsini. Secondo la relazione di Lorenzo Priuli (1586), Peretti era il favorito del pontefice, che lo affidò alle cure di «persona vecchia, di credito», sotto la cui guida avrebbe studiato diritto per poi applicarsi «ai canoni». Educatori del giovane Alessandro furono il giureconsulto salernitano Angelo Papio e il giurista marchigiano Fabio Biondi.
A un mese dall’elezione al soglio pontificio, Sisto V lo nominò cardinale nel concistoro del 13 maggio 1585. A partire dal gennaio 1586, sostituì il cardinale Michele Bonelli nella Sacra Consulta, visto che Sisto V aveva voluto quest’ultimo come sovrintendente generale dello Stato ecclesiastico dal 1° maggio. Tuttavia, già dalla fine del 1585, il papa aveva affiancato il nipote a Bonelli, con il compito di trattare gli affari interni dello Stato pontificio, la corrispondenza con i responsabili delle province, legati, vicelegati e governatori, finché nel maggio 1586 Bonelli si dimise e Peretti gli subentrò. Da quel momento ebbe facoltà di deliberare su tutti gli affari ecclesiastici e spirituali oltre che temporali, civili, criminali e misti. Quando il cardinale Decio Azzolini morì nel 1587, segretario di Peretti divenne Antonio Maria Graziani e successivamente si aggiunse Gian Andrea Caligari.
Probabilmente in concomitanza con la nomina a cardinale, Peretti fu il dedicatario di un’istruzione, adespota, su come comportarsi alla corte di Roma. L’istruzione circolò manoscritta prima di essere pubblicata nell’anonima silloge Thesoro politico (Colonia 1589). Ludwig von Pastor riteneva che la scrittura non fosse da mettere in relazione con Peretti, ma la nota della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti che la identifica, sembra smentire tale ipotesi, benché gli autori rimangano sconosciuti («questa fu fatta da M. P. e G. agente di sua signoria illustrissima nel 1586 che poi fu fatto vescovo di M.a»). L’istruzione è una delle tre scritture che nel 1605 indussero la Congregazione dell’Indice a censurare il Thesoro politico.
Oltre a descrivere i compiti istituzionali del cardinal nipote, essa coniuga il realismo politico machiavelliano con precetti derivati dalla trattatistica sul comportamento, per cui il cardinale deve sacrificare la morale comunemente accettata per servire il papa e la Chiesa cattolica.
Come cardinal nipote, Peretti ebbe numerosi incarichi: governatore di Fermo (1586), di Città della Pieve (1589) e legato di Bologna (con intermittenza dal 1586 al 1606, senza però risiedere nella città). Fu inoltre vicecancelliere della Chiesa nel 1589 e protettore degli Ordini dei cappuccini, benedettini e celestini e della nazione polacca.
L’enorme potere acquisito si tradusse soprattutto in una costante opera di mecenatismo. La ‘famiglia’ di Peretti era la più numerosa tra quelle della Curia, arrivando a 170 persone nel 1612, mentre le sue entrate sono state calcolate in circa 100.000 scudi annui. Si ritiene che nei trentotto anni del suo cardinalato, Peretti abbia speso circa un milione e mezzo di scudi tra opere di beneficenza e patrocinio di artisti e letterati.
Peretti protesse Luca Marenzio; accettò dediche da musicisti come Felice Anerio, Sebastiano Raval, Scipione Stella, Ottavio Durante (le sue Arie devote del 1608 sono le prime musiche da camera a voce sola stampate a Roma); ebbe contatti epistolari o personali con musicisti di alta levatura sociale come Scipione Dentice, Carlo Gesualdo, Emilio de’ Cavalieri; apprezzò e propagò lo stile di canto monodico venuto in auge a Firenze sotto Ferdinando I de’ Medici; tenne a servizio compositori e suonatori rinomati come Cesare Marotta, Ippolito Machiavelli, Giovanni Bernardino Nanino o l’arpista napoletano Orazio Michi, e cantanti di grido come Ippolita Marotta Recupito e Melchiorre Palontrotti; e li prestò al fastoso «festino» epitalamico Amor pudico ideato da Iacopo Cicognini, rappresentato, cantato e danzato con «musiche di stile che si dice recitativo» (Hill, 1997, p. 291) nel palazzo della Cancelleria per le nozze del fratello Michele Peretti, principe di Venafro, con Anna Maria Cesi (5 febbraio 1614; altri virtuosi vennero prestati dai cardinali Farnese e Borghese).
