CALCEDONIUS (de Calcedoniis), Alessandro
Figlio di Lodovico, originario di Pesaro, fu un libraio itinerante e non risulta che abbia mai avuto una propria stamperia e bottega, ma si limitava a comperare le intere edizioni composte da altri tipografi o a pagare le spese di stampa di opere da lui commissionate, per farne poi libero commercio nelle varie regioni d'Italia.
La prima notizia su di lui viene proprio da questa sua attività di commerciante: infatti dal 1474 al 1477 fece più volte ricorso alla corte di Napoli perché, avendo fatto portare da Venezia ventidue casse di libri "ad stampam confectorum", i gabellieri di Trani, senza tener conto di un accordo tra i Veneziani e la dogana di Napoli, lo avevano costretto a pagare il dazio. Lo stesso inconveniente si verificò a Cosenza nel 1478, tanto che nell'anno seguente il re rilasciò al C. una littera passus, che concedeva la franchigia da dazi e tasse di transito per tutti i libri che il commerciante intendeva importare e vendere nelle varie parti del Regno. Tuttavia nel 1482 ancora una volta i doganieri di Cosenza gli fecero pagare il dazio, ma in tutti questi casi il governo napoletano ordinò la restituzione delle somme indebitamente esatte.
Una prova dell'agiatezza di questo libraio è data da un documento dell'Archivio notarile di Napoli (prot. di Palmiro Ferrante, a. 1478-79), da cui si rileva che egli pagò la somma di 100 ducati al tappezziere Sancio de Cuncto, perché gli confezionasse un padiglione "come quello del duca di Calabria". Un altro ricordo di lui si trova nel testamento del