FILICAIA, Alessandro
Nacque a Firenze il 13 ag. 1429 da Antonio di Luca e da Bartolomea di Giovanni di Paolo Morelli.
La famiglia traeva il nome da un piccolo borgo del contado fiorentino, presso Pontassieve, da cui era emigrata a Firenze nel corso del sec. XIII. Di modeste origini e tradizionalmente dediti all'attività manifatturiera nell'ambito dell'arte della lana, i Filicaia cominciarono a godere uffici pubblici in città all'indomani dell'instaurazione del governo popolare: dal 1284 e fino alla caduta della Repubblica fiorentina, nel 1530, essi esercitarono per sessantasei volte il priorato e per dodici volte il gonfalonierato di Giustizia, la massima carica del regime repubblicano, anche grazie alla loro precoce adesione al partito mediceo.
Nella portata al Catasto del 1455 ed in quelle successive il F. non fa alcuna menzione di una sua partecipazione ad imprese commerciali o manifatturiere: egli sembra vivere esclusivamente dei redditi dei suoi possessi immobiliari, situati per lo più nella stessa zona di origine della famiglia, e dei suoi investimenti in titoli del debito pubblico (Monte); a questi proventi andranno ben presto ad aggiungersi gli emolumenti di diversi uffici pubblici estrinseci, che garantivano una congrua retribuzione, e che egli cominciò a esercitare con una certa frequenza a partire dal 1459.
Tali incarichi comportavano funzioni di governo in una delle varie circoscrizioni in cui dall'inizio del sec. XV era diviso il dominio fiorentino; con quelle erano connessi anche poteri giudiziari, limitati al campo civile nel caso delle podesterie minori, estesi anche al campo criminale nel caso delle podesterie maggiori, dei vicariati e dei capitanati; l'incarico di castellano di una delle varie fortezze dello Stato comportava invece compiti militari e di ordine pubblico. La durata di ognuno di questi uffici era generalmente di sei mesi; più raramente di un anno e, nel caso del capitanato di Livorno, di quattro mesi.
Gli uffici estrinseci ricoperti dal F. furono i seguenti: podestà di Montevarchi dal 2 apr. 1459; di Mangona dal 27 ott. 1460; di Valdigreve dal 2 genn. 1463; Vicario di Poppi dal 2 dic. 1466; podestà di Empoli 4 al 16 luglio 1468; castellano del castello nuovo di Sarzana dal 27 maggio 1473; di Vico Pisano dal 9 nov. 1474; della cittadella vecchia di Pisa dal 28 apr. 1477; capitano di Marradi dal 15 febbr. 1482; di Livorno dal 18 dic. 1485; podestà di Barga dall'11 luglio 1488; vicario di Valdinievole dal 12 giugno 1494.
A questi si aggiunsero e si intervallarono vari incarichi nell'ambito di magistrature collegiali che operavano all'interno della città di Firenze, i quali, se non davano diritto ad alcuna retribuzione, conferivano però grande prestigio non solo all'eletto, ma anche alla sua famiglia; ciò è vero soprattutto per i "tre maggiori", cioè la Signoria (di cui il F. fece parte nel 1467 come priore e nel 1474 come gonfaloniere di Giustizia), i Dodici buonuomini (di cui fece parte nel 1486) e i Sedici gonfalonieri (di cui fece parte nel 1501).
Oltre ai "tre maggiori", il F. fece parte di molti altri uffici intrinseci: camarlenghi della Camera del Comune, per due mesi dal 1º ag. 1458, ufficiali dei Difetti, per quattro mesi dal 18 marzo 1468; Otto di guardia e balia per 4 mesi dal 1º ott. 1471 e poi di nuovo dal 1º luglio 1479; conservatori di Leggi per sei mesi dal 13 febbr. 1472; ufficiali di Torre per un anno dal 15 genn. 1483; capitani del Bigallo per un anno dal 15 sett. 1491; capitani di Orsanmichele per sei mesi dal 2 apr. 1495; ufficiali dell'Onestà per quattro mesi dal 12 sett. 1504. Ebbe poi alcuni incarichi di carattere amministrativo e tecnico-contabile: doganiere di Fucecchio per un anno dal 1º ag. 1478 e ragioniere degli Ufficiali dei pupilli per un anno dal 1º dic. 1502.
