DE RITIIS (De Riciis, Ricci o "de domo Petri Ricci"), Alessandro
Nacque a Collebrincioni presso L'Aquila, nel 1434. Nel 1446, in seguito a un'accesa predicazione quaresimale del frate minore Paolo da Siena in L'Aquila, fu spinto ad entrare nell'Ordine di S. Francesco; prese l'abito il 5 luglio 1450, come sembra, nel convento di S. Giuliano nei pressi dell'Aquila, dove rimase alcuni anni in compagnia, tra gli altri, del beato Vincenzo de Riveira (o dell'Aquila o di Pescocostanzo).
Nei primi anni della sua professione si recava spesso alla chiesa conventuale di S. Francesco nella vicina città, per visitare le spoglie di s.Bernardino da Siena, lì conservate. Nel 1456 era a Capestrano, da dove, recandosi casualmente a Chieti, riusci a scampare al terremoto. Ebbe in quel periodo l'occasione di visitare l'archivio di s. Giovanni di Capestrano, dove lesse molti documenti soprattutto pontifici, che trascrisse nelle sue Cronache. Si trasferì presto all'Aquila, forse alla custodia del corpo di s.Bernardino; di certo era presente in città nel 1461, alla fonditura della campana maggiore.
Il 10 genn. 1464 presiedette il capitolo tenuto da diciotto frati dell'Osservanza (ma che si trovavano alloggiati presso i conventuali) dal quale scaturì l'elezione di Pasquale Santucci da Pizzoli e di Pietro Paolo Tofani da Torre a collettori dell'elemosina per la fabbrica di S.Bernardino. Nello stesso anno era anche presente al capitolo generale di Assisi.
Più volte, dal 1469, fu guardiano di S.Bernardino e in tale ufficio ebbe reiterati scontri con la Camera aquilana, la quale voleva sottrarre alla chiesa il diritto alla riscossione della gabella dello zafferano, ottenuta precedentemente per le spese della fabbrica. Era ancora guardiano nel 1475, quando accolse Giacomo della Marca (Piceno); nel 1479 fu nominato vicario provinciale dell'Ordine in Abruzzo per un anno. Nel 1485 era a Sulmona nel convento di S.Nicola, nuovamente in compagnia del beato Vincenzo aquilano, quando il 25 settembre all'Aquila veniva ucciso A. Cicinello, logoteta del duca di Calabria, con alcuni suoi seguaci; in quell'occasione era a Sulmona il duca stesso, che lo pregò di tornare all'Aquila per sedare gli animi ed invitare gli ufficiali della Camera cittadina alla sottomissione al duca e alle volontà regie, ma egli declinò l'incarico. Nel 1487 era un'altra volta guardiano del convento di S. Bernardino all'Aquila e sovrintese l'anno successivo alla costruzione della grande cupola. Nel 1493 accompagnò la regina Giovanna di Aragona nella visita al sepolcro del grande santo senese; presenziò quindi, nello stesso anno, al capitolo generale degli osservanti che si tenne in Firenze, e in quell'occasione ebbe modo di visitare i luoghi francescani della Verna.
Si ritirò quindi nuovamente nel convento di S. Giuliano, dove negli anni 1493-97 pose mano alla stesura delle sue Cronache, i cui codici autografi rimasero per lungo tempo nella biblioteca del convento. La data della morte va posta tra il 1497 e il 1498.
L'opera principale del D. è senz'altro la Chronica civitatis Aquilae, completamento e continuazione della Cronaca di Buccio di Ranallo, in latino, ma con passi intercalati in volgare. Vi si individuano tre parti: la prima, il "Chronicon Mundi" (dove il D. dipende principalmente da Martino Polono, Orosio, Paolo Diacono e, per i dati più recenti, da Buccio, Nicola da Borbona e Francesco da Angeluzio), e la compilazione di tavole sinottiche ordinate su tre colonne parallele relative rispettivamente alle genealogie e ai fatti biblici, agli imperatori romani e ai papi, agli imperatori germanici e ai re di Napoli. A questa fa seguito la seconda parte, la "chronica de Aquila scilicet Butii de Ranallo", in volgare, dalla fondazione della città al 1362, cui sono aggiunte tre poesie, anche in volgare, probabilmente del D., cui si deve anche la suddivisione, non sempre felice, dell'opera in capitoli, nonché l'intercalare di proprie terzine alle quartine di Buccio, con lo scopo evidente di commentarne così il testo. Nell'ultima parte il D. continua l'opera di Buccio fino al 1495, terminando con la descrizione del capitolo degli osservanti del 7 giugno 1495.
L'altra opera storica, la Chronica Ordinis minorum, è di valore assai mediocre in quanto dipende in gran parte dalla precedente storiografia francescana; essa ha però il notevole pregio di riportare in copia un gran numero di documenti, soprattutto relativi alla provincia dell'Abruzzo, che il D. lesse in originale negli archivi da lui visitati e che riportò fedelmente. Tra questi, hanno particolare importanza quelli "scritti dalla mano del b. Giovanni da Capestrano".
