GIOVANNINI, Alessandro (Sandro)
Nacque a Roma il 10 luglio 1915, da Emanuele, cancelliere di tribunale, e da Giuseppa Ciccolini. Laureatosi in legge per volontà paterna, non esercitò mai la professione; mosse, invece, i primi passi nel giornalismo come redattore de Il Littoriale (poi Corriere dello sport), quotidiano rivale de La Gazzetta dello sport, dove lavorava P. Garinei, suo futuro alter ego, con cui legò subito.
La loro prima collaborazione arrivata in palcoscenico - dopo un copione rimasto nel cassetto (Pozzi, p. 76) - risale al 1944, nel clima di grande fermento seguito alla liberazione di Roma, quando, nella farmacia del padre di Garinei, fondarono il settimanale umoristico Cantachiaro, insieme con I. De Tuddo, F. Monicelli, F. Scarpelli e M. Majorana. Nel giro di qualche mese il giornale dette origine a un lavoro teatrale, ispirato allo stesso stile satirico e con il medesimo titolo, grazie all'intervento dell'impresario R. Paone, che riuscì a scritturare come protagonisti Anna Magnani ed E. Viarisio (teatro Quattro Fontane, Roma, 1° sett. 1944).
Allo spettacolo, ancora concepito secondo i canoni tradizionali nel succedersi di sketches e numeri coreografici legati da un filo conduttore, ma già proiettato verso la modernità per l'inusuale contenuto di satira politica, avevano contribuito anche De Tuddo e Monicelli; fra gli interpreti figuravano Marisa Merlini, Olga Villi, Lea Padovani, C. Ninchi, L. Pavese.
Dopo il felice esordio il G., che nel frattempo si era sposato, fu avvicinato dal regista M. Mattoli, perché, insieme con P. Garinei, scrivesse il copione di una rivista per la sua compagnia, la ben nota Za bum. Lo spettacolo - che, ancora una volta aveva preso il nome da un settimanale, Soffia so', fondato l'anno prima e destinato ad avere vita breve - andò trionfalmente in scena il 13 genn. 1945, sempre al Quattro Fontane. Protagonista nuovamente la Magnani, affiancata da un nutrito gruppo di attori di prosa, tra i quali si distinse l'esordiente A. Tieri.
Il lavoro, questa volta firmato esclusivamente dal G. e da Garinei, segnò l'effettivo inizio della loro esclusiva e intensa collaborazione trentennale e dette vita a una delle coppie più solide e di maggior successo del teatro leggero italiano, destinata a diventare celebre come ditta G&G. I due, senza alcuna distinzione di ruoli, lavoravano in modo assolutamente intercambiabile, con grande disciplina e con un impegno quotidiano, da veri professionisti dello spettacolo, animati da una concezione imprenditoriale del teatro. Nella coppia, il G. "rappresentava il versante impulsivo […], Garinei la faccia più razionale" (Il Messaggero, 27 apr. 1977).
Nel maggio 1945 il G., licenziato dal Littoriale, portò in scena con Garinei Cantachiaro 2, ancora una "rivista satirica, una specie di cabaret dell'epoca, anzi di giornale umoristico parlato" (L. Garinei - M. Giovannini); protagonista la Magnani, insieme con G. Cervi e con l'esordiente R. Vianello. Seguirono, sempre nel 1945, Soffia so' n. 2 (in cui figurava, tra gli altri, il giovane A. Sordi) e Pirulì pirulà (con C. Campanini, A. Rabagliati e le tre Nava).
Nel marzo 1946, con la regia di Mattoli e la partecipazione della Magnani e di Viarisio, presentarono la rivista Sono le dieci e tutto va bene. Nello stesso anno, dopo la parentesi del Giro d'Italia, seguito dal G. e Garinei come inviati de Il Tempo, ebbe luogo lo storico incontro tra la ditta G&G e Wanda Osiris, la soubrette per eccellenza, nella nuova rivista Si stava meglio domani, andata in scena al Lirico di Milano nel novembre 1946.
