CARAFA, Alessandro
Del ramo dei Carafa della Stadera, figlio di Francesco e di Maria Origlia, nacque probabilmente nel 1430. Abbracciata la carriera ecclesiastica, divenne canonico e protonotario apostolico. Viveva a Roma presso il fratello Oliviero, cardinale ed arcivescovo di Napoli, quando questi il 20 sett. 1484 rinunciò in suo favore, con la riserva del regresso, all'arcivescovato. Partito dall'Urbe nell'ottobre successivo, fece il suo ingresso a Napoli il 22 dicembre, accolto dal clero cittadino e ricevuto al suo arrivo dallo stesso duca di Calabria.
Il C., che risiedette prevalentemente nella sua sede arcivescovile, esplicò la sua attività di presule sia occupandosi dei problemi religiosi della sua diocesi - approvò nel 1489 insieme con il capitolo le Constitutiones Synodales Iohannis [Orsini] archiepiscopi Neapolitani, e ne curò la pubblicazione - sia partecipando a tutti gli avvenimenti pubblici che toccarono la monarchia ed il Regno.
Ammalatosi il re Ferdinando nel 1485, mentre, si concretava contro di lui l'opposizione dei baroni ribelli, il C. promosse pubbliche preghiere, culminate in una processione, per implorare il recupero della salute per il sovrano.
Il 17 maggio 1487, il famoso e potente Diomede Carafa, zio del C., prossimo alla morte, fatto testamento e creati esecutori testamentari il sovrano ed il duca di Calabria, ne nominò il C. depositario. Nel 1490 egli presiedette alla cerimonia funebre che si celebrò nel duomo di Napoli in memoria di Mattia Corvino, genero del re, un mese dopo la sua morte. Partecipò naturalmente ai funerali di Ferdinando, morto il 25 genn. 1494, seguendo il feretro accanto ad Alfonso, che benedisse nel duomo e all'incoronazione del quale pochi mesi più tardi, l'8 maggio, fu presente.
Fra l'uno e l'altro avvenimento il C. era stato inviato da Alfonso II a Roma insieme con il marchese di Gerace, il conte di Potenza e Antonio di Alessandro, per impetrare ufficialmente da Alessandro VI la remissione dei censi arretrati, ma in realtà per ottenere una presa di posizione in favore del nuovo re aragonese da parte del papa, che infatti inviò un suo legato a porre la corona sul capo di Alfonso.
Il 23 gennaio dell'anno successivo, mentre la monarchia aragonese stava per vanificarsi di fronte alle armi di Carlo VIII, Ferrante II, successo al padre, che aveva abdicato in suo favore, attraversò Napoli alla testa di una processione e recatosi nel duomo ricevette la benedizione dall'arcivescovo napoletano. Il 3 maggio dello stesso anno, Carlo VIII, entrato il 22 febbraio in Napoli senza colpo ferire, partecipò al rito della liquefazione del sangue di s. Gennaro, alla presenza del C. che da lui ottenne la conferma per la Chiesa di Napoli dei privilegi goduti sotto gli Aragona.
Dopo la parentesi francese, in verità non ancora perfettamente conclusa, Ferrante II tornò a Napoli il 7 luglio 1495. Dopo la sua vittoria ad Atella, Ferrante, gravemente malato, venne trasportato a Napoli il 5 ott. 1496; il 6 ottobre il C. indisse una processione per la sua salute. Morto il sovrano però il giorno successivo, si portò nella capitale lo zio Federico, che acclamato re dai baroni si recò nella cattedrale e prestò giuramento nelle mani del Carafa.
Il 13 gennaio dell'anno dopo, mentre a Napoli infuriava la peste, il C. compì la solenne traslazione delle reliquie di s. Gennaro dal monastero di Montevergine, di cui era abate commendatario il fratello Oliviero, nel duomo. Subito dopo l'arcivescovo curò la stampa del Proprium o Messale dei santi patroni di Napoli (un rarissimo esemplare ne è conservato nell'Archivio storico diocesano di Napoli, collocaz. XIII).
Non si hanno di lui altre notizie fino alla morte avvenuta a Roma il 31 luglio 1503. Il suo corpo nel 1508 trovò stabile sepoltura nella cappella del "succorpo" nella cattedrale di Napoli, fatta erigere dal fratello Oliviero per custodire le reliquie di s. Gennaro.
A lui Andrea Brenta dedicò un'orazione scritta in occasione di un banchetto offerto dal fratello cardinale, datata 11 marzo 1477, inedita nel ms. Vat. lat. 6855, cc. 24r-25r.
Fonti e Bibl.: G. Passero, Giornali, a cura di M. M. Vecchioni, Napoli 1785, p. 44; Cronaca di Napoli di notar Giacomo, a cura di P. Garzilli, Napoli 1845, pp. 154, 170, 179, 185, 209 s., 213; O. Mastroianni, Sommario degli atti della cancell. di Carlo VIII..., in Arch. stor. per le prov. napol., XX (1895), p. 62; Regis Ferdinandi Primi instructionum liber, a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, p. 312; T. Caracciolo, Epistula de funere regis Ferdinandi primi, in Opuscoli, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXII, 1, a cura di G. Paladino, pp. 162, 173; I. Burchardi, Liber notarum, I, ibid., XXXII, 1, a cura di E. Celani, pp. 463, 514; A. von Reumont, Die Carafa von Maddaloni, I, Berlin 1851, pp. 19, 31, 240; T. Persico, Diomede Carafa, Napoli 1899, pp. 141, 315 ss.; L. v. Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1925, pp. 68, 371; F. Strazzullo, La politica di Ferrante, in Arti della Accad. Pontaniana, n. s., XV (1965-66), pp. 74, 82; R. De Maio, Savonarola e la Curia romana, Roma 1969, pp. 46, 49, 59, 74, 89, 133; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, p. 200.