GUGLIELMI, Alessandro
Nato a Siena nel 1501 da Giovanni Battista, dedicò la prima parte della sua vita alle lettere e allo studio della storia della sua città.
Il 23 giugno 1530 gli vennero affidate dalla Balia le Cronache di s. Tizio per ridurle a compendio entro un anno.
Il lavoro, invece, dovette impegnare il G. per molto tempo, perché il 18 nov. 1534 veniva fatto precetto a lui e a Marcantonio Bellarmati di restituire le Cronache e la sollecitazione si sarebbe ripetuta il 17 dic. 1537. La lunga opera di regestazione del G. dovette comunque dare i suoi frutti: fu infatti donata nel 1654 da un suo erede, Flavio Guglielmi, a Fabio Chigi, che dall'anno successivo fu papa Alessandro VII.
Considerato eccellente oratore e diplomatico sagace e astuto, il G. svolse diversi incarichi per la Repubblica di Siena. Nell'agosto del 1535 era a Roma, da dove rimetteva una relazione al governo della Repubblica sui timori suscitati dalla imminente visita di Carlo V al papa.
Durante il suo mandato di commissario del Magistrato di guardia, affidatogli nel 1537, fece giustiziare Mariano di Pier Alessandro da Radicofani, pluriomicida più volte bandito da Siena e dal suo dominio. Accusato di avere agito abusando dell'autorità concessagli e per interessi personali - il G. aveva diversi possedimenti in quel contado ed era stato minacciato più volte da Mariano -, dopo essersi rifugiato a Lucca e poi a Roma decise di difendersi pubblicamente davanti alla Balia senese.
Nell'occasione compose due orazioni (Arch. di Stato di Siena, Mss., D.88, cc. 93-161; Siena, Biblioteca comunale, Mss., I.XI.35, cc. 1-20; C.III.26, cc. 1-25; C.V.24, cc. 137-175r), molto apprezzate da Claudio Tolomei, tanto che questi scrisse diverse volte al G. per richiederle (la lettera da Roma del 6 giugno 1542, ibid., C.III.26, c. 26, in Delle lettere di M. Claudio Tolomei…, Venezia 1547, c. 11v). L'ammirazione del Tolomei era dovuta al fatto che - come spiega in una lettera a M. Lenzi del 14 luglio 1543 - "fin'a nostri tempi non si son vedute orazioni in lingua toscana fatte in forma giudiziale" (ibid., c. 140r). L'attività oratoria del G. - riconosciuta anche da Girolamo Gigli, intenzionato all'inizio del secolo XVIII a pubblicare le due orazioni - dovette essere consistente: è nota un'altra sua orazione (Siena, Biblioteca comunale, Mss., H.IX.18) per la morte di Bartolomeo di Pietro Carli Piccolomini, suo cognato e soprattutto intimo amico, il quale a sua volta gli aveva dedicato, insieme con Benassai Finetti, un'operetta sopra la canzone Hotti donato il cor di buona vogla. Con il manoscritto di quest'opera (Siena 1909, a cura di P. Piccolomini Clementini) furono pubblicate in appendice anche ventidue lettere del G.: una del marzo 1547 conservata nella Biblioteca comunale di Siena e le altre, datate fra l'agosto e l'ottobre 1553, dirette ai cittadini del Reggimento, la nuova forma di governo instaurata a Siena dopo la rivolta antispagnola del 25 luglio 1546, conservate nell'Archivio di Stato di Siena e relative alla sua permanenza come commissario della Repubblica senese a Lucignano in Valdichiana (B. Carli Piccolomini, Commento sopra la canzone "Hotti donato il cor di buona vogla"…, pp. 81-110). Nell'appendice (pp. 111-113) fu pubblicata un'altra operetta del G. (Siena, Biblioteca comunale, Mss., I.VIII.36, cc. 59-61r: Il dies iretradotto in lingua volgare per messer Alessandro Guglielmi con una epistoletta mandata a Nicolò Costanti quale era in letto à malato).
Negli anni Quaranta il G. ebbe numerosi incarichi diplomatici per conto della Repubblica di Siena e, fra il 1543 e il 1547, diverse magistrature cittadine. Nel 1543 fu inviato commissario in Maremma per fortificare le terre della Repubblica vicino al mare, contro i possibili danni portati dall'armata turchesca comandata dal Barbarossa, che andava in aiuto dei Francesi contro Carlo V. L'anno successivo il G. ebbe la missione di fortificare Orbetello e Porto Ercole, insieme con F. Spannocchi e Angelo Bardi, incaricati dalla Balia senese di affiancare don Juan de Luna, comandante delle truppe spagnole di stanza a Siena. De Luna era in Maremma con buona scorta di armati per contrastare le minacce francesi di occupazione di quelle terre, destinate al papa in cambio del suo sostegno allo schieramento antispagnolo.
