FORZORI (Forziori), Alessandro
Non sono note le date di nascita e di morte di questo pittore aretino, figlio di Giovanni Donato, collaboratore di Giorgio Vasari, attivo tra il 1564 e il 1585.
Viene citato per la prima volta in una lettera scritta da Leonardo Marinozzi al Vasari il 6 dic. 1564 in relazione alla decorazione del palazzo dei cavalieri di S. Stefano a Pisa (Gronau, 1906; Frey, 1930). Il F. vi è ricordato per aver rimediato con la sua "esperienza e giudizio" ad un lavoro malfatto da Tommaso del Verrocchio, altro collaboratore del Vasari nei dipinti e graffiti che ornavano la facciata del palazzo. La stima e la protezione del Vasari nei confronti del giovane concittadino sono d'altronde confermate dal fatto che aveva affidato a lui il disegno e i cartoni per il palazzo pisano (Frey, 1940).
Il Vasari (1568) cita nuovamente il F. quale suo collaboratore nel capitolo delle Vite dedicato agli accademici del disegno, a proposito degli apparati allestiti nel 1565 in palazzo Vecchio per le nozze di Francesco de' Medici e Giovanna d'Austria. Inoltre, a riprova della confidenza intercorsa tra i due artisti, il F. aveva eseguito una delle "armi" dipinte nei granai della casa del Vasari ad Arezzo (Frey, 1930).
Sempre nel 1565 il F. fu eletto ad Arezzo "presidente delle Arti del disegno" (Del Vita, 1912). Del 1568 è la Deposizione di Cristo per la chiesa di S. Francesco a Citerna, firmata e datata, segnalata da A. Del Vita e da lui considerata tra le opere più riuscite del F., per la vivacità della composizione e del colore, benché assai dipendente dai modelli vasariani. L'anno seguente il F. firmò la pala con la Discesa dello Spiritosanto per la chiesa di S. Domenico a Città di Castello, oggi conservata nella locale Pinacoteca comunale.
Un tempo completata dalla figura di Dio benedicente dipinto nel timpano dell'altare, anche questa pala mostra una struttura compositiva memore degli esempi vasariani. Se l'impostazione monumentale dell'esedra con nicchie ornate da statue e la disposizione piramidale dei personaggi rivelano un rigore da buon professionista, le tipologie dei personaggi sono stancamente replicate dagli originali del repertorio del maestro e l'esecuzione pittorica dei dettagli risulta a tratti piuttosto scadente (Mancini, 1987).
Probabilmente quasi coeva è la pala con lo stesso soggetto che il F. eseguì per il convento dei frati minori di Sergiano, oggi conservata nella Pinacoteca di Arezzo: simile lo schema compositivo, più insistite le intenzioni ritrattistiche espresse in alcuni personaggi, mentre poco valutabile è l'aspetto coloristico a causa delle cattive condizioni del dipinto (Salmi, 1921).
Il manoscritto Notizie storiche degli uomini illustri aretini del marchese Antonio Albergotti riferisce di una tavola raffigurante una Madonna con Bambino, s. Bernardo di Chiaravalle e s. Romualdo, firmata dal F. e datata al 1570 per la chiesa di Pescaiola, nonché di un contratto ottenuto dal F. il 17 marzo 1577 dagli operai del duomo di Arezzo per la costruzione di un ciborio del Ss. Sacramento (Del Vita, 1912), di cui non rimane alcuna traccia. A testimoniare l'attività del F. come frescante, impegnato quindi anche in decorazioni di ambienti privati, rimane un soffitto nella villa Occhini, detta "Le Striscia", presso Arezzo, da lui firmato e datato al 1582 (ibid.; Salmi, 1932).
Gli affreschi della villa Occhini, pur definiti dal Salmi manchevoli nel disegno delle figure, sono riconosciuti come espressione di maggior scioltezza e piacevolezza rispetto alle più convenzionali composizioni di soggetto religioso, benché si mantenga vivo anche in questo caso il ricordo delle decorazioni vasariane.
Un dipinto molto danneggiato raffigurante la Circoncisione, firmato e datato al 1585, era stato segnalato da Del Vita (1912) nella canonica della chiesa parrocchiale di S. Fiora a Torrita di Siena. Lo stesso Del Vita scopriva in una nicchia della sala Maggiore del palazzo comunale di Arezzo un affresco raffigurante il Crocifisso e s. Donato, firmato dal F. e datato allo stesso anno 1585. Non mancano altre segnalazioni e attribuzioni di opere che potrebbero arricchire il catalogo del F., catalogo che rimane ancora da precisare e confermare: tra queste è interessante la notizia riportata dal Mancini (1832) di un Battesimo di Cristo, da lui stesso attribuito al F., nella chiesa di S. Agostino a Sansepolcro.
Il F. lavorò prevalentemente tra la Toscana (soprattutto nell'Aretino) e l'Umbria, nella zona comunque di influenza medicea, e nonostante la continuità che dimostra una buona affermazione professionale, non ricevette incarichi ufficiali importanti al di là della iniziale collaborazione con Vasari. Dopo il 1585 non esistono ulteriori notizie circa l'attività dell'artista.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite…(1568), a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 620 n. 2; G. Mancini, Istruzione storico-pittorica per visitare le chiese e palazzi di Città di Castello, Perugia 1832, p. 271; G. Gronau, Una lettera inedita di G. Vasari, in Rivista d'arte, IV (1906), 3-4, pp. 62-64; A. Del Vita, Di un quadro già attribuito al Vasari e del suo vero autore, in Rass. bibliogr. dell'arte ital., XV (1912), pp. 6-10; Id., La Pinacoteca d'Arezzo, in Rass. d'arte antica e moderna, II (1915), 5, p. 119; M. Salmi, Ricerche intorno alla badia di Ss. Fiora e Lucilla ad Arezzo, in L'Arte, XV (1912), p. 281 n. 1; Id., Catal. della Pinacoteca comunale di Arezzo, Città di Castello 1921, pp. 57 s.; Der literarische Nachlass G. Vasaris, a cura di K. Frey, II, München 1930, pp. 135-137, 448, 899; M. Salmi, Il palazzo e la piazza dei Cavalieri, in Il palazzo dei Cavalieri e la Scuola normale di Pisa, a cura di G. Gentile, Bologna 1932, pp. 25 s., 28; Neue Briefe von G. Vasari, a cura di H.W. Frey, München 1940, pp. 89, 90 n. 3, 91, 93, 96, 99; Pinacoteca comunale di Città di Castello, I, Dipinti, a cura di F.F. Mancini, Perugia 1987, p. 211 n. 42; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 234 s.