PEREGALLI, Alessandro
PEREGALLI, Alessandro. – Secondogenito di Guido, industriale, e Maria Del Conte, nacque a Milano il 2 aprile 1923.
Il nonno, di cui portava il nome, era stato direttore delle Ferrovie del Mediterraneo, con sede nello storico palazzo Litta di Milano.
La storia di Peregalli, così come quella di altri intellettuali milanesi del periodo (Carlo Emilio Gadda, Antonio e Camilla Cederna tra gli altri), è segnata dalla crisi e dalla trasformazione delle aziende familiari e dal fiorire di vocazioni artistiche e umanistiche nelle nuove generazioni della borghesia.
Guido, proprietario con i fratelli di un’azienda di accumulatori e batterie che versava in difficili condizioni, morì quando il figlio aveva undici anni. L’evento, cui seguì rapidamente la morte dei due fratelli del padre e un brusco cambiamento nelle condizioni economiche della famiglia, segnò la vita di Peregalli. Alla fine delle scuole superiori, pur essendo i suoi interessi rivolti alla letteratura, il giovane su consiglio della famiglia si iscrisse alla facoltà di legge in quanto più adatta a trovare un impiego.
L’8 settembre 1943 Peregalli, allora allievo ufficiale dell’esercito italiano, si trovava in licenza presso la casa di famiglia a Moltrasio, sul lago di Como: alla notizia della fuga del re e del governo dalla capitale, nonché del generale sbandamento dell’esercito, si presentò con altri soldati in divisa alla frontiera svizzera chiedendo rifugio politico. Internato in un campo a Uttwil, nell’Oberland bernese, vi rimase fino alla Liberazione. Frutto di quell’esperienza e del successivo ritorno in Italia furono le poesie poi pubblicate da Guanda con il titolo L’altopiano (Modena 1955), arricchite da un risvolto di copertina firmato da Sergio Solmi.
Nuovamente in Italia, si laureò in legge, e si unì in matrimonio con Joan Allen-Tuska. Il padre di lei apparteneva all’alta borghesia ebraica di New York, mentre la madre era di antica nobiltà lombarda. La loro relazione era nata fra Milano e Moltrasio, dove anche gli Allen-Tuska avevano una suggestiva casa sul lago e i due ragazzi passavano le vacanze. Dall’unione nacquero due figli: Guido, notaio, e Roberto, con studio di architettura e decorazione di notorietà internazionale. La moglie – figura accogliente ed elegante, poi interprete presso il Consolato americano – fu silenzioso e sicuro sostegno per Peregalli nell’arco dell’intera esistenza.
Fu assunto nel 1947 alla Banca commerciale italiana (BCI): l’esperienza di lavoro ebbe un peso determinante nella vita di Peregalli, non solo perché gli assicurò una certa stabilità economica, ma perché ispirò gran parte della sua opera poetica e tratti specifici del suo lavoro analitico (personale e con gli altri), come l’attenzione alla libertà e allo sviluppo creativo della persona.
Cominciò la sua carriera alla cassa della filiale di piazza della Scala, che descrisse poi come un tempio misterioso e terrificante, dal cui soffitto «scende smorzato e dolce il frullo d’ale /dei cori angelici della Direzione Centrale»; da dove gli giunse un giorno, inaspettata e inquietante, una convocazione del presidente Raffaele Mattioli. Temeva di aver fatto chissà che guaio e invece Mattioli voleva complimentarsi per L’altopiano, segnalatogli da Solmi. Peregalli lasciò la banca nel 1980 con la qualifica di vicedirettore. L’esperienza bancaria ispirò le poesie raccolte in La cronaca. Poema bancario (Milano 1976; 2ª ed., La cronaca: poema 1939-1982, con prefazione di G. Pontiggia, Milano 2003), pubblicato con una presentazione di Marco Forti.
In banca Peregalli sviluppò una forte spinta critica e tendenzialmente anti-istituzionale (condivisa, oltre che con Gadda e i Cederna, anche con gran parte della linea poetica lombarda da Carlo Porta in poi), presente anche nella sua successiva attività psicoanalitica. Nel periodo bancario presero forma le sue amicizie con Solmi, Eugenio Montale, Marco Forti, Giuseppe Pontiggia, Salvatore Quasimodo, Vittorio Sereni, Alberto Vigevani: personalità della cultura italiana e milanese vicine anche a Mattioli, che costituivano una specie di anima culturale e poetica della Commerciale.
Del circolo di amici dei Peregalli facevano parte personalità della cultura e società milanese come l’architetto Renzo Mongiardino, autore di importanti scenografie alla Scala e di case di grandi famiglie internazionali, Francesco Cingano, Antonio Porta, Luisa Cederna, Giulio Valerio, Giulia Maria Crespi.
