LEOPARDI, Alessandro de
Orafo, fonditore, architetto, nato a Venezia non dopo il 1466, ricordandolo il primo documento che di lui si conosce - in data 25 giugno 1482 - "testis iuratus" e perciò già allora in età di almeno 16 anni. Morì a Venezia fra il giugno 1522 e il marzo 1523. Le prime sue notizie tra il 1484 e il 1487, e di poi nel 1496, nel 1506 e nel 1510, lo indicano come maestro stampatore di zecca stipendiato e altresì elogiato per la sua bravura, quale "magister perfectissimus et rarissimus in sculptura et educendo ere". Messo al bando nel 1487 da Venezia e dal territorio della Dominante per cinque anni, e stabilitosi a Ferrara, alla corte estense, fu l'anno appresso, nel 1488, richiamato in patria, per deliberazione del Consiglio dei Dieci, con l'incarico di condurre a termine la fusione in bronzo della statua equestre di Bartolomeo Colleoni, opera rimasta interrotta dalla morte del Verrocchio, che ne aveva preparato il modello, e che il L. ultimò, nel 1495, con l'ideazione e l'esecuzione altresì del basamento architettonico, lasciandovi inciso il suo nome e ritraendone così gran fama, da essere conosciuto e ricordato anche in documenti come "Alessandro del Cavallo".
Una notizia del 22 giugno 1500 lo fa apparire come "fusor di artiglierie" e tre anni dopo, nel 1503, gli viene dato incarico, insieme con Antonio Lombardo, di attendere ai lavori della cappella Zen in San Marco, con speciale incombenza, per quanto si può supporre, della parte architettonica: lavoro da cui due anni dopo, per insorto litigio, veniva allontanato. Nel 1505 inaugurava il pilo bronzeo del pennone centrale per gli stendardi di piazza S. Marco, a cui pochi anni dopo seguivano gli altri due laterali.
Nel 1507 il L. prepara il modello per la Scuola grande della Misericordia che nel 1515 gli viene restituito; nel 1509 e nel 1511 egli viene chiesto dai rettori di Padova e di Treviso per ispezionare le fortezze delle loro città e nel 1514 è dapprima interpellato dalla Signoria, e poi incaricato, contemporaneamente ad altri 3 architetti, di preparare un modello per le Fabbriche nuove di Rialto da costruire sul posto di quelle bruciate l'anno stesso. Infine nel 1521 è eletto dal convento di Santa Giustina di Padova, quale "proto" per l'erezione della nuova chiesa, per cui egli prepara il modello, iniziandone la costruzione.
I documenti e le opere certe presentano il L. più che come scultore, come abile fonditore, orafo squisito, ingegnere e architetto. Cadute le tarde, poco attendibili attribuzioni, la sua attività di scultore viene circoscritta ai tre pili firmati di Piazza San Marco, in cui il maestro nelle figure di divinità, di tritoni, di satiri, di putti e di sirene, disposti a formare gli stupendi fregi allegorici, presenta caratteri e fome che lo avvicinano all'arte del Briosco padovano: ma è da chiederci se il nome incisovi dal L. si debba, come in altri casi, riferirsi solo all'opera di fusore piuttosto che a quella insieme di fusore e di ideatore dell'opera plastica.
Come architetto, una sola opera rimarrebbe oggi a testimoniare, oltre l'ideazione della base del Colleoni, le doti e i caratteri del L. in tale campo: la chiesa di Santa Giustina di Padova, che iniziata dal L. su suo modello, e su questo continuata, lui morto, fino all'impostazione del soffitto, senza l'intervento di alcun altro "proto", mostrerebbe quanto il L. si riallacciasse, nella struttura generale e nei singoli partiti architettonici, alla corrente postcoducciana dell'inoltrato Rinascimento, la quale ha la sua singolare espressione nella monumentale chiesa veneziana di S. Salvatore, a cui il L. ebbe certo a ispirarsi.
Bibl.: A. Moschetti, in thieme-Becker, Künstl.-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929 (con la bibl. preced.).