Per quanto riguarda le arti figurative, Peretti commissionò, al principio del Seicento, il ciclo di undici storie della vita di Alessandro Magno, che doveva adornare la villa Montalto sull’Esquilino. I pittori coinvolti furono il Domenichino, Antonio Carracci, Sisto Badalocchio, Antiveduto Gramatica, Francesco Albani, Giovanni Baglione, Giovanni Gaspare Lanfranco e Antonio Tempesta. Il ciclo pittorico andò disperso nel Settecento.
Alla morte di Sisto V, Peretti perse gran parte della sua influenza in Curia, ma partecipò a sette conclavi e si distinse per il suo appoggio all’elezione di Ippolito Aldobrandini, eletto papa come Clemente VIII (1592). Fu uno degli artefici della pacificazione del Papato con Enrico di Navarra, da lui fortemente voluta.
Peretti morì a Roma il 2 giugno 1623 nel palazzo della Cancelleria.
Fu sepolto nella cappella del S. Presepio nella chiesa di S. Maria Maggiore, dove aveva egli stesso voluto deporre le spoglie del prozio Sisto V.
La personalità di Peretti fu descritta dal cardinale Guido Bentivoglio nelle sue Memorie (1648). Nel racconto colpiscono lo splendore con cui Peretti viveva nel palazzo della Cancelleria, combinato a un aspetto trasandato e a un carattere taciturno che l’autore faceva risalire alla malinconia, mentre molti credevano «fosse più tosto una sua interiore alterigia» (p. 87). In realtà, Peretti era amabile e cortese nelle conversazioni e, a detta di Bentivoglio, conduceva una vita ritirata e molto disordinata a causa «[dell’]uso ch’egli avea pigliato di convertire quasi intieramente il giorno in notte, e la notte in giorno» (ibid.), il che rendeva difficile trattare con lui, mentre egli appariva poco attento al suo dovere. Nonostante ciò, Peretti era «gran cardinale, grandemente stimato nella Corte di Roma, e fuori di essa da tutti i Prencipi, e dal Gran Duca di Toscana Ferdinando in particolare» (ibid.). Il fatto che si trovasse in un crocevia di parentele molto importanti, come i Colonna e gli Orsini, deve averlo senza dubbio aiutato, afferma Bentivoglio. Non sfuggirono a Bentivoglio i gusti artistici e musicali, per i quali Peretti sarebbe poi divenuto famoso. Era uomo devoto, liberale e di parola, virtù sulle quali insistette Vincenzo Giliberti nella sua orazione funebre. È effigiato in un busto in marmo scolpito da Gian Lorenzo Bernini nel 1622-23.