Degli altri dieci titoli che si riferiscono alla sua produzione teologica, pastorale e liturgica cinque sono di opere pervenuteci manoscritte, mentre altri cinque sono noti solo attraverso citazioni dello stesso autore. Ci sono pervenuti un Dominicale totius anni (composto nel 1470, come si deduce da un'annotazione sul terremoto di quell'anno, ma vi furono aggiunte posteriormente notizie di altre calamità degli anni 1470-80), un Quadragesimale de credibilibus fidei, raccolta di settanta sermoni di contenuto teologico tenuti forse all'Aquila dal D. nel 1480, degli Officia b. Mariae Virginis et Passione Christi, cui segue, nel codice, il Mariale (autografo: "per minimum Minorum minimum fr. Alexandrum de Aquila"), con cinquanta sermoni e, alla fine, il racconto della miracolosa conversione di una meretrice predicato "in civitate Aquilana, in B. Bernardino, die 2 februarii 1487" e un Corollarium Marialis sottoscritto e datato al 1488. Tutte queste opere, e in particolare quelle dedicate alla Vergine, oltre alla disponibilità del D. per il latino così come per il volgare, mostrano una sua certa inclinazione al componimento in versi con ispirazione frequente a Bernardo di Chiaravalle.
Le opere ora perdute che il D. cita come proprie sono il Quodlibetum, un trattatello più volte ricordato dal D. in altre opere; la Regula fratrum minorum, probabilmente una collazione dalla regola e dalle costituzioni dei capitoli generali dell'Ordine; una raccolta di sermoni intitolata Festivum, forse un Quadragesimale de Sacramentiis di cui parla nell'altro quaresimale sopracitato, ma che potrebbe essere rimasto nelle intenzioni come l'altra opera citata nello stesso Quadragesimale de credibilibus fidei, il Sacrarium, se non si tratta addirittura della stessa.
I manoscritti in cui le cronache del D. ci sono state tramandate autografe, oggi all'Archivio di Stato dell'Aquila (Arch. civ. aquil., S 71-74; un cod. esiste anche presso la Bibl. naz. di Napoli, V. H. 145), restarono dopo la morte del D. al convento di S. Giuliano; dati poi in prestito ad un religioso del convento di S. Bernardino dell'Aquila dopo il 1571, vennero restituiti nel 1592. Quando, nel secolo XVII, S. Giuliano passò ai minori osservanti, i codici, con l'intera biblioteca, passarono nuovamente a S. Bernardino e lì rimasero fino al 31 luglio 1865, quando i beni del monastero vennero incamerati dallo Stato. Una copia manoscritta della cronaca aquilana fu certamente eseguita per la famiglia Rivera, che la conservava ancora nel sec. XVIII. La Chronica civitatis Aquilae è edita in Cassese (1941 e 1943), XXVII, pp. 165-216 e XXIX, pp. 185-268;la Chronica Ordinis minorum si trova edita in Chiappini (1927 e 1928).
Fonti e Bibl.: N. Toppi, Biblioteca napoletana, et apparato a gli huomini illustri in lettere di Napoli, e del Regno..., Napoli 1678, p. 8; G. Pansa, Di frate A. D. e delle sue cronache, in Rivista abruzzese di scienze e lettere, VII (1892), pp. 105-110; Id., Intorno alla supposta stampa d'una cronaca aquilana del sec. XV, in Rass. abruzzese di storia ed arte, III (1899), 9, pp. 265 s.; Id., Quattro cronache e due diarii ined. relativi ai fatti dell'Aquila, Sulmona 1902, pp. XXXV-XLI; V. De Bartholomaeis, in Cronaca aquilana rimata di Buccio di Ranallo di Popplito di Aquila, Roma 1907, in Fonti per la storia d'Italia, XLI, pp. VII, XLVIII ss.; Id., Il teatro abruzzese del Medio Evo, Bologna 1922, pp. 317-328, 355-358; A. Chiappini, De vita et scriptis fr. Alexandri de Riciis, in Archivum franciscanum histor., XX (1927), pp. 314-35, 563-574; XXI (1928), pp. 86-103, 285-303, 553-579; V. De Bartholomaeis, Niccolò da Borbona rimatore, in Atti e mem. d. Convegno storico abruzzese-molisano... 1931, Casalbordino 1936-1940, p. 63;R. Valentini, Del cosidetto Ciminello e del cod. Antonelli nuovamente ritrovato, ibid., p. 217; L. Cassese, La "Chronica civitatis Aquilae" di A. D., in Arch. stor. per le prov. napoletane, n. s., XXVII (1941), pp. 151-216; XXIX (1943), pp. 185-268; S. Piacentino, Fonti bernardiniane nell'Arch. di Stato di Aquila, in Boll. d. Soc. di st. patria A. L. Antinori negli Abruzzi, s. 5, XII (1950), pp. 47-56; A. Chiappini, Regestum chronologicum vitae s. Bernardini Senensis ex Chronica Ordinis fr. Alexandri de Ritiis, in Franciscan Studies, XXVII (1967), pp. 109-113; G. Basciani, La cronaca di Buccio di Ranallo compendiata da fr. A. D. in un ms. inedito dip. Aniceto Chiappini, in Bull. della Deput. abruzzese di storia patria, LVII-LIX (1967-1969), pp. 7-29;A. Centofanti Verini, Note alla storia della basilica di S. Bernardino. Documenti, ibid., pp. 159-188; E. Giammarco, Storia della cultura e letter. abruzzese, Roma 1969, pp. 432-443; Dal manoscritto al libro a stampa. Castello dell'Aquila, giugno-novembre 1982 (catal.), a cura di W. Capezzali, L'Aquila 1982, pp. 24, 97; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, IV, p. 168.