Lo spettacolo, sontuoso ed elegante, coniugò lo sfarzo che tradizionalmente accompagnava la Osiris con i recitativi di G&G, segnando l'evoluzione della rivista satirica all'italiana nella rivista a grande spettacolo, imperniata sulla combinazione di soubrette e di comico, in questo caso Viarisio.
Per la stagione 1947-48 furono ancora autori di una rivista con la Osiris e Viarisio, Domani è sempre domenica (settembre 1947), il primo spettacolo del dopoguerra a uscire dai confini italiani, seguito, nel novembre 1948, da Al Grand Hotel - produzione all'insegna del kolossal, definita da A. Campanile "il più importante avvenimento teatrale italiano dalla fine della guerra" - e da Sogni di una notte di questa estate (1949), con la partecipazione di vedettes internazionali quali i celebri Nicholas Brothers, ballerini di tip tap.
Nello stesso anno il G. e Garinei curarono per la RAI la trasmissione Giringiro, in diretta, concepita come una successione di sketches e parodie in musica e in versi, a commento delle tappe del Giro d'Italia.
Tra le trovate più divertenti, la premiazione giornaliera dell'ultimo classificato con la maglia nera, che faceva eco a quella rosa del vincitore, consegnata da La Gazzetta dello sport. Nell'avventura furono coinvolti l'attore emergente Raffaele Pisu, il pianista G. D'Anzi, il Quartetto Cetra e l'attrice-cantante Isa Bellini.
Nel 1950 il G. e Garinei portarono in scena la rivista Il diavolo custode, molto liberamente ispirata a J.W. Goethe, e La bisarca, dall'omonima trasmissione radiofonica andata in onda a partire dal dicembre 1948, nella quale si raccontavano le vicende di un moderno Noè alle prese con un secondo diluvio universale.
Lo spettacolo, che segnò l'esordio di G&G al teatro Sistina di Roma - destinato a divenire il "loro" teatro - e rivelò una nuova coppia di comici provenienti dall'avanspettacolo, R. Billi e M. Riva, era caratterizzato dall'assoluta preminenza del testo, con decisi riferimenti all'attualità, su qualsiasi altro elemento della rappresentazione, senza tuttavia trascurare il consueto apparato rivistaiolo.
Nel mese di dicembre, con la rivista Black and white, si venne definendo l'affiatato gruppo di lavoro che per anni sarebbe rimasto accanto al G. e a Garinei. Ne facevano parte l'impresario Paone, principale artefice del loro esordio con il primo Cantachiaro, lo scenografo G. Coltellacci e il musicista G. Kramer. Con loro, nel 1951, portarono in scena Gran baldoria, e, l'anno successivo, lo spettacolo che segnò il ritorno sulle scene della Osiris, Gran baraonda.
Contemporaneamente, tenendo dietro alle suggestioni esercitate dal musical americano, il G. e Garinei cominciarono a muoversi progressivamente verso la commedia musicale, segnando un ulteriore passo nell'evoluzione della rivista all'italiana.
"Ad una abilità drammaturgica indubbia, che sapeva architettare le trame più complicate e sbrogliare i dialoghi sul filo di una brillante leggerezza ora comica ora patetica, essi seppero aggiungere un dosaggio astuto e insieme delicato degli altri elementi dello spettacolo: la musica, le variazioni coreografiche, il dinamismo delle scenografie" (Corriere della sera, 27 apr. 1977).
I primi passi verso il nuovo genere furono mossi con la trilogia imperniata su R. Rascel, all'epoca già noto come attore di rivista, anche se proprio con G&G avrebbe raccolto i suoi più vistosi successi. Ne facevano parte Attanasio cavallo vanesio (1952), Alvaro piuttosto corsaro (1953) e Tobia la candida spia (1954), ancora timidamente definiti "fiabe musicali".
G&G, tuttavia, non abbandonarono completamente gli schemi di spettacolo più tradizionali e parallelamente, nella stagione 1953-54, portarono in scena due riviste classiche: Made in Italy, unico loro incontro con E. Macario, e Caccia al tesoro che, come La bisarca, era tratta da un'omonima trasmissione radiofonica.