La sua fama di mecenate è superata da quella di collezionista. Acquistò numerosi dipinti, soprattutto dal 1605; sovvenzionò lavori di scavo per portare alla luce statue antiche e si circondò di numerosi oggetti antichi che andarono dispersi dopo la sua morte. La sua collezione fu talmente ricca da rivaleggiare con quella del cardinale Scipione Borghese. Un inventario della sua biblioteca redatto nel 1655 registra 1682 volumi, tutti dispersi entro la fine del Seicento, inclusi i manoscritti musicali. Peretti si mostrò sensibile anche verso la letteratura e tra le sue frequentazioni si annoverano Battista Guarini e Torquato Tasso, al quale pagò 21 scudi per la cura di una collettanea di poesie epitalamiche in onore della sorella Flavia, il Tempio fabricato da diversi coltissimi, et nobilissimi ingegni, in lode dell’illustrissima… donna Flavia Peretta Orsina, duchessa di Bracciano. Dedicatole da Uranio Fenice [Torquato Tasso], Roma 1591. Fu membro di almeno due accademie. Nel 1603 si unì agli Intronati, con il nome di Profondo, avendo come impresa un apparecchio per estrarre acqua dal pozzo e il motto «Haurit ex alto». Il suo nome figura inoltre tra gli accademici Umoristi di Roma che nel 1608 firmarono di proprio pugno le leggi dell’Accademia.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Confalonieri, 51; Instruttione per... cardinale Mont’Alto, nipote di nostro signore Sisto Quinto, fatta del 1587, in Thesoro politico, Colonia 1589, cc. E2r-I1r (copie manoscritte: Londra, British Library, Additional, 8376, cc. 35r-83v; 8369, cc. 2r-39v); Relazione di Lorenzo Priuli tornato ambasciatore ordinario da Sisto V letta in Senato il 2 agosto 1586, in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato durante il secolo decimosesto, a cura di E. Alberi, s. 2, IV, Firenze 1857, p. 312; V. Giliberti, Montalto: orazione… nel funerale d’Alessandro Peretti cardinal Montalto, Roma 1623; G. Bentivoglio, Memorie overo Diario, Amsterdam 1648, pp. 86-88; G. Leti, Vita di Sisto V Pontefice Romano, scritta dal Signor Geltio Rogeri all’instanza di Gregorio Leti, Losanna 1669, p. 252; T. Ameyden, La storia delle famiglie romane, I, Roma, 1910, pp. 372 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929; XII, 1930, ad indices; M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, V, Bologna 1930, p. 377; L. Sbaragli, I tabelloni degli Intronati, in Bullettino senese di storia patria, XLIX (1942), p. 194; E. Schleier, Domenichino, Lanfranco, Albani, and Cardinal Montalto’s Alexander cycle, in The Art Bulletin, L (1968), pp. 188-193; E. Schleier, Le Storie di Alessandro Magno del cardinale Montalto, in Arte illustrata, V (1972), pp. 310-320; M. Laurain-Portemer, Absolutisme et népotisme. La surintendance de l’État ecclésiastique, in Bibliothèque de l’École des chartes, CXXXI (1973), pp. 499 s.; E. Schleier, Ancora su Antonio Carracci e il ciclo di Alessandro Magno per il cardinal Montalto, in Paragone. Arte, XXXII (1981), 381, pp. 10-25; J. Chater, Musical patronage in Rome at the turn of the seventeenth century: the case of cardinal Montalto, in Studi musicali, XVI (1987), pp. 179-228; R.P. Ciardi, Vita attiva e vita contemplativa nelle imprese degli Accademici Intronati, in Documentary culture. Florence and Rome from grand-duke Ferdinand I to Pope Alexander VII, papers of a colloquium held at the Villa Spelman Florence 1990, a cura di E. Cropper et al., Bologna-Baltimore 1992, p. 374; A. Gardi, Lo stato in provincia. L’amministrazione della Legazione di Bologna durante il regno di Sisto V (1585-1590), Bologna 1994, passim; J.W. Hill, Roman monody, cantata, and opera from the circles around Cardinal Montalto, Oxford 1997, ad ind. (recens. di C. Annibaldi, in Early music history, XVIII (1999), pp. 365-398); A.E. Baldini, Origini e fortuna del Thesoro Politico alla luce di nuovi documenti dell’Archivio del sant’Uffizio, in Cultura politica e società a Milano tra Cinque e Seicento, a cura di F. Buzzi - C. Continisio, Milano 2000, p. 170; S. Giordano, Sisto V, in Storia dei papi, III, Roma 2000, pp. 202-222; S. Testa, ‘Fuggire la mutazione del volto e ritenere la vista solita’. Dissimulation in the instruction to Cardinal Montalto, in Bruniana e Campanelliana, XV (2009), pp. 445-462; B. Granata, Collezionismo e committenze artistiche a Roma del cardinale Alessandro Peretti da Montalto (1571-1623), Roma 2012.