Durante quegli anni, Peregalli aveva sviluppato un forte interesse per la psicoanalisi. Importante nel suo sviluppo, già scritto nella sua poesia fortemente onirica e teatro di un ‘Io’ ben definito e insieme multiforme e dinamico, furono l’amicizia e le esperienze analitiche e creative svolte con Gianfranco Draghi, allievo di Ernst Bernhard, fondatore e primo presidente dell’Associazione italiana di psicologia analitica (AIPA) junghiana. Draghi succedette a Bernhard alla guida dell’AIPA, che poi lasciò, sperimentando (anche con Peregalli) tecniche di drammatizzazione dei sogni e aspetti della psicologia della Gestalt. A Draghi lo univano, inoltre, anche le convinzioni europeiste (con l’attenzione, ricambiata, per Altiero Spinelli) e Moltrasio, dove anche Draghi si recò per qualche anno. Fu Draghi a prospettare a Peregalli l’opportunità di un percorso analitico con Silvia Montefoschi (anch’essa allieva di Bernhard), a Milano. L’incontro fu felice e la forte spinta individuativa della personalità di Montefoschi fece certamente la sua parte nell’aiutare Peregalli a distaccarsi, oltre che dalla madre, morta nel 1970, anche dalla dipendenza avvolgente della BCI.
Cominciò così, assieme alla parte più didattica della sua analisi con Montefoschi, una nuova fase del percorso di Peregalli, che dette vita a un cenacolo di ispirazione junghiana accogliendo le esigenze di autoriconoscimento, trasformazione e formazione analitica presenti a Milano nella generazione attorno ai vent’anni negli anni Ottanta.
In questo periodo furono composte le poesie della raccolta L’anima, successiva alla morte della madre e in cui è visibile l’incontro con una nuova ‘anima’ (nel lessico junghiano corrisponde all’aspetto femminile della personalità), che dà nuovo slancio e passione a tutto il mondo dell’autore. Questa fase intensa, ricca di intuizioni profonde anche per la vita dei suoi analizzandi e collaboratori (tra i suoi allievi più noti: Giulia Valerio, Paola Marzoli, Paola Manzoni, Ilaria Rattazzi, Hermes Pizzi, Giulio Guttinger), venne interrotta da un mieloma, e poi definitivamente dalla morte.
Peregalli morì a Milano il 10 giugno 1991.
L’intuizione poetica di Peregalli ha fatto vibrare con assoluta originalità la forza dell’archetipo, nel lavoro analitico come nella sua poesia.
Opere. Oltre alle raccolte citate, Sette poesie, in I Quaderni della crisi, 1959, n. 1 (gennaio); Canto di Apocalisse, ibid., n. 2 (aprile-maggio); Otto poesie, ibid., 1960, n. 6 (gennaio); Europa, e altre tre poesie, ibid., 1962, n. 16-17 (giugno); Cinque poesie (con Per la morte dell’amico Giulio Valerio e New York), ibid., n.s., 1963, n. 1 (gennaio). Tre poesie, in Letteratura, s. 3, V (1957), 30 (novembre-dicembre), pp. 79-85; Nuovo Giorno, ibid., VI (1958), 33-34 (maggio-agosto), pp. 37 s.; La Cronaca: poesie inedite, con introduzione di G. Pontiggia, in Almanacco dello Specchio, n. 1, Milano 1972, pp. 285-306; Poesie, in Paragone, XXVI (1975), 302, pp. 66-68; L’Isola, in Arsenale, 1985, n. 3-4 (luglio-dicembre), pp. 40-42; Tre poesie inedite, in Almanacco dello Specchio, n. 12, Milano 1986, pp. 305-312.
Peregalli è presente, inoltre, nelle seguenti antologie: E. Falqui, La giovane poesia: saggio e repertorio, Roma 1956, ad ind.; Poesia italiana del dopoguerra, a cura di S. Quasimodo, Milano 1958, ad ind.; Poesia degli anni 70, a cura di A. Porta e con prefazione di E. Siciliano, Milano 1979, pp. 217-221; F. Feldman - B. Swann, Italian poetry today, Saint Paul, MN, 1979, ad indicem.
Fonti e Bibl.: E. Montale, Poeti d’oggi e di ieri, in Corriere della sera, 27 aprile 1956; P.P. Pasolini, Il neo-sperimentalismo, in Officina, 1956, n. 5 (febbraio), pp. 169-181; S. Solmi, Poesia giovane, in Letteratura, s. 3, IV (1956), 21-22 (maggio-agosto), pp. 116-118; A. Paolini, Luoghi comuni, in Corriere della sera, 22 maggio 1977; A. Porta, Un eroe bancario ‘giovin signore’, in Il Giorno, 23 marzo 1977; R. De Cesare, La cronaca. Poema bancario, in Aevum, LII (1978), 3 (settembre-dicembre), pp. 629-631; A. Giuliani, Breve viaggio tra gli ultimi libri in versi, in la Repubblica, 31 gennaio 1978; C. Medail, Il vero poeta? Si nasconde in banca, in Corriere della sera, 2 giugno 2003; M. Cucchi, Cronaca semiseria del bancario poeta, in La Stampa, 7 ottobre 2007.