ALESSANDRO di Masovia
Nacque nella seconda metà del XIV secolo da Ziemowit IV, duca di Masovia, e da Alessandra, che era sorella di Ladislao Jagiełło. Trascorse l'infanzia alla corte di Plock, che, grazie a legami di parentela con principi dell'Impero, manteneva vivaci contatti politici e culturali con l'Occidente. Destinato fin dalla più giovane età allo stato ecclesiastico, Alessandro trovò un fervente protettore nella persona dello zio Ladislao Jagiełło; dietro intervento del re, ottenne, il 24 ott. 1414, la prepositura della chiesa cattedrale di Gniezno, e nel 1423 il canonicato, sempre a Gniezno, ove, tuttavia, si recò rare volte. Soggiornò alla corte di Cracovia dal febbraio 1415 all'agosto dell'anno seguente. Nel 1417 s'iscrisse all'Accademia di Cracovia; là non raggiunse alcun grado accademico, e la sua elezione a rettore nel 1422 si compì contro gli statuti accademici, certo per dare splendore all'università, e forse anche per interessamento dello Jagiełło. Questi, fin dal 1414, cercava inutilmente di ottenere un vescovato per A.; solo il 20 ott. 1423, grazie a tali sforzi e ad un complesso di circostanze, il pontefice innalzò il duca di Masovia alla dignità di vescovo di Trento.
Dopo la morte di Giorgio di Liechtenstein (1419), che aveva lottato per dieci anni con Federico IV, conte del Tirolo, per sottrarre il vescovato alla dipendenza feudale dagli Asburgo, l'intera diocesi di Trento si trovava in possesso di Federico. L'elezione di Alessandro, oltre che alle pressioni del re di Polonia su Martino V, fu dovuta ai rapporti di parentela che intercorrevano fra gli Asburgo e i Piasti di Masovia: una sorella di Alessandro, Cymbarka, era sposa, infatti, di Ernesto il Ferreo, fratello di Federico IV.
Il 15 giugno 1424, trovandosi ad Innsbruck insieme con un numeroso seguito di Polacchi, particolarmente masoviani, A. concluse col conte del Tirolo l'accordo che gli permetteva di prender possesso della sua diocesi: il 26 dello stesso mese entrò in Trento. Il 27 sett. 1425 ricevé la consacrazione vescovile dal vescovo di Feltre, Enrico Scarampi.
Secondo il Ba̢kowski, A. mirava a costituire in Trento un centro politico libero da ogni influsso esterno. Cardine di tale politica, necessariamente ostile a Federico IV del Tirolo, che, pure, lo aveva portato al seggio vescovile, erano i buoni rapporti con Filippo Maria Visconti e con l'imperatore Sigismondo. A. agì, quindi, nell'orbita politica dell'imperatore, mantenendo contemporaneamente stretti rapporti di amicizia con Filippo Maria, in funzione antiveneziana. Si trovò al seguito del Lussemburgo durante la prima parte del suo viaggio italiano del 1431-32; e, una seconda volta, dal maggio 1434 fino al febbraio 1435, quando l'imperatore faceva ritorno da Basilea a Vienna.
Guastatisi i rapporti col conte del Tirolo, l'imposizione di nuove tasse e le preferenze accordate ai Polacchi del seguito provocarono lo scontento degli stati, culminato nella rivolta del 15 febbr. 1435. Mentre A. era occupato a Basilea col concilio, gli stati si volsero a Federico; Trento fu, così, occupata da ufficiali del conte. La vertenza venne composta a Vienna in maniera non vantaggiosa per A.: si ribadiva il rapporto di dipendenza del vescovato dalla contea del Tirolo, condannando implicitamente la politica di alleanza con Milano. Ciò non impediva al vescovo di stringere, poco più tardi (1438), un nuovo patto col Visconti, e di guerreggiare contro Venezia, con sfortuna. Tuttavia, negli ultimi anni, l'azione politica di A. a Trento passa in seconda linea rispetto all'attività svolta al servizio del concilio.