Un nuovo viaggio negli Stati Uniti e l'immersione nel musical americano li spinsero verso una più decisa conversione al genere della commedia musicale. Al ritorno in Italia, nel settembre 1954, si presentarono al pubblico con Giove in doppiopetto, liberamente tratto dall'Anfitrione di Plauto e ritagliato sul brillante C. Dapporto, affiancato dalla debuttante Delia Scala.
Lo spettacolo, dove il filo conduttore diveniva racconto prevalendo definitivamente sugli sketches del comico e sugli allestimenti coreografici sontuosi, in stile Folies-Bergères, riscosse un tale successo da tenere il cartellone per due anni consecutivi.
Nell'estate del 1955, per la televisione, furono autori del quiz Duecento al secondo, condotto dal comico romano M. Riva, in onda tutte le domeniche.
Dotato di grande ritmo e vis comica il quiz, ispirato a un analogo programma americano, fu bruscamente sospeso nel mese di settembre, per le critiche della stampa che giudicò al limite della crudeltà la pungente ironia delle penitenze cui erano sottoposti i concorrenti incapaci di rispondere alle semplici domande loro proposte.
Nella successiva stagione teatrale, 1955-56, G&G portarono sulle scene La granduchessa e i camerieri con la Osiris, Billi e Riva e il debuttante G. Bramieri. L'anno dopo fu segnato dal successo, sul palcoscenico dell'Eliseo (Roma), della commedia musicale La padrona di raggio di luna, con due attori di prosa, Andreina Pagnani ed E. Calindri, seguita da Carlo non farlo - sui modi di Giove in doppiopetto, con Dapporto e Lauretta Masiero - e, infine, da Buonanotte Bettina.
Quest'ultima rivelò la coppia W. Chiari - Delia Scala, e inaugurò la nuova tecnica della doppia scena girevole, introdotta da Coltellacci per rendere più fluido il passaggio dalle parti recitate a quelle coreografiche. Fu, inoltre, il primo spettacolo di G&G a essere tradotto e rappresentato all'estero.
Nel 1957 G&G tornarono in televisione con un gioco musicale a premi, Il musichiere, condotto ancora una volta da Riva.
La trasmissione, rielaborata sulle tracce di un programma americano Name that tune (e cioè "Dimmi il nome di questo motivo"), e sostenuta dal consueto ritmo e dalla vivacità creativa dei due non meno che dalla comunicativa "romanesca" di Riva - era nata, infatti, per essere la risposta romana al milanese Lascia o raddoppia? - registrò grandissimi ascolti e fu trasmessa anche in Eurovisione.
La stagione 1957-58, di nuovo all'insegna della commedia musicale, vide il ritorno di Rascel, in Un paio d'ali, e della coppia Dapporto - Scala, in L'adorabile Giulio. Nel 1958 G&G diventarono produttori, oltre che autori e registi, con lo spettacolo Un trapezio per Lisistrata, ispirato all'attualità della guerra fredda, con P. Panelli nei panni del russo Dimitrione, M. Carotenuto in quelli dell'americano Samio e l'esordiente N. Manfredi in quelli di Euro. Dopo una nuova parentesi televisiva nel 1958-59, quando furono autori, per due stagioni consecutive, della celebre Canzonissima, nel 1960, con Un mandarino per Teo, G&G diventarono anche impresari e gestori, legando, da quel momento in poi, il loro destino a quello del teatro Sistina. L'anno successivo, con Rinaldo in campo, ambientato in Sicilia all'epoca dello sbarco dei Mille, il G. e Garinei celebrarono, a modo loro, il centenario dell'Unità d'Italia.
Si trattò di una delle loro creazioni più riuscite, con cui raccolsero un successo trionfale: "un testo agile, dove la fantasia si unisce alla storia, la commedia al dramma", e dove "scene, coreografie ed attori si compongono e scompongono con un sincronismo quasi perfetto" (Il Tempo, 21 dic. 1966). Tra i protagonisti, D. Modugno, nella sua più fortunata partecipazione teatrale, Scala, Panelli e la coppia F. Franchi e C. Ingrassia, all'epoca sconosciuti.
