CECCHERELLI, Alessandro
Pochissimo si sa della sua vita: verosimilmente fiorentino, esercitò attività di libraio - alcuni lo definiscono semplicemente "cartolaio" - a Firenze, dove la sua bottega fu luogo d'incontro di letterati e scrittori almeno nel periodo del soggiorno fiorentino (1546-1563) di Ludovico Domenichi, che di quei cenacoli fu al centro.
Non sprovvisto di preparazione letteraria, il C. risulta attivo fra il 1564 e il 1570, vale a dire l'anno in cui apparve a Venezia a sua insaputa per la prima volta la sua opera più nota (Delle attioni, et sentenze del S. Alessandro de' Medici primo Duca di Fiorenza, ragionamento) e quello in cui essa fu riedita a Firenze per le sue cure: in tale periodo, oltre che a questa raccolta di aneddoti biografici assai fortunata presso i contemporanei, il C. legò il suo nome a poche altre imprese letterarie minori come autore di descrizioni di solenni festività ufficiali e come curatore o promotore della pubblicazione di alcuni testi teatrali.
Così come della nascita, si ignora anche la data della sua morte; ma se, secondo fonti attendibili, risulta ancor vivo nel 1575, è da credere quanto meno improbabile che lo fosse nel 1580: non si spiegherebbe altrimenti come mai la dedicatoria (datata l'8 febbraio di quell'anno) preposta alla ristampa del Ragionamento e indirizzata a un personaggio dell'importanza di Bianca Capello, consorte del granduca Francesco, rechi, in luogo della sua firma, quella degli stampatori Filippo e Iacopo Giunti.
Prontamente manifestatasi all'indomani della sua morte sotto il pugnale del cugino Lorenzino (1537) come espressione d'emozione popolare, ma insieme anche di propaganda di parte, attraverso gli anonimi "lamenti" (uno dei quali è stato significativamente - ma non convincentemente - attribuito proprio al C.), la tendenza a esaltare il duca Alessandro proseguì per impulso - è da ritenere - dello stesso successore Cosimo, che perseguì il consolidamento del proprio potere e la liquidazione di ogni resistenza oligarchica e, in genere, repubblicana anche mediante una politica di allargamento o conquista del consenso popolare nella quale bene si inseriva l'apologia dell'assassinato. Questi, creato primo duca dello Stato e imposto in contrapposizione alla seconda Repubblica fiorentina dall'imperatore Carlo V, le cui armi continuavano ad essere decisive per la restaurazione dei Medici, era in sostanza l'iniziatore di una nuova serie medicea, di un nuovo ordine e di una nuova epoca di potere dinastico e, quanto più la sua figura si prestava ad essere screditata da avversari interni ed esterni allo Stato per la meritata fama di uomo rozzo e gaudente, tanto più occorreva tesserne le lodi e crearne un'immagine opposta. Della interessante genesi di questa "tradizione" che prelude all'opera del C., e la prepara, è possibile cogliere alcuni momenti: già nei Marmi del Doni (1552) compaiono, narrati da un tal Fiegiovanni, che intende scrivere una storia della famiglia medicea, tre episodi encomiastici della vita d'Alessandro; altri tre ne inserisce nella sua Historia (1556)il Domenichi, preannunciando la prossima stampa ("fra pochi mesi uscirà in luce") d'una più vasta trattazione biografica che al personaggio sta dedicando il suo amico Andrea Lori. Nella successiva edizione del 1564 dall'annuncio scompariva, forse perché allora già screditato, il nome del Lori, il quale fu poi condannato come falsario e finì giustiziato nel 1579. Nulla di più concreto, ad ogni modo, consente di suffragare l'ipotesi che il Ragionamento del C. sia proprio l'opera annunciata dal Domenichi, né, tantomeno, che ne possa essere autore il Domenichi stesso come taluno ha supposto.
Tutti e sei questi aneddoti confluiscono nel Ragionamento del C., che, come s'è detto, venne pubblicato nel 1564 a Venezia per i tipi del Giolito. Ma l'edizione da considerarsi definitiva, come quella meglio rispondente alle intenzioni dell'autore, è la successiva (Firenze 1570), nella cui dedicatoria (a F. Calandri, in data 10 genn. 1569: stile fior.) il C. spiega come il Domenichi stesso con generosa ma unilaterale iniziativa avesse fatto stampare l'opera avendone avuto il manoscritto in visione e come egli ora, pubblicandola nuovamente dietro le insistenti sollecitazioni di amici, avesse avuto l'opportunità di ampliarla con nuovi episodi e di correggere qualche notevole errore della prima edizione. Effettivamente il Ragionamento presenta qui, rispetto alla giolitina del 1564, tre aneddoti nuovi, come pure una breve e interessante digressione sull'ordine più conveniente alla materia dello stesso dialogo che chiamava in causa esempi e modelli illustri. Fra gli errori corretti (ma più numerosi sono quelli introdotti qui per la prima volta e destinati a perdurare nelle successive stampe), il più clamoroso è senza dubbio quello relativo alla grafia del nome stesso dell'autore che la prima edizione presenta nella forma "Ceccheregli" sul frontespizio e in fondo alla dedicatoria (ma nel contesto dell'opera appare correttamente).
Al centro della conversazione che l'opera rappresenta in ossequio al tradizionale impianto dialogico è proprio Ludovico Domenichi, attorniato da un gruppo di giovani amici di ricche famiglie borghesi, ai quali narra "detti e fatti degni di memoria" di Alessandro de' Medici, interrotto soltanto dalle ammirate esclamazioni degli interlocutori (uno dei quali apparteneva a quel cenacolo che appunto col Domenichi si riuniva nella libreria del C. e che qui apprendiamo essersi chiamato "compagnia dei diversi": "noi eravam già in bottega del nostro Ceccherelli una compagnia, et quasi che Academia").
