FRANCHI, Alessandro
Nacque a Prato il 15 marzo 1838 da Antonio, berrettaio, e da Anna Piccioli, cappellaia. Fu avviato al disegno dal pittore A. Ferrarini, grazie all'interessamento del quale riuscì a ottenere una sovvenzione pubblica che gli permise di studiare alla scuola comunale. Nel 1852 vinse una borsa di studio messa a concorso dal Comune di Prato. Per interessamento di Cesare Guasti, nel gennaio del 1853 partì per Siena, dove frequentò, fino al 1863, l'Istituto di belle arti, riportando premi ai concorsi annuali e triennali. Nel 1854 venne nominato aiuto maestro nell'insegnamento di disegno elementare di figura presso il professor G. Bruni; nel 1864, alla morte di questo, gli succedette nell'incarico.
La sua prima commissione fu un piccolo Presepio (ubicazione ignota) richiesto nel 1857 dal Guasti ed esposto l'anno seguente nella sala dell'Istituto d'arte di Siena. Nel 1860 all'esposizione senese presentò S. Elisabetta e, l'anno seguente, S. Luigi re di Francia. I due quadri, realizzati per la chiesa di S. Domenico a Prato, vennero riproposti, insieme con il Presepe, all'Esposizione di Firenze (1861).
Qui la pittura senese era rappresentata da opere di L. Mussini e dei suoi allievi A. Cassioli, A. Visconti, il F. e L. Piaggio. Il S. Luigi re di Francia (che ottenne un premio) e S. Elisabetta vennero lodati da P. Selvatico (1863, p. 26) per il "correttissimo disegno delle estremità e delle teste" e "le drapperie di egregio partito e mirabilmente modellate". Con questi due quadri il F. si presentava come il più accreditato discepolo del Mussini, il più attento agli interessi per la pittura religiosa di J.-A.-D. Ingres, che il maestro aveva elaborato nel dipinto S. Isabella e Edvige e che l'allievo restituiva nella S. Elisabetta.
Nel 1863 il F. realizzò, su commissione della famiglia Martini di Prato, il S. Giorgio, esposto nel mese di marzo a Siena e oggi conservato presso il palazzo degli Spedalinghi di Prato. L'anno successivo a Prato il Guasti organizzò un comitato per commissionargli un quadro con un episodio della vita di G. Savonarola, che, nonostante i numerosi disegni e studi preparatori (1864-1871), il F. non portò mai a termine. In questo periodo realizzò S. Maddalena de' Pazzi in estasi per il seminario fiorentino di Cestello, l'Immacolata Concezione per la chiesa di S. Agostino a Prato e altri piccoli quadri sempre a carattere religioso. Da ricordare il Trasporto di s. Stefano (esposto alla mostra senese del 1865), in quanto mette in luce le sue elaborazioni dei testi figurativi francesi, in particolare il Trasporto di s. Cecilia di A.-W. Bouguereau, esposto a Roma nel 1854, ma soprattutto le opere dell'allievo di Ingres H. Flandrin, presente a Siena per la seconda volta nel 1863 (Paolozzi Strozzi, 1976, p. 21). Il Trasporto di s. Stefano fu lodato per la scelta del soggetto poiché escludeva la scena cruenta della lapidazione per presentare invece il corteo affranto che depone il corpo nelle catacombe, per il "magistero del pennello", per i mirabili effetti di luce, per il taglio "ardito della composizione", ma, soprattutto, per l'effetto sentimentale, grondante di compassione che l'opera esprimeva (Schizzi sulle belle arti…, 1865).
Nel 1866 sposò Emilia Sampieri. Nel 1868 intraprese un viaggio di studio a Venezia, insieme con G. Bandini. Rimase colpito dalla pittura religiosa del Quattrocento veneziano, come scrisse nel 1870 in una lettera con la quale informava il Guasti di star lavorando alla Madonna col Bambino e i ss. Crispino, Crespiniano, Filomena e Luca, commissionatagli già nel 1865 (Prato, S. Pier Forelli). L'opera, impostata secondo lo schema di una pala belliniana, fu terminata l'anno seguente e inviata a Milano all'Esposizione di belle arti di Brera.
Il dipinto era l'unico di soggetto sacro tra i 352 esposti. In tale occasione il Guasti, sollecitato dal Mussini, presentò per lettera il F. a C. Boito, che nella recensione alla mostra (1871) definì la sua arte "coscienziosa e rispettabile… archeologica, con un certo effetto, una certa soavità, una certa correzione di disegno".
