CICERI, Alessandro (in cinese, Lo Li-shan e Teng-yung)
Figlio di Gian Angelo e di Delia Orchi, nacque a Como il 29 maggio 1639 da famiglia decurionale, che ottenne il. titolo comitale nel 1672 ed era imparentata con gli Odescalchi: un cugino del C., Carlo Stefano, venne fatto cardinale nel 1686, da papa Innocenzo XI, che per l'appunto era un Odescalchi. Entrato giovanissimo nella Compagnia di Gesù il 19 ott. 1655 a Chieri, chiese fin dal z febbr. 1661 di essere inviato in terra di missione, rinnovando la richiesta nove volte (Arch. Rom. Soc. Iesu, Indipetae, voll. 747 e 748 ad Indicem) fino al 28 marzo 1672, allorché questa venne accolta. Dopo aver fatto professione dei quattro voti il 15 ag. 1672 a Como, si imbarcò il 2 apr. 1674 a Lisbona diretto a Goa in India, dove giunse nel 1675. Vi si trattenne per circa due anni, ripartendone nell'aprile del 1677 alla volta di Macao, dove, giunto il 20 luglio dello stesso anno, si accinse allo studio dei cinese, mentre nel contempo serviva come assistente di F. S. Filippucci, superiore della residenza dei gesuiti di Canton. Dal 1682 al 1685 tornò in India come visitatore delle provincie di Goa e del Malabar; quindi, essendo stato nominato procuratore a Roma, partì per l'Europa, trattenendovisi per circa quattro anni. Nominato visitatore in Giappone e in Cina (5 febbraio del 1689), l'8 aprile del 1690 egli si reimbarcò a Lisbona e il 15 luglio 1691 fece ritorno a Macao. Dovette però ripartire il 15 ott. 1691 insieme con i gesuiti portoghesi E. Ozorio e J. Suarez per recarsi a Pechino a negoziare la libertà di predicazione della religione cristiana in Cina.
Furono ricevuti il 17 genn. 1692dall'imperatore K'ang-hsi, che li accolse favorevolmente ma volle che le trattative fossero condotte dai gesuiti T. Pereira, portoghese, e A. Thomas, belga, da tempo residenti a Pechino. Le trattative si conclusero il 22 marzo 1692, allorché venne emanato l'editto che permetteva ai Cinesi di abbracciare la religione cristiana e ai missionari di predicarla.
Il C., poco esperto della lingua cinese e non preparato in matematica e astronomia, si era recato di controvoglia a Pechino, temendo di sentirsi inutile in quella missione dove erano destinati i migliori sinologi e scienziati della Compagnia; finì però per restarci quasi quattro anni fin quando gli giunse la notizia della sua nomina a vescovo di Nmchino, disposta il 3 ott. 1693 da Pietro II di Portogallo e confermata il 25 genn. 1694 da papa Innocenzo XII. Partì il 10 ott. 1695 per Macao per esservi consacrato il 5 febbr. 1696 ed il 25 giugno 1696 prese possesso della sua diocesi, dove succedeva al domenicano cinese Gregorio Lopez (1616-1691), primo vescovo della città.
La nomina del C. si collocava nel mezzo delle lotte fra la Congregazione di Propaganda e il patronato portoghese per la giurisdizione in Cina: quest'ultimo intenzionato ad estendersi su tutto il territorio cinese oltre i confini della colonia di Macao, sede vescovile fin dal 1576;la prima decisa a contrastare tale programma ed a mantenere l'autorità dei vicari apostolici da essa inviati in Cina. Un punto a vantaggio delle tesi portoghesi si ebbe allorquando papa Alessandro VIII, aderendo a richiesta di Pietro II e nonostante il contrario avviso della Congregazione di Propaganda, acconsentì il 10 apr. 1690ad istituire le diocesi di Pechino e di Nanchino in aggiunta a quella di Macao (quest'ultima con giurisdizione sulle attuali provincie del Kwangtung e del Kwangsi, mentre i limiti della giurisdizione delle altre due diocesi non erano specificati) ed a nominare come titolari di esse - suffraganci dell'arcivescovo di Goa e soggetti quindi al patronato portoghese - José de Cazal a Macao, G. Lopez a Nanchino e a Pechino B. Della Chiesa, che fino allora era stato vicario apostolico. Dei tre, soltanto il de Cazal prese possesso della sua diocesi nel 1692, mentre gli altri due non ricevettero le bolle di nomina, che avrebbero dovuto pervenire loro per il tramite portoghese. Il Lopez morì nel 1691, mentre al Della Chiesa venne fatto intendere che era stato nominato vescovo di Nanchino anziché di Pechino. Tale notizia gli era stata confermata da una lettera a firma di Pietro II in data 22 marzo 1691, cosicché sulla base di essa e delle assicurazioni ricevute anche dal de Cazal, si recò a Nanchino e vi acquistò persino una casa. Si trovava pertanto in quella città in attesa delle bolle di nomina e considerandosi sempre incaricato delle funzioni di vicario apostolico quando vi giunse il Ciceri.
