CIALDI, Alessandro
Nacque a Civitavecchia il 9 apr. 1807 da Luigi, commerciante oriundo toscano, e da Plautilla Gandini. Fortemente attratto dalla vita di mare, nel 1828, all'età di ventidue anni, grazie al generoso interessamento del fratello Angelo, che lo sostenne economicamente, si recò a Genova ove frequentò la scuola nautica fondata da G. A. A. Des Geneys ed ebbe l'opportunità di imbarcarsi, in qualità prima di pilota f. poi di scrivano, su brigantini battenti bandiera sarda in rotta per il Brasile. Ottenute le patenti di capitano di cabotaggio, di lungo e gran corso, nel 1832 accettò di comandare un piccolo bastimento, il "San Carlo", di proprietà di alcuni commercianti romani interessati ai traffici con il Brasile. Nel 1835 era assunto dal governo pontificio come contabile e pilota provvisorio sul brick militare "San Pietro" in crociera nel Tirreno per effettuare il servizio di sorveglianza sanitaria contro il colera. Due anni dopo (1837) il governo pontificio gli affidava la missione di sovrintendere al trasporto a Bahia, in Brasile, di un gruppo di detenuti politici che dovevano trovare occupazione presso la società di colonizzazione brasiliana, con cui era stato stipulato apposito contratto.
Nel 1839 il C. si mise in luce per il modo abile e insolito con cui portò a termine l'incarico affidatogli dal principe A. Torlonia di trasportare dalle cave del Sempione due obelischi di granito di Baveno designati alla sua villa sulla via Nomentana in Roma. Raggiunto il ponte Nomentano con il trabaccolo "Il Fortunato" approfittando della piena del Tevere e dell'Aniene, e fatto eseguire un largo scalo, il C. era riuscito infatti a condurre, tramite alaggio, l'imbarcazione direttamente a villa Torlonia.
Il 21 dic. 1840, con il grado di capitano ordinario della marina militare il C. assunse il comando di una spedizione inviata in Egitto, per prendere in consegna dei monofiti di alabastro, dono del governatore Moḥammed 'Alī a Greggrio XVI, che avrebbero dovuto sostenere il tabernacolo della nuova basilica di S. Paolo. Fu in questo viaggio che il C., concepì l'ardua impresa di risalire, con il bastimento "La Fedeltà", il corso dei Nilo spingendosi fino alla cateratta che divide l'Egitto dalla Nubia, a 924'km dal Cairo.
La navigazione sul Nilo durò ben trentotto giorni durante i quali, superando varie difficoltà di ordine tecnico e naturale, raccolse ogni sorta di notizie e materiale d'interesse storico ed archeologico. Durante la spedizione in Egitto il C. considerò anche a fondo la possibilità di penetrare in Abissinia risalendo il corso del Nila Azzurro, le cui sorgenti erano ancora ignote. L'impresa che il C. contava di effettuare in un successivo viaggio rimase però allo stato di progetto.
Rientrato a Roma nell'agosto del 1841, fu infatti inviato a Londra dal governo ponficio per commettere la costruzione di tre piroscafi rimorchiatori che dovevano sostituire, come da più tempo il C. andava suggerendo, il vecchio metodo di alaggio per mezzo di bufali. Al suo ritorno era nominato maggiore della marina. di finanza e il 3 febbr. 1842 promosso ispettore e comandante della stessa col grado di tenente colonnello. Il 14 marzo, con una spedizione della marina militare, partiva di nuovo per l'Inghilterra per prendere in consegna i piroscafi ormai pronti.
Nel viaggio di ritorno il C. volle sperimentare un diverso itinerario, mai prima di allora effettuato con barche a vapore. Piuttosto che seguire la normale via dell'Oceano, circuninavigando la Spagna, riuscì, navigati, il Tamigi e la Manica, a sboccare con i piroscafi direttamente nel Mediterraneo seguendo il corso dei fiumi e dei canali francesi (cfr. la sua relazione che venne pubblicata a Parigi nelle Annales maritimes et coloniales del 1843).Negli anni seguenti, fino al 1848, il C. si occupò in specie dei miglioramenti da apportare alla marina militare e a quella di finanza, concependo inoltre studi e progetti per rendere più facilmente praticabili i porti dello Stato e la foce settentrionale del Tevere a Fiumicino.
Nel marzo 1848, allo scoppio della prima guerra d'indipendenza, il C. veniva incaricato dal governo pontificio, di operare con il piroscafo "Roma" il trasporto di materiale bellico da Civitavecchia ad Ancona, quindi raggiungeva in aprile a Ferrara il Durando, che poneva ai suoi ordini sette unità costiere col fine di sorvegliare militarmente il tratto adriatico compreso tra Porto Corsini (ora Marina di Ravenna) e le bocche del Po.