Già dal 1870 il F. iniziò a lavorare ai graffiti con la Religione e le tre Virtù teologali, in sostituzione di quelli di C. Amidei (1780), per il pavimento antistante la cappella del Voto nel duomo di Siena. La realizzazione a graffito su marmo fu eseguita da L. Maccari. I disegni, raffiguranti La Speranza e La Religione, furono premiati all'Esposizione provinciale di belle arti industria e artigianato (Siena, 1870). La similitudine con gli affreschi per la volta della cappella Nerli a Quinciano, eseguiti nel 1865, fa presupporre l'utilizzo degli stessi disegni. Il pavimento fu terminato nel 1871 e il buon esito del lavoro indusse probabilmente l'Opera del duomo a commissionare al F. i tre esagoni a graffito e intarsio per il pavimento della cattedrale sottostante la cupola, a completamento di quelli già realizzati da D. Beccafumi, e la sostituzione delle mandorle del Sozzini. Questi lavori furono terminati nel 1876.
I marmi narravano le Storie bibliche di Elia e di Acabbo. Nel febbraio del 1873 furono esposti a Siena il cartone Elia che sale al cielo del F. e Nerone dopo la sconfitta del Mussini. Ambedue le opere parteciparono all'Esposizione universale di Vienna che si teneva in quell'anno. Il F., insieme col Cassioli e lo scultore T. Sarrocchi, riportò il premio della medaglia dell'arte (da ricordare che facevano parte della giuria Mussini e G. Dupré). Nel 1877 uscì un articolo del Mussini (Les graffiti du dôme de Sienne et m. A. F., in L'Art, III [1877], pp. 241-248), corredato da ampie illustrazioni, nel quale si elogiava lo stile, la "perfetta manifestazione del soggetto", e la sintonia con l'opera del Beccafumi.
Tra il 1872 e il 1876 il F. fu inoltre impegnato nella cappella del Crocifisso, o Vinaccesi, del duomo di Prato, al ciclo di affreschi realizzati in sostituzione del mai compiuto Savonarola che predica in S. Marco.
La progressione dei lavori è testimoniata dai carteggi fra il F. e il Guasti e dalle esposizioni annuali senesi, alle quali il pittore partecipò con i cartoni appena terminati. Nel dicembre del 1876 gli affreschi furono scoperti e il Guasti diede alle stampe un opuscolo descrittivo sulle storie narrate, episodi del Vecchio Testamento che alludevano al Nuovo.
Se il Guasti poteva fare paralleli fra i Profeti del F. e quelli di Raffaello in S. Maria della Pace a Roma, nel nostro secolo la critica (Andrews, 1967, pp. 23, 91) ha accostato i lavori per il duomo di Siena alle incisioni del nazareno J. Schnorr von Carolsfeld per la Bibbia illustrata edita a Lipsia nel 1860, e quelli per il duomo di Prato alle pitture di J. von Führich; una interpretazione diversa viene data da Del Bravo (1972, p. 740 e n. 3), il quale ravvisa nelle figure di Giosuè e di Giuseppe degli affreschi pratesi una somiglianza "in maniera rispettivamente stringente e notevole a quelle analoghe del ciclo parigino" di St-Germain-des-Prés di Flandrin.
Nel corso degli anni Settanta il F. realizzò gli affreschi allegorici dei quattro elementi (1870-73) sulle volte dell'atrio di palazzo Bichi-Ruspoli a Siena, riquadri inseriti felicemente nelle decorazioni neorinascimentali di G. Bandini. Del 1876 è L'Assunzione, quadro per la chiesa di S. Agostino a Prato, mentre nel 1878 saranno scoperti i mosaici delle tre cuspidi della facciata del duomo di Siena: del F. è il disegno della Presentazione al tempio della Vergine (cuspide sinistra).
Sempre nel 1878 il F. terminò l'affresco neoquattrocentesco La Pietà per la tomba della famiglia Banchi nel cimitero della Misericordia di Siena. Qui nel corso degli anni Ottanta lasciò importanti testimonianze figurative, che documentano un ulteriore passaggio del suo percorso stilistico: dall'attività giovanile, caratterizzata da un "formalismo rigoroso e muto", ai lavori degli anni Settanta, dove si riscontra una assonanza con l'opera del Flandrin nel senso di una adesione all'art pour l'art, per giungere appunto agli anni Ottanta con gli affreschi raffiguranti Le Marie al sepolcro (1880: cappella Bandini Piccolomini) e l'Annunciazione (1884: cappella Raffo) a un recupero sentimentale di ascendenza ruskiniana, con stridori cromatici di richiamo quasi preraffaellita (Del Bravo, 1972, pp. 750-753).