Mentre a Torino proseguivano le repliche di Rinaldo in campo, a Milano debuttava un copione ancor più dichiaratamente commemorativo, Enrico '61, con Rascel nei panni di un cappellaio romano, nato appunto nel 1861, il quale, attraverso i suoi ricordi personali, rievoca l'ultimo secolo di storia italiana.
Lo spettacolo, che registrò il successo dell'ennesimo attore rubato alla prosa, G. Tedeschi, presentava una ulteriore invenzione scenica di Coltellacci: quattro tapis-roulants sui quali si muovevano, con grandi effetti, attori, fondali e quinte.
Dopo le due incursioni di ambientazione storico-patriottica, l'anno successivo, G&G tentarono la commedia musicale romanesca con Rugantino, scritto insieme con P. Festa Campanile, M. Franciosa e L. Magni, musiche di A. Trovajoli e coreografie di D. Krupska.
Costruita intorno a una delle più celebri maschere romane, e ambientata nella Roma del 1830 ispirata ai sonetti di G.G. Belli e alle stampe di B. Pinelli, la commedia gettava un ponte tra la Roma papalina e la Roma contemporanea. Replicata nella capitale e in tutta Italia con grande successo, fu poi portata a Broadway, dove rimase in cartellone per cinque settimane, in versione italiana con sopratitoli. Tra gli attori di questa prima edizione si ricordano Manfredi, A. Fabrizi, tornato al palcoscenico dopo diciassette anni, Bice Valori e Lea Massari.
Due anni più tardi, nel 1964, G&G presentarono, con Il giorno della tartaruga, una nuova commedia musicale con la quale si allontanavano dal modello kolossal di Rinaldo in campo e Rugantino, per proporre scene semplicissime e due soli attori, Rascel e la Scala, nella parte di due coniugi intenti a battibeccare.
L'anno successivo riuscirono a portare sul palcoscenico del Sistina M. Mastroianni, allora all'apice del successo cinematografico, affidandogli il ruolo di Rodolfo Valentino in Ciao Rudy, "rappresentazione antologica delle varie tappe che avevano portato lo sconosciuto Rodolfo Pietro Filiberto Guglielmi a essere il "favoloso Rodolfo" e nello stesso tempo un'analisi sottile, acuta, ironica del personaggio" (Jattarelli). Allo stesso salto, dal cinema e dalla prosa al teatro musicale, convinsero anche E.M. Salerno, scritturato, insieme con le gemelle Alice ed Ellen Kessler, per Viola, violino e viola d'amore (teatro Sistina, settembre 1967), la storia di un fanta-adulterio scritta con L. Magni e coprodotta da C. Ponti.
Nel 1968 ci fu un breve ritorno alla televisione con il Delia Scala story, quattro puntate dedicate alla celebre soubrette, e, nel 1969, festeggiarono le nozze d'argento della loro collaborazione teatrale con Angeli in bandiera, una commedia musicale ambientata nel sottobosco della malavita, con G. Bramieri e Milva.
Nel 1970, con la collaborazione di Iaia Fiastri, presentarono un copione ambientato nell'anno Mille, in piena psicosi da fine del mondo, "in una atmosfera brancaleonesca e stracciona", Alleluja brava gente (teatro Sistina, dicembre 1970) che lanciò l'esordiente G. Proietti, al fianco di R. Rascel. Venticinque anni dopo La bisarca, il G. lavorò, quindi, a quello che sarebbe stato il suo ultimo copione, affrontando nuovamente il tema del diluvio universale, nella commedia musicale Aggiungi un posto a tavola (teatro Sistina, dicembre 1974).
"Allestito con profusione di mezzi e di effetti" (Il Resto del carlino, 10 dic. 1974), lo spettacolo, che aveva come protagonisti J. Dorelli, Panelli, la Valori e l'esordiente Daniela Goggi, raccolse un tale successo di critica e di pubblico, da essere rappresentato in Italia per due intere stagioni, e poi portato in tournée a Vienna, Madrid, Lubecca, in Messico, e di nuovo in Italia.
Il G. si spense a Roma il 26 apr. 1977.