Il 21 aprile, ancora con il "Roma", effettuava il trasporto di truppe da Pontelagoscuro ad Ostiglia, punto di concentramento delle forze pontificie in procinto di entrare nel Veneto. Passato nel maggio sotto gli ordini del piernontese gen. Albini, si univa alla squadra sarda e napoletana, e il giorno 22 partecipò all'attacco alleato al forte di Caorle, azione tesa ad ottenere l'evacuazione austriaca dalle foci della Livenza.
Nel settembre del 1848 era chiamato dal governo di Pellegrino Rossi a far parte di una commissione destinata all'ordinamento e all'ammodernamento della marina militare. Durante la Repubblica romana, il C. accettò il comando della marina che, divisa fino a quel momento in quattro parti indipendenti tra loro (AAarineria militare, Marineria di finanza, Sanità marittima, Sovraintendenza dei vapori del Tevere), era stata dal governo provvisorio, con decreto del 23 gennaio, riunificata in un unico corpo centrale, nel vano sforzo di opporre una più efficace resistenza a eventuali invasioni dalla parte del mare. Il 25 aprile, all'apparire della flotta francese dell'Oudinot al largo di Civitavecchia. e di fronte alla evidente sproporzione di forze, il C., che con il preside Mannucci e il comandante della fortezza faceva parte del comitato di difesa del porto, non poteva fare altro che informare il ministero della Marina della decisione presa di non opporsì allo sbarco.
Alla restaurazione, il C., compromesso per gli avvenimenti del 1849, dovette recarsi in esilio a Firenze ove rimase fino al 1856, quando il governo pontificio lo inviava in Inghilterra per presiedere alla costruzione e assumere il comando di una nuova pirocorvetta, "L'Immacolata Concezione", destinata ad uso personale di Pio IX.
Il periodo fiorentino fu per il C. denso di studi: furono infatti gli anni in cui venne elaborando, attraverso l'analisi della costituzione delle onde e dei riflessi litoranei di esse, la teoria idrodinamica sul moto del mare che chiamò del "flutto corrente". Il C., in particolare, riteneva che applicando la teoria del flutto corrente alle entrate dei porti-canali fosse possibile, incatenando le onde e obbligandole ad un lavoro di spurgo, evitare gli insabbiamenti cui questi andavano soggetti. Nel 1856 pubblicava a Pesaro i risultati dei suoi studi, in parte già espos - ti sotto forma di lettera nel 1853, in un'opera intitolata Sul moto ondoso del mare e sulle correnti diesso (nel 1866 sarà poi edita a Roma nella sua, forma definitiva, perfezionata ed arricchita di ulteriori articoli e memorie).
Le teorie del C. e le conclusioni pratiche che egli ne traeva destarono l'interesse di varie accademie italiane e straniere e vennero approvate dal Consiglio d'arte di Roma (organo del ministero dei Lavori Pubblici e Commercio); il municipio di Pesaro, inoltre, lo invitava ad occuparsi dei problemi idraulici inerenti il porto-canale di quella città. In successive pubblicazioni il C. trattò della possibilità di applicare le sue teorie al canale di Suez. Il progetto, che il Lesseps aveva posto all'esame di tecnici francesi, fu però lasciato cadere in seguito alla confutazione di P. Paleocapa (cfr. le lettere di questo a Torelli, pubblicate dal Monti).
Fin dal 1856, intanto, il C. era stato reintegrato col grado di colonnello al comando della marina, il cui ruolo, dopo l'occupazione delle regioni adriatiche da parte dei Piemontesi (1860), si limitò alla sorveglianza delle coste laziali e del corso del Tevere, per stroncare il contrabbando e prevenire tentativi di sbarchi garibaldini. Per fedeltà al pontefice, dopo la presa dì Roma, non accettò di entrare a far parte della marina italiana. Ritiratosi a vita privata, il C. pubblicò una'serie di opere scientifiche, tra cui un ampio trattato sulla costruzione dei porti del Mediterraneo, per le quali l'Accademia delle scienze di Parigi l'11 marzo 1878 lo annoverava tra i suoi membri corrispondenti f. il 17 marzo 1879 l'Accademia dei Nuovi Lincei gli offriva la presidenza in successione di A. Secchi.
Il C. morì a Roma il 16 giugno 1882.