Gli affreschi per la cappella Raffo (1884-86) rappresentano altresì le molte varianti stilistiche che il F. adottava anche all'interno di uno stesso ciclo pittorico: dal racconto pacato e soave restituito con toni chiari e luminosi del registro superiore, dove troviamo anche l'Annunciazione, al racconto più serrato e patetico con tonalità terragne del registro inferiore, dove sono rintracciabili riferimenti beccafumiani (Discesa al Limbo).
Le allegorie de La Lombardia e la Venezia (peduccio) e dell'Italia trionfante (tondo al centro del soffitto) nella sala Vittorio Emanuele II del palazzo pubblico di Siena, compiuti dal F. nel 1887, hanno un'eloquenza e un brio coloristico di stampo neoveneto. Diversamente le storie narrate nell'oratorio di S. Teresa (serie di quadri realizzati fra il 1879 e il 1900) hanno un tono piano, sommesso; sfumano i contrasti cromatici e l'evento miracoloso si fa partecipe del nostro quotidiano. Il racconto diventa più intimo e domestico nelle Storie di s. Caterina nell'oratorio in Fontebranda a Siena, commissionate dal sacerdote G. Olmi nel 1891 ed eseguite dal F. fra il 1893 e il 1896, in collaborazione con G. Marinelli. Per alcune figure dello Sposalizio mistico di s. Caterina sono state individuate ancora derivazioni da immagini di E. Burne-Jones (Spalletti, 1994).
Rimasto vedovo nel 1883, si risposò nel 1893 con Luisa Mussini, figlia di Luigi e Luisa Piaggio, anche lei pittrice.
Il F. morì a Siena il 29 apr. 1914.
Artista prolifico, il F. lavorò incessantemente sino alla morte non solo a numerose piccole opere di carattere devozionale, ma anche a quadri e affreschi decisamente più impegnativi - molti di questi eseguiti in collaborazione con G. Marinelli - come, fra gli altri, la tela con I sette santi fondatori de' servi di Maria (1888-90: Siena, chiesa dei servi), i cicli decorativi per la chiesa del Carmine a Lavagna (1890-93), per la cappella del Seminario del Chiappeto a San Martino d'Albaro presso Genova (1901-1904), per la cappella di S. Anna a Nostra Signora del Monte a Genova (1905-1906), per la cappella Antinori nel cimitero della Misericordia a Soffiano (1908-1912). Oltre all'insegnamento - nel 1888, alla morte del Mussini, ricevette l'incarico di professore di figura e pittura - il F. rivestì diverse cariche pubbliche fra le quali quella di membro della Commissione provinciale conservatrice dei monumenti e belle arti (1888).
Fonti e Bibl.: P.E. Selvatico, La pittura storica e sacra d'Italia all'Esposizione nazionale di Firenze nel 1861, in Arte e artisti, studi e racconti, Padova 1863, pp. 25 s.; Schizzi sulle belle arti in Siena, in La Provincia di Siena, 22 ag. 1865, pp. 218 s.; C. Boito, Rassegna artistica, in Nuova Antologia, ottobre 1871, p. 407; C. Guasti, Descriz. delle pitture a fresco eseguite in una cappella della cattedrale di Prato dal cav. A. F. pratese, Prato 1876; F. Mussini, A. F. e le sue opere, Siena 1915; K. Andrews, I nazareni, Milano 1967, pp. 23, 91, tav. LIX; Carteggi di C. Guasti, a cura di F. De Feo, Firenze 1970-1986, I-X, ad Indicem; C. Del Bravo, Per A. F., in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, II (1972), 2, pp. 737-759; A. Natali, Gli affreschi di A. F. nel duomo di Prato, in Antichità viva, XIV (1975), 6, pp. 43-49; B. Paolozzi Strozzi, A. F. Disegni restaurati della Pinacoteca di Prato (catal., Prato), Firenze 1976; R. Agresti, in Siena tra purismo e liberty (catal., Siena), Milano-Roma 1988, pp. 250-256 (con bibl.); E. Spalletti, La pittura dell'Ottocento in Toscana, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, II, adIndicem; G. Mazzoni, ibid., pp. 834 s. (con bibl.); S. Hansen, in Die Kirchen von Siena, a cura di P.A. Riedl - M. Seidel, München 1992, II, pp. 222-230, nn. 228-245; Il duomo di Siena. Documenti. Studi. Restauri (catal.), Siena 1993, pp. 77, 91, 107 n. 29; E. Spalletti, Il secondo Ottocento, in La cultura artistica a Siena nell'Ottocento, Siena 1994, pp. 342 ss; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 312 s.; Enc. Italiana, XV, p. 875.