Pur tenendo conto delle significative collaborazioni alla radio e alla televisione, e di un breve incontro con il cinema (per il quale furono trasposti Attanasio cavallo vanesio da C. Mastrocinque nel 1953 e Giove in doppiopetto da D. D'Anza nel 1955, Come te movi te fulmino, da Un paio d'ali di Mattoli, nel 1958), fondamentalmente il G. deve essere considerato uno dei più significativi protagonisti di trent'anni di storia del teatro leggero italiano, contribuendo, insieme con Garinei, non solo alla trasformazione dello spettacolo di rivista, ma anche alla nascita del genere, nuovo per l'Italia, della commedia musicale, ispirata al modello del musical americano e tuttavia dotata di un proprio carattere. Il merito maggiore di G&G è stato, infatti, quello di avere sprovincializzato il teatro italiano, con "l'occhio attento a quanto di meglio s'è fatto altrove, non per copiarlo ma per inserirlo in un contesto nuovo e rivitalizzarlo" (Corriere della sera, 27 apr. 1977) e "il segreto del successo della ditta Garinei e Giovannini […] sta forse nella straordinaria capacità dei due "G" di aderire ai tempi, percependo con formidabile intuito umori ed esigenze del pubblico" (Il Gazzettino, 27 apr. 1977).
Il teatro di G&G, che ha spesso superato i confini nazionali, per essere rappresentato in molti paesi europei e dell'America latina, ha continuato a essere ripreso sui palcoscenici italiani. Delle numerose riedizioni si ricordano quelle di Rinaldo in campo con M. Ranieri, del 1988; Alleluja brava gente con Sabrina Ferilli e M. Ghini, del 1994; Un paio d'ali con la Ferilli e M. Micheli, del 1996; e soprattutto Rugantino, con E. Montesano nel 1978 e con la Ferilli e V. Mastrandrea nel 1998 e nel 1999.
Fonti e Bibl.: Necr., tutti del 27 apr. 1977, in Il Messaggero, Corriere della sera, Il Resto del carlino, La Nazione, Il Gazzettino, Il Tempo, Il Mattino, Il Giorno, e, a un mese dalla morte, in Il Tempo, 26 maggio 1977. Vedi anche: recensioni a Domani è sempre domenica, in La Città, 18 nov. 1947; Il Momento, 18 nov. 1947; a Rugantino, in Il Tempo, 17 dic. 1962; Corriere della sera, 13 ott. 1963; La Stampa, 13 ott. 1963; Il Tempo, 14 dic. 1978; Corriere della sera, 19 dic. 1978; a Il giorno della tartaruga, in Il Corriere lombardo, 27-28 ott. 1964; Il Tempo, 27 ott. 1964; Corriere della sera, 27 ott. 1974; Il Messaggero, 27 ott. 1974; a Rinaldo in campo, in La Stampa, 30 nov. 1966; Il Messaggero, 21 dic. 1966; Il Tempo, 21 dic. 1966; a Viola, violino e viola d'amore, in Il Tempo, 17 nov. 1967; Il Messaggero, 17 nov. 1967; Il Messaggero, 23 nov. 1967; Corriere della sera, 23 nov. 1967; ibid., 1° marzo 1968; La Stampa, 10 genn. 1969; Il Messaggero, 27 marzo 1969; ad Angeli in bandiera, in Il Tempo, 22 ott. 1969; Corriere della sera, 11 genn. 1970; La Stampa, 4 apr. 1970; ad Alleluja brava gente, in Corriere della sera, 24 dic. 1970; Il Tempo, 24 dic. 1970; La Notte, 1° ott. 1971; a Ciao Rudy, in La Stampa, 3 marzo 1973; Il Mattino, 15 apr. 1973; ad Aggiungi un posto a tavola, in Il Resto del carlino, 10 dic. 1974; La Stampa, 10 dic. 1974; Il Mattino, 10 dic. 1974; Il Messaggero, 10 dic. 1974. Vedi pure: L. Garinei - M. Giovannini, Quarant'anni di teatro musicale all'italiana, Milano 1985, ad indicem; E. Pozzi, I maghi dello spettacolo, Milano 1990, ad indicem; F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia 1992, ad indicem; Enc. dello spettacolo, V, col. 1324; Filmlexicon degli attori e delle opere, II, col. 1051.