Educato a Cracovia, in un ambiente ove predominava la dottrina della supremazia del concilio, a questa A. rimase sempre fedele. Giànel maggio e nel giugno 1432, era stato chiamato a Basilea; allora, però, non aveva aderito all'invito, a causa dei disordini che minacciavano Trento. Solo al principio del 1434, poté recarsi personalmente a Basilea, insieme con altri rappresentanti della diocesi, di nazionalità polacca. Vi rimase per cinque mesi, nello stesso periodo in cui soggiornò presso il concilio l'imperatore Sigismondo; lasciata Basilea, il 18 giugno si trovava ad Ulma insieme con l'imperatore, che seguì fino a Vienna. Dopo la rottura di Eugenio IV coi padri di Basilea, A. fu tra i primi a riconoscere nel concilio la suprema autorità ecclesiastica. I padri gli concessero, nel dicembre 1439, il patriarcato di Aquileia; ma, giacché il capitolo era dalla parte di Eugenio, effettivo patriarca fu Ludovico Scarampi, nominato dal papa. Il 12 ottobre 1440, Felice V lo fece cardinale del titolo di San Lorenzo in Damaso; poi, nel marzo 1442, vescovo di Coira. Di questi benefici non poté godere: conservò invece, fino alla morte, il ricco beneficio del presbiterato di Vienna, ottenuto il 25 ottobre 1442 dietro interessamento dell'imperatore.
Federico III era figlio di Ernesto il Ferreo e di Cymbarka; fra zio e nipote intercorrevano, inoltre, gli stessi rapporti di amicizia ed alleanza che prima avevano stretto A. a Sigismondo. Di ciò approfittò Felice V, inviandolo in qualità di legato alla corte di Vienna, con incarichi di notevole rilievo. Nel maggio 1442, A. giunse a cedere a Federico III il governo del vescovato per un periodo di due anni, che intendeva trascorrere lontano dalla diocesi (così la guerra scoppiava nuovamente nel Trentino, fra il partito cittadino imperiale e la nobiltà tirolese). Assicuratosi anche la simpatia della nobiltà di corte, A. fu in grado di affrontare con successo, sempre nel maggio '42, il legato di Eugenio IV, Giuliano Cesarini. Nello stesso anno, tornato per breve tempo a Trento, si recò a Basilea e di qui a Losanna, al seguito di Felice V. Il 5 apr. 1443 era nominato dal concilio legato in Austria, Ungheria e Polonia. Verso la metà di maggio, A. si scontrava nuovamente, a Vienna, col Cesarini, il quale si trovava a capo di una ambasceria polono-ungherese.
Intento del Cesarini era la conclusione formale d'una tregua fra l'imperatore e Ladislao III, re di Polonia e, di fatto, d'Ungheria. Tale tregua avrebbe dovuto garantire l'Ungheria ad occidente, durante le progettata spedizione contro gli Ottomani. Il concilio giudicava che una spedizione vittoriosa, condotta sotto la direzione di Roma, avrebbe notevolmente innalzato il prestigio della Curia, specie in Ungheria e in Polonia. Giustamente, quindi, il Ba̢kowski presenta il fallimento delle trattative per la pace come un successo del concilio e di A. di Masovia.La malattia impedì ad A. di passare in Polonia e proseguire la più interessante opera diplomatica della sua vita. Circondato da un gruppo di connazionali, morì a Vienna il 2 giugno 1444.
Bibl.: L. Bakowski, Ksiâżé Mazowiecki Aleksander, biskup trydencki (Il duca Alessandro di Masovia, vescovo di Trento),in Przegla̢d Historyczny,XVI (1914), pp. 1-34 e 129-163: si sofferma sulla giovinezza di A. e sulla sua attività al servizio del concilio; avanza l'ipotesi d'una influenza della vita culturale a Trento, ai tempi di A., sui primi umanisti polacchi. Per l'opera politica di A. Quale vescovo di Trento, che ilBa̢kowski tratta sommariamente, cfr. A. Jager, Geschichie der Landständischen Verfassung Tirols,II, 1, Innsbruck 1882, pp. 388-393; II, 2, ibid. 1885, p. 41 s.; cfr., nell'op. dello stesso aut. Der Streit der tiroler Landschafì mit Kaiser Friedrich III. wegen der Vormundschaft über Herzog Sigmund von Österreich von 1439 -1446,in Archiv für österreichische Geschichte,XLIX (1872), il capitolo intitolato Excurs über das Verhältniss des Fürstenthums Trient zu Tirol, Venedig und Mailand unter dem Bischofe Alexander (1423-1444),pp. 244-261. Nuovi docc. relativi al vescovo di Trento si trovano In Deutsche Reichstagsakten unter Kaiser Friedrich III.,I, Gotha 1914, a cura di H. Herre, pp. 334, 505 s.,510 s.; II, 2, Stuttgart-Gotha 1928, a cura di L. Quidde, p. 585; cfr. O. Eubel, Hierarchia catholica,I, Monasterii 1913, p. 498; II, ibid. 1914, pp. 9, 256;Ch-I. Hefele-H. Leclercq, Histoire des conciles,VII, 2, Paris 1916, pp. 1080 s.