Nell'ambito dell'esercizio di alcuni di questi uffici intrinseci - soprattutto di quelli di natura politica - fu chiamato a partecipare ad alcune Consulte e Pratiche, assemblee formate appunto dai componenti le principali magistrature dello Stato, con l'aggiunta di un certo numero di "arroti", chiamate a dare pareri sulle questioni più importanti per la vita dello Stato.
Il F. intervenne, tra le altre, alle Pratiche riunite nel periodo 1478-79, per decidere sulla condotta della guerra scoppiata in conseguenza della congiura dei Pazzi e sulle misure fiscali da adottare per far fronte alle spese militari, ed a quelle convocate nell'estate del 1505 che avevano come oggetto di discussione i provvedimenti da prendersi per la riconquista di Pisa, la città ribellatasi nel 1494 e che solo nel 1509 sarebbe stata ricondotta sotto il dominio fiorentino.
Il F., che durante il regime mediceo aveva fatto parte del Consiglio dei cento, nel 1502 fu uno dei centocinquanta scrutinati per la carica di gonfaloniere a vita, alla quale risultò eletto Pier Soderini.
Il lungo elenco degli uffici pubblici goduti dal F. certifica che, sebbene egli appartenesse ad una famiglia di stretta osservanza medicea, non fu messo ai margini della vita politica neppure durante il periodo di regime popolare, succeduto nel 1494 alla cacciata dei Medici. Il F. era stato legato da particolare amicizia con Lorenzo il Magnifico, di cui aveva nel 1455 sposato una lontana parente, Margherita di Carlo di Niccolò de' Medici (secondo il Dei, erroneamente, figlia di Iacopo di Michele di Vieri de' Medici); da questo matrimonio nacquero almeno sei figli: Averardo, Antonio, Niccolò, Ivo Maria, Bartolomea e Bernardo.
Il F. fu anche amico personale di Marsilio Ficino, il quale, scrivendo una lettera a Lorenzo il Magnifico che si trovava a Pisa, in data 13 genn. 1474, vi aggiungeva un postscritto di questo tenore: "Salutat te Alexander Filicarius tuus, vir quantum probus tantum nobis carus, ergo carissimus" (L. de' Medici, p. XXII).
L'ultima notizia relativa al F. è del 12 ag. 1512; morì presumibilmente poco dopo; non deve pertanto essere identificato con il personaggio citato dal Nardi che nel 1537 era uno dei capitani di Piero Strozzi. Questi era in realtà un Adimari, ma conosciuto col cognome Filicaia, perché allevato da uno dei figli del F., Ivo Maria, di cui era nipote.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze: Mediceo avanti ilprincipato, 20, cc. 176, 185, 189, 223, 652; 21, c. 354; 23, cc. 559, 720, 728; 35, c. 626; Tratte, 903, cc. 7v, 13v; 904, cc. 3, 39v, 94v; 904, cc. 44v, 49, 64v, 149; 986, cc. 6, 88, 98; Catasto, 927, c. 8; 1020, c. 56; Consulte e Pratiche, 60, cc. 108v, 151v, 154v, 155, 166v, 171, 174, 179, 181; Signori e Collegi. Giornali dideliberazioni, II, cc. 17v, 47v; Raccolta Sebregondi, 2209: G. B. Dei, Albero della nobile famiglia da Filicaia; I. Nardi, Istoriedella città di Firenze, II, Firenze 1858 pp. 302 s.; L. de' Medici, Lettere, I, Firenze 1977, p. XXII; Consulte e Pratiche. 1502-1512, a cura di D. Fachard, Genève 1988, pp. 46, 61, 66.