Delle numerose opere del C., in particolare sono da citare: Relation de deux voyages exécutés par la marine militaire des Etats Romains dans les années 1840-42 (Paris 1843); Delle barche a vapore e di alquante proporzioni per rendere più sicura e più agevole la navigazione del Tevere e della sua foce di Fiumicino (Roma 1845); Port Said à M. F. De Lesseps... lettre du comm. A. C. ecc. (ibid. 1868); Nozioni preliminari per un trattato sulla costruzione dei porti sul Mediterraneo (ibid. 1874); Illuminazione e segnalamento dei littorali e dei porti (ibid. 1878).
Fonti e Bibl.: Per l'opera complessiva del C.: F. A. Gualterio, Gli ultimi rivolgimenti ital., I, Firenze 1851, pp. 355 s.; A. C., in Galleria biogr. d'Italia, Roma 1873; V. Siri, Lavori scientifici deicomm. A. C., Civitavecchia 1880; P. Rezzadore, A. C., in Riv. marittima, XV(1882), pp. 303-308; C. Ravioli, Intorno alla vita del comm. A. C., in Il Buonarroti, s. 3, I (1882), 5, pp. 173-87 (con elenco delle opere del C.); B. Fabri, A. C., Roma 1882; M. S. De Rossi, Sulla vita e sui lavori delcomm. A. C., in Atti d. Pontif. Accademia de'Nuovi Lincei, XLII (1889), pp. 295-323; C. Calisse, Storia di Civitavecchia, Firenze 1898, ad Ind.;A. Taiani, Le ultime marinerie d'Italiadalle origini alla costit. del Regno d'Italia. Lamarineria pontif., in Riv. di cultura marinara, XV (1940), pp. 294-300; P. Dalla Torre, A. C., in Annali lateranensi, VI (1942), pp. 338-52 (con cenni bibl.); P. Fortini, I primi passi marmartdi A. C., in Riv. di cultura marinara, XXII (1947), pp. 18-47; R. Lefevre, L'ultimo viaggiodel "San Carlo", ibid., pp. 25-39; L'ind. armat. nei territ. d. Stato pontificio, a cura di M. Gabriele, in Arch. econ. d. Unificaz. ital., XI, Roma 1961, p. 34; E. Lodolini, Rapporti maritt. e commer. fra Stato Pont. e America Latina nella primametà del sec. XIX, in Rassegna storica del Risorgimento, LXVI (1979), pp. 398-402. In partic., per il trasporto degli obelischi Torlonia: F. Gasparoni, Sugli obelischi Torlonia nella villa Nomentana, Roma 1842, passim;E. Simion, Il trasporto degliobelischi Torlonia a Roma, in L'Italia marinara, XXX (1929), 20, p. 9, Sulla spediz. in Egitto, oltre ai quattro rapporti stesi da C. Ravioli, in L'Album (Roma), VII (1841), 2, 13 marzo, 18, 3 luglio, 25, 21 agosto; VIII (1842), ripubbl. e corretti con l'aggiunta di note, dispacci e lettere, con il titolo Viaggio della spedizione romana in Egittofatto nel 1840 e 1841dalla Marina di Stato sottogli ordini del comm. A. C...., Roma 1870, cfr.: R. Lefevre, Cent'anni fa a Roma. Il viaggio alNilo della spediz. degli alabastri, in Popoli, I (1941), pp. 519 s.; Id., Un progetto romano diesplorazione dell'Abissinia nel 1841, in Gli Annalidell'Africa ital., IV(1941), 1, pp. 171-183; Id., Ilcolera in Egitto e la spedizione del 1841, in L'Osservatore romano, 5 ott. 1947; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor. ed eccles., XXI, pp. 108-122, sub voce Egitto. Per il periodo 1848-49: F. Torre, Memorie storiche sull'intervento francesein Roma nel 1849, Torino 1851, pp. 198, 202, 209, 338, pp. 343-356; C. Ravioli. La campagna nel Veneto del 1848, Roma 1883, pp. 17, 20 s., 72, 100; R. Lefevre, Cento anni fa, Le marine militariitaliane del 1848, La marina militare pontificia, in Riv. marittima, LXXXI (1948), pp. 454-466; Id., A. C., comandante della Marina della Rep. romanadel 1849, ibid., LXXXIII (1950), pp. 286-302; P. Fortini, Leggende e realtà nella vita marinara diA. Elia, in Grandi navigatori dell'Ottocento, Roma 1950, pp. 145-202 passim. Per l'applicaz. delle teorie del C. al canale di Suez: A. Monti, GliItaliani e il canale di Suez, Roma 1937, ad Indicem;R. Lefevre, La commiss. pontificia relativa all'Istmodi Suez (1857-1860), in Econ. e storia, VII(1960), pp. 199-203.