NECKAM, Alessandro
Scrittore latino del Medioevo inglese, nato a St Albans (Hertfordshire) nel settembre del 1157, morto a Kempsei (Worcestershire) nel 1217. Talvolta è designato Alexander de Sancto Albano, benché sia prevalsa l'altra denominazione. Essendo venuto alla luce nella stessa notte del re Riccardo I, sua madre fu scelta come nutrice del principe che divenne così suo fratello di latte. Compì i primi studî nell'abbazia di St Albans, e poi passò maestro nella scuola di Dunstable; si recò più tardi a Parigi, accettando il grado di semplice scolaro, ma nel 1180 era lettore nell'università. Succedette nella cattedra di Adam du Petit-Pont, celebre maestro di dialettica, col quale aveva stretto amicizia. Nel 1186 lo ritroviamo al suo antico posto di maestro in Dunstable. Fu lettore di teologia nell'università di Oxford per alcuni anni. Nel 1203 entrò fra i canonici regolari di S. Agostino, segnalandosi per importanti missioni ricevute dal papa e dal re, finché fu designato abate di Cirencester nel 1213. Nel 1215 fu a corte per la preparazione del quarto concilio lateranense, ottenendone favori e privilegi per il suo monastero.
Fu scrittore dei più fecondi e versatili in ogni ramo dello scibile medievale. Lavori sicuramente suoi sono: Novus Esopus, rimaneggiamento in distici delle favole del Romulus; le sei favole in distici del Novus Avianus; De nominibus utensilium, preziosa nomenclatura di suppellettili e di strumenti d'ogni specie, interlineata dalle corrispondenti voci anglonormanne; Sacerdos ad altare, specie di vocabolario descrittivo di cose liturgiche e scolastiche; Corrogaciones Promethei, che, sotto il titolo volutamente bizzarro, comprendono due trattazioni, l'una grammaticale e l'altra biblica, tutt'e due interessanti, la seconda specialmente per certo ricorso alla tradizione ebraica e per la delucidazione di passi difficili anche con glosse francesi; Metrice corrogaciones novi Promethei, dove in 127 versi disegna le virtù di prudenza e di bontà che devono essere proprie di un abate. L'opera maggiore è il De naturis rerum, grande compilazione scientifica in prosa in cui si tratta dell'universo dell'uomo e dei regni della natura, con interesse tanto positivo quanto allegorico-morale. Questo manuale poggia su fondamenti antichi, ma contiene anche spunti polemici, aneddoti storici, e offre uno speciale interesse per certe notizie, come quella sulle applicazioni della calamita (II, 98). Nel De laudibus divine sapiencie, scritto nel 1211, canta in poesia la stessa materia naturale. Dai manoscritti sono attribuiti al N. anche alcuni brevi componimenti in versi leonini, alla maniera goliardica, e inoltre: un commento su Marziano Capella, un'esposizione del Cantico dei Cantici, trattati e glosse di materia biblica e teologica, di paternità ancora incerta. Il poema De vita monachorum stampato sotto il suo nome dal Wright (Anglo-latin satirical poets, II, 1872) appartiene invece a Ruggiero da Caen, e così anche altre opere inedite, come il cosiddetto Ovidius moralizatus. Pende il giudizio circa l'attribuzione al N. del trattato mitologico del cosiddetto "Mitografo vaticano terzo", citato nel Medioevo col suo vero titolo di Scintillarium o Poetarius Alberici londoniensis.
Ediz.: Per le favole, P. Hervieux, Les fabulistes latins, II, Parigi 1884, pp. 787-812, III (1894), pp. 462-67; Sacerdos, in parte ed. da C.H. Haskins in Harvard Studies in Class. Philol., XX (1909); De nominibus utensilium, ed. A. Scheler, in Jahrbuch f. roman. u. englische Literatur, VII (1866), pp. 58-155; Corrog. Promet., estratti ed. da P. Meyer, in Notices et Extr. des Mss. de la Bibl. Nat., XXXV, 11 (1897), pp. 641-82; per i ritmi, M. Esposito, in The English Historical Review, XXX (1915), pp. 450-71; De nat. rer. e De laud div. sap., ed. Th. Wright, Londra 1863.
Bibl.: Th. Wright, Biographia Britannica Literaria, Londra 1846, pp. 449-461; J. C. Russell, A. N. in England, in The English Historical Review, XLVII (1932), pp. 260-68; M. Manitius, Geschichte der lat. Lit. des Mittelalt., III, Monaco 1931, pp. 784-95; per l'Ovidius moralizatus, F. Ghisalberti, in Studi romanzi, XXIII (1933), pp. 1-136; per Alberico, in H. Liebeschütz, Fulgentius Metaf., Lipsia 1926, p. 16.