Dopo essere stato ambasciatore presso don Ferrante Gonzaga a Milano, nel 1546 il G. fu inviato commissario a Sovana, incaricato di riportare sotto l'autorità dei Senesi la ribelle città di Pitigliano, che aveva cacciato la guarnigione. La missione non fu portata a termine perché dietro la sollevazione vi era la mano degli Imperiali. Nella complessa vicenda politico-militare che investì lo Stato senese dalla metà degli anni '40 il G. assunse un ruolo importante nei rapporti con gli Spagnoli, lasciando spazio anche a voci insistenti che lo volevano troppo blando verso gli occupanti nel difendere gli interessi senesi e soprattutto troppo accondiscendente con don Diego Hurtado de Mendoza, il capo della guarnigione spagnola. Fu il G., insieme con Alessandro Sansedoni e Bernardino Buoninsegni, ad accogliere ai confini don Diego, appena nominato, alla fine di ottobre del 1547. Fu ancora il G., all'inizio dell'anno successivo, a essere incaricato di recarsi a Genova, insieme con il Buoninsegni, con il mandato di ossequiare Filippo d'Asburgo. Il mandato ricevuto fu in seguito esteso e con nuova deliberazione del governo senese essi furono inviati presso don Ferrante Gonzaga e il principe Andrea Doria, per esporre loro come l'ordine a Siena fosse stato finalmente ristabilito. Sempre nel 1548 il G. e il novesco Lelio Pecci furono indicati dal Mendoza per un'ambasceria a Carlo V tesa a chiarire la posizione sulla costruzione a Siena di una fortezza per il presidio spagnolo.
Si trattava in realtà di un'abile manovra dello stesso don Diego, il quale voleva far apparire all'imperatore che la fortezza era voluta dai Senesi filoimperiali e alla cittadinanza che era invece un ordine direttamente impartito da Carlo V. Il governo senese, non molto fiducioso nei due ambasciatori, avrebbe provveduto a contattare il duca Cosimo de' Medici perché, approfittando di quella ambasceria, appoggiasse la richiesta di allontanamento del presidio spagnolo da Siena. Cosimo in effetti scrisse una lettera di raccomandazione al proprio residente alla corte imperiale, Bernardo de' Medici, ma intanto provvedeva a istruirlo segretamente per appurare preliminarmente la posizione di Carlo V sulla questione, suggerendo di evitare ogni intervento nel caso questa fosse stata favorevole alla costruzione della cittadella fortificata (Cosimo I de' Medici, Lettere, a cura di G. Spini, Firenze 1940, pp. 15 s.). Una volta comunicata dagli ambasciatori la decisione dell'imperatore di iniziare entro tre mesi i lavori per la costruzione della fortezza, a Siena si diffuse l'opinione che fosse stato il G., ispirato direttamente dal Mendoza, a farne esplicita richiesta a Carlo V.
Nel settembre 1549 il G. partì, insieme con Lelio Pecci, per un'altra missione nelle Fiandre presso Carlo V, dalle quali tornò nell'agosto 1550. In un messaggio del 25 giugno aveva comunicato che la costruzione della fortezza sarebbe iniziata entro tre mesi (Siena, Biblioteca comunale, Mss., C.IV.24, cc. 195v-214r).
Dopo la parentesi della rivolta antispagnola e della distruzione della fortezza alla fine di luglio 1552 - nel corso della quale un figlio del G., il ventunenne Lelio, sarebbe stato gravemente ferito o, secondo altre fonti, addirittura ucciso -, l'anno successivo il G. fu incaricato di riprendere possesso del borgo di Lucignano, in quel momento lasciato da Cosimo I e passato definitivamente ai Medici nel 1554.
Nel 1555 il G. fu uno degli ambasciatori - scelti tra persone che non fossero particolarmente invise a Cosimo I - inviati a Firenze per trattare una resa onorevole della città, stremata dall'assedio. Di fronte alla dura posizione di Cosimo I - che chiedeva il ritorno di Siena all'obbedienza dell'imperatore, l'abbandono delle fortezze da parte dei Francesi e opportune garanzie - su iniziativa della legazione senese il G. tornò a Siena per esporre le condizioni proposte dal duca. Giunto in città il 24 marzo, provvide in Senato a esporre le condizioni di Firenze, arrivando anche a un pubblico alterco con Blaise de Monluc, comandante delle truppe francesi a difesa della città, che lo accusava apertamente di voler influenzare l'assemblea con il suo tono accorato per arrivare subito a un accordo in senso favorevole agli Imperiali: un'accusa su cui pesava certamente l'atteggiamento del G. verso Mendoza.