Date queste premesse, contrasti fra i due come anche fra il C. e gli altri vicari non potevano mancare. Il C. mostrò al Della Chiesa le bolle della sua nomina il 17 nov. 1696, cosicché soltanto allora questi gli concesse "libero l'uso della sua giuzisdizione ordinaria, riservandosi però la propria in quanto compatibile con l'ordinaria, per non constare in modo alcuno la di lei revocatione" (lettera al cardinale A. Fabroni del 7 ott. 1697, in Sinica franciscana., V [1954] pp. 358-361). Cosìavevano fatto gli altri vicari apostolici, i quali, pur riconoscendo il C. come vescovo, non ritenevano di aver perduto le proprie facoltà come se, accanto alla giurisdizione ordinaria dei vescovi titolari, vi fosse stato posto anche per quella straordinaria dei vicari apostolici. Il C. volle allora piegarne le resistenze indirizzando loro e a chi ne seguiva le parti un "monitum" in data 29 apr. 1698, che equivaleva ad una minaccia di scomunica.
I contrasti erano però destinati ad attenuarsi man mano che diventava nota in Cina la nuova bolla di papa Innocenzo XII. del 15 ott. 1696, per la quale la giurisdizione delle tre diocesi del patronato portoghese veniva limitata a sei province soltanto (le province del Kiangnan e dello Honan alla diocesi, di Nanchino; quelle del Chihli e dello Shantung alla diocesi di Pechino; quelle del Kwangtung e del Kwangsi alla diocesi di Macao) mentre il resto della Cina veniva lasciato ai vicari apostolici.
Frattanto difficoltà finanziarie, causate dalla mancata rimessa da parte portoghese dei fondi per il mantenimento della sede vescovile, costrinsero il C. ad assentarsi da Nanchino per quasi tutto l'anno 1699, da lui trascorso a Macao. Allorché fece ritorno nella sua sede, il Della Chiesa era prossimo a partire, essendogli finalmente pervenute il 20 sett. 1699 - dopo ben nove anni di attesa - le bolle che lo nominavano vescovo di Pechino. In effetti egli lasciò Nanchino il 25 giugno 1700.
Il C. morì a Nanchino il 22 dic. 1703 e venne seppellito nel cimitero di Yuhua-t'ai in quella città.
Fonti e Bibl.: Lettere ed altri suoi scritti sono conservati a Roma in Arch. Rom. Soc. Iesu, Fondo Gesuitico, Iap. Sin. e Goa 35 Goana Hist. 1666-1695, facilmente reperibili nell'inventario; in Arch. S. Congr. Prop, Fide, Indie Orientali-Cina, Scritture riferentisi nei Congressi 6, ff. 448rv, 453rv, 454rv, 455rv; 8, ff. 104rv-105r; in Roma, Bibl. nazionale, ms. 3624 Fondo Gesuitico 1495, 7; in Arch. Segr. Vaticano, Fondo Albani 248, ff. 65rv-66r, 69rv-70r; in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo 1116 (Frati1683-1687), f. 42. Otto lettere sono conservate in copia nella Bibl. com. di Como (ms. 4,4,8); 97 in originale e una in copia nell'Archivio di Stato della stessa città (Miscellanea Ex Museo, busta n. 20). Vedi inoltre: Parigi, Bibl. nat., ms. 4935/II: Kuo Paoliu, Nan-ching Lo chu-chiao mo shen-tao pei-chi (Iscrizione sulla tomba dei vescovo Lo di Nanchino); C. Le Gobien, Histoire de l'Edit de l'Empereur de la Chino en faveur de la religion chrostienne, Paris 1698, pp. 121 ss.; G. G. L[eibnitz], Novissima Sinica, s. 1. 1699, pp. 158-163; G. B. Giovio, Gli uomini della Comasca Diocesi, antichi e moderni..., Modena 1784, pp. 341-351; A. De Backer, Bibliothèque des écrivains de la Compagnie de Jésus, I, Liège 1869, col. 1273; J. de Moidrey, LaHiérarchie catholique en Chine, en Corée et en Japon, Changhai 1914, p. 28; M. Courant, Catal. des livres chinois, coréens, japonais, etc. de la Bibl. Nat., II, Paris 1910, n. 4935/II; O. Maas, Cartas de China, II, Sevilla 1917, pp. 104-108; G. Ceruti, Un patrizio comasco vescovo di Nankin 1637-1704, in L'Ordine, 20 dic. 1924, n. 303; R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Freiburg 1929, p. 964; L. Pfister, Notices biogr. et bibliographiques sur les jésuites de l'ancienne mission de Chine 1552-1773, I, Changhai 1932, pp. 391 s., n. 152; SinicaFranciscana, III (1936); IV (1942); V (1954); VI (1961); VII (1965); VIII (1975); A. Van den Wyngaert, Le patronat portugais et Mgr. Bernardin della Chiesa, in Archivum franciscanum historicum, XXXV (1942), pp. 3-34; C. Mensaert, L'Etablissement de la Hierarchie Catholique en Chine de1684 à 1721, ibid., XLVI (1953), pp. 369-426; Panduronga Pissurlencar, Assentos do Conselho do Estado, IV, Goa 1956, pp. 424, 431; J. Wicki, Liste der Jesuiten Indienfahrer 1541-1758, in, Aufsätze zur portugiesischen Kulturgeschichte, Münster 1967, pp. 305 n. 1157, 308 n. 1273; J. Dehergne, Répertoire des Jésuites de Chine de 1552 à 1800, Roma 1973, pp. 55 s., n. 177; F. Margiotti, La Cina, ginepraio di questioni secolari in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum 1622-1972, I, 2, Roma 1972, pp. 597-631; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, coll. 1174-1175; IX, col. 44; Encicl. Catt., III. Col. 1587.