ALESSANDRO Iagellone, granduca di Lituania e re di Polonia
Fu il quarto figlio di Casimiro Iagellone, egualmente re e granduca. Nato a Cracovia il 5 agosto 1461, ammogliato dal 1495 con Elena, figlia di Ivan III granduca di Moscovia, morì, senza lasciare discendenti, il 20 agosto 1506, a Wilno. Suo padre, dopo aver sconvolto i piani polacchi di una più salda unione della Lituania con la Polonia, aveva mantenuto tra i due stati, sino alla sua morte, l'unione personale, rotta tuttavia, per sua volontà testamentaria nel 1492, quando sul trono polacco salì Giovanni Alberto, il figliuolo maggiore, mentre A. fu dai Lituani eletto granduca. Questi subì le influenze di un gruppo di oligarchi che respingeva i progetti di un avvicinamento alla Polonia, ma che non seppe organizzare la difesa della Lituania contro la Moscovia, con la quale perciò, dopo una breve guerra, si dové conchiudere una pace sfavorevole nel 1497. Si rinnovò allora, a Wilno, l'unione polacco-lituana (1499), che creava per l'avvenire la possibilità di un monarca comune. La guerra con la Moscovia e i Tartari ripresa nel 1500 e la sconfitta toccata sotto Wiedrosza (14 luglio 1500) indussero i Lituani a cercare un appoggio nella Polonia. E, morto Giovanni Alberto, i Polacchi elessero re A., che a Mielnik confermò nuovamente l'unione tra i due stati (1501). Tuttavia, nella rinnovata guerra contro la Moscovia, non si riuscì a ricuperare i perduti territorî di confine, che in forza di un armistizio firmato per 6 anni, nel 1503, restarono nelle mani moscovite. Il governo di A. in Polonia fu tutto turbato dalla lotta tra i magnati del senato e la minore nobiltà per l'ordinamento dello stato. Siccome il senato, che nei primi anni del governo di A. aveva raccolto ogni effettivo potere nelle sue mani, non era riuscito a dominare le difficoltà tanto interne quanto esterne, così la camera bassa ne approfittò per abbattere la sua preponderanza. Nelle diete di Piotrków (1504) e di Radom (1505) fu votata una serie di leggi fondamentali riguardanti le finanze, la riorganizzazione degli uffici centrali, e infine la costituzione cosiddetta Nihil novi (1505) che attribuiva il potere legislativo alla dieta, la quale, da allora in poi, costituì la pietra angolare del parlamentarismo polacco. Siffatta riforma segna veramente l'inizio della storia moderna di Polonia. A. fu abbastanza fortunato nella scelta dei suoi consiglieri; ma, ingegno mediocre, non fu capace d'iniziativa né seppe dirigere la lotta politica per quell'ordinamento dello stato che per interi secoli decise del regime della Polonia.
Bibl.: J. Caro, Geschichte Polens, V, ii, Gotha 1888, p. 848 segg.; F. Papée, Panowanie Aleksandra, in Encyklop. Polskiej Akad., Cracovia 1920; J. Dabrowski, Dzieje Polski sredn. (Storia della Polonia nel Medioevo), II, Cracovia 1926, p. 457 segg.; Cereteli, Elena Joanowna, Pietroburgo 1898; O. Halecki, Dzieje Unji Jagellonskiej, I, Cracovia 1919; F. Papée, Acta Alexandri Poloniae regis, in Mon. Poloniae Medii Aevi, XIX, Cracovia 1927.