Al suo ritorno a Firenze, il 2 aprile la legazione senese decise con il duca la capitolazione della città. Tornato in patria, il 5 aprile il G. si recò al quartier generale delle truppe medicee a Belcaro per trattare col comandante, Gian Giacomo Medici marchese di Marignano, e tornare il giorno successivo a Firenze. Una volta caduta la Repubblica di Siena il G. continuò la sua attività diplomatica per conto di Cosimo I.
Il G. morì il 26 giugno del 1562 - almeno a detta di Ascanio Caracciolo, in una lettera da Barcellona del 27 giugno alla corte toscana (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del principato, Carteggio universale dei granduchi, Cosimo I, filza 494, c. 417) -, mentre accompagnava in Spagna Francesco de' Medici per ordine del duca. Le circostanze della morte sono confermate da un nipote del G., Alessandro, nella dedica a Ferdinando de' Medici delle sue Assertiones ex theologia ac philosophia conservate nella Biblioteca comunale di Siena (C.III.26, cc. 27r-32v).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Balia, 100, c. 198v; 116, c. 177r; 469, cc. 127v-128r, 146r, 147v, 151v, 159v, 161v, 164-165, 169r, 170v-171r, 174r, 176r; 473, cc. 167r, 176v, 178v, 183r-187r, 197v-198r; Particolari, Famiglie senesi, 83; Mss., A.62: Raccolta di nomi proprii di persone nobili sanesi… risedute in diversi magistrati…, c. 225; Siena, Biblioteca comunale, Mss., A.III.27, c. 312r; A.VI.54: Compendio istorico di sanesi nobili per nascita, illustri per attioni, riguardevoli per dignità…, cc. 237-238r; A.VII.35: G.A. Pecci, Scrittori senesi. Parte seconda, c. 52v; D.VII.6, c. 38; P.III.15: Nomi, e cognomi di persone maschi, e femmine nobili sanesi battezzate dall'anno 1500 sin all'anno 1560…, ad annum; P.IV.10: S. Bichi Borghesi, Bibliografia degli scrittori senesi, c. 504r; P.IV.14: Id., Scrittori senesi. Notizie, c. 172v; Z.I.6: U. Benvoglienti, Scrittori senesi, c. 322; Id., Prefazione alle cronache sanesi, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XV, Milano 1729, p. 6; B. Carli Piccolomini, Commento sopra la canzone "Hotti donato il cor di buona vogla"…, Siena 1909, passim (alle pp. 79 s. una lettera a B. Buoninsegni a Milano da Siena, 3 marzo 1547); C. Tolomei, Delle lettere libri sette, Venezia 1549, cc. 287v-292r (una lettera al G. da Padova del 1° dic. 1547, omessa in altre edizioni); O. Lombardelli, Della eccellenza libri due, Firenze 1578, p. 24; O. Malavolti, Historia de' fatti, e guerre de' Sanesi…, Venezia 1599, III, libro IX, p. 149; I. Ugurgieri Azzolini, Pompe sanesi, o vero Relazione delli huomini, e donne illustri di Siena e suo Stato, Pistoia 1649, I, titolo XVIII, p. 569; titolo XX, p. 647; II, titolo XXIV, pp. 38 s., 52; G. Gigli, L'Accademia senese, ovvero scrittori diversi dell'Accademia sanese…, in Diario sanese, I, Lucca 1723, p. 243; G.A. Pecci, Memorie storico-critiche della città di Siena, III, Siena 1758, pp. 135, 173, 214, 218, 223; IV, ibid. 1760, pp. 212-214, 216; L. De Angelis, Biografia degli scrittori sanesi, Siena 1824, p. 353; F. Brocchi, Collezione alfabetica di uomini e donne illustri della Toscana…, Firenze 1852, p. 97; Le Carte strozziane del R. Archivio di Stato in Firenze. Inventario, I, Firenze 1884, p. 415; E. Narducci, Di un manoscritto di rime del secolo XVI recentemente acquistato dalla Biblioteca Angelica, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, IV (1888), 6, p. 275; G. Pardi, Notizie e documenti sulle relazioni tra Lucca e Siena, II, in Bull. senese di storia patria, VIII (1901), pp. 119 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1924, p. 154; N. Bartoli, Le congiure di Siena e la cacciata degli Spagnoli del 1552, in Bullettino senese di storia patria, XXXVII (1930), pp. 371, 380, 382 s.; G. Palmieri Nuti, Compendio di storia senese (dalle origini della città all'anno 1559), Siena 1948, p. 179; R. Cantagalli, La guerra di Siena (1552-1559). I termini della questione senese nella lotta tra Francia e Asburgo nel '500 e il suo risolversi nell'ambito del principato mediceo, Siena 1962, pp. LXXXII s., 162, 369, 396 s., 399, 416; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, III, p. 625.