GALILEI, Alessandro
Architetto, nato a Firenze il 25 luglio 1691, morto a Roma il 21 dicembre 1736. In gioventù da alcuni signori inglesi fu condotto in Inghilterra dove rimase 7 anni. Tornato a Firenze prima del 1719, ebbe sotto i granduchi Cosimo III e Gian Gastone de' Medici la carica di "primo architetto e soprintendente delle regie fabbriche"; ma di questo periodo come del tempo del suo soggiorno in Inghilterra non conosciamo alcuna opera. Finora il G. può essere giudicato solo per i tre lavori da lui compiuti a Roma, dove nel 1730 fu chiamato da Clemente XII: essi bastano a dargli una personalità ben distinta e preminente fra gli architetti del tardo barocco.
La facciata della basilica di S. Giovanni in Laterano, il cui progetto venne scelto dal papa fra quelli presentati da Ferd. Fuga, Luigi Vanvitelli e altri, fu cominciata nel 1732 e condotta a termine nel '35. Essa, pur richiamando nell'unico ordine altissimo sormontato da un attico con grandi statue la facciata di S. Pietro (è possibile che il G. abbia cercato di proposito una tale analogia fra le due maggiori chiese della cristianità), risente anche l'influenza dei modelli inglesi di architettura palladiana del sec. XVII e dei primi del XVIII. Si confronti per esempio con la facciata del corpo principale di fabbrica del castello di Blenheim (primi del secolo XVIII) di John Vanbrough. Unità architettonica lucidamente concepita, trae la sua bellezza dal contrasto fra l'imponenza delle masse, colonne e lesene poggianti sopra alte basi, e i vuoti del portico e loggia superiore: ne risulta una grandiosità fastosa e insieme uno slancio, che si risolve innalzando verso il cielo le gigantesche figure dei santi disposte in gruppi sapienti sul terrazzo dell'attico.
Nella stessa chiesa la cappella Corsini, commessa da Clemente XII e terminata verso il 1736, è un'aula a pianta cruciforme (in realtà apparente quasi quadrangolare per l'estrema cortezza dei bracci) sormontata da cupola, di un tipo abbastanza frequente nelle chiese di Roma. Dotata di grande slancio verticale, la superficie delle pareti bene spartita da lesene ergentisi sopra un alto zoccolo, con una ornamentazione ricca, ma non soverchiante, di marmi rari sulle pareti, di oro nelle vòlte, ci appare un'opera perfetta, che tuttavia non aggiunge nulla alla personalità del suo autore. Senza dubbio più interessante, per quanto inferiore come risultato estetico, la facciata della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, terza opera romana dell'architetto (1734 circa). In essa il G. cercò di modificare il tipo comune della facciata barocca a due ordini sovrapposti riavvicinandosi al tipo basilicale, ma l'accordo fra il piano inferiore, impiantato troppo solennemente e quasi di per sé stesso bastevole (a parte l'altezza) per una facciata di ordine unico, e il corpo centrale rialzato non gli riuscì felice; e tutto l'insieme dell'opera soffre di una certa sproporzione. Nel 1731 il G. era stato incaricato da Clemente XII di studiare una nuova sagrestia di S. Pietro: egli elaborò un progetto che però non venne mai eseguito.
Bibl.: F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, 3ª ed., Parma 1781, II p. 328; K. Escher, Barock und Klassizismus, Lipsia 1910, passim; A.E. Brinckmann, Baukunst des 17. und 18. Jahrh. in den roman. Ländern, Berlino 1915, pp. 138, 139; Willich, in Thieme-Becker, Künstler-Lex., XIII, Lipsia 1920; A. Michel, Hist. d. l'art, VII, i, Parigi 1923, pp. 164-166.