Nella serie aneddotica, che ha modelli classici e medievali - a partire da Valerio Massimo - e raramente dà luogo a narrazioni più distese e articolate che assumono dimensione e consistenza di novelle (come tali due di queste nel secolo scorso furono appunto pubblicate separatamente), confluiscono, oltre a episodi già narrati da altri - come s'è detto -, riprese di celebri situazioni novellistiche, scarne facezie in cui la risposta arguta è il fulcro del rapido racconto (delle quali anche è possibile rintracciare fonti letterarie) e raramente, è da credere, fatti realmente accaduti, nonostante il C. affermi nella dedicatoria della prima edizione trattarsi di episodi ricavati da testimonianze dirette. Il materiale disparato è reso omogeneo dal generale intento encomiastico perseguito fin troppo zelantemente per non risultare talora fastidioso. Esso si concretizza in un elemento ideologicamente rilevante, vale a dire l'atteggiamento particolarmente generoso e benevolo di Alessandro nei confronti dei poveri (popolani e contadini) che subiscono prepotenze dai cittadini facoltosi e spesso dagli stessi cortigiani, e simmetricamente la sua severità verso i potenti malvagi e frodolenti.
Ambientata nell'amena villa di Francesco Ricoveri, uno dei componenti della brigata, presso Firenze, e articolata in due parti, mattino e pomeriggio di una giornata estiva, la conversazione viene a disporsi entro una "cornice" che offre occasione di brevi digressioni descrittive, conformandosi a un diffuso modello letterario rinascimentale, ma assolve anche nel contempo alla funzione di accentuare una verosimiglianza che dalle circostanze esterne del dialogo si riverberi sulle narrazioni degli interlocutori.
Il carattere encomiastico, il contenuto aneddotico e la forma semplice e piana, che lo rendevano di agevole lettura anche per un pubblico popolare, garantirono un notevole successo, nello Stato mediceo, al libretto del C., testimoniato dalle frequenti edizioni che il rapido esaurirsi delle copie motivava: oltre alle già ricordate se ne ebbero sempre a Firenze negli anni 1577, 1581, 1587 e 1602.
L'altra opera per qualche verso notevole del C., Descrizione di tutte le feste e mascherate fatte in Firenze per il Carnovale, questo anno, 1567,Firenze 1567, rimanda al settore delle manifestazioni spettacolari ufficiali - e teatrali in particolare - nel quale l'attività del C. è attestata oltre che da una consimile cronaca (Lettera nella quale si descrive l'invenzione... della festa della Bufola..., Firenze 1566), dalle edizioni, in quei medesimi anni della Cofanaria del D'Ambra (1566) e della Catrina del Berni (1567) nonché dalla pubblicazione a sua istanza del Lanzi del Mercati (1566).
Meritevole di interesse è la lettera dedicatoria che il C. prepose alla Cofanaria, in quanto contiene alcune sue opinioni sullastruttura e sulle funzioni della commedia, certamente non originali, ma pur sempre utili a definire e a confermare il pensiero corrente intorno al genere comico teatrale.
La Descrizione ha grande importanza documentaria: costituisce infatti l'unica fonte diretta relativa ai solenni festeggiamenti svoltisi per celebrare il battesimo di Leonora, la primogenita di Francesco de' Medici e di Giovanna d'Austria. È scritta in forma di lettera indirizzata a Tommaso Buondelmonti e il C. vi narra minutamente apparati, mascherate e figurazioni allegoriche, dando particolare rilievo alla rappresentazione della commedia I Fabii di Lotto del Mazza e dei suoi intermezzi, la cui messa in scena sontuosissima, realizzata con l'impiego di macchinari (prismi rotanti) da Baldassarre Lanci, è di grande interesse per la storia della tecnica scenografica.
Fonti e Bibl.: A. F. Doni, I Marmi, a cura di E. Chiorboli, Bari 1928, I, pp. 76-81; L. Domenichi, Historia …, Vinegia 1556, pp. 571-76; Id., Historia varia ..., Vinegia 1564, p. 626; M. Poccianti, Catal. scriptorum Florentinorum omnis generis, Florentiae 1584, p. 5; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini..., Ferrara 1722, p. 17; D. M. Manni, Osservaz. e giunte istoriche... circa i sigilli antichi dei secoli bassi, XXI,Firenze 1770, p. 35; D. Moreni, Bibliogr. stor. ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, pp. 238 s.; F. Inghirami, Storia della Toscana …,XIV,[Fiesole] 1844, pp. 517 s.; [S. Bongi - F. Minutoli], Avvertimento, in Quattro novelle di M. A. Ceccherelli e di M. G. Betussi..., Lucca 1854; G. B. Passano, I novellieri ital. in prosa…,Milano 1864, pp. 127 s.; G. Romagnoli [ma F. Zambrini], Avvertenza, in Delle azioni e sentenze di Alessandro de' Medici ragionamento d'A. Ceccherelli, Bologna 1865, pp. 3 ss.; L. A. Ferrai, La giovin. di Lorenzino de' Medici, in Giorn. st. d. letter. ital.,II(1883), p. 80 n.; S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari da Trino di Monferrato...,II, Roma 1895, pp. 196 ss.; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano s. d., pp. 346, 563; L. Di Francia, Novellistica, Milano s. d., I, pp. 616 s.; A. M. Nagler, Theatre Festivals of the Medici 1539-1637, New Haven - London 1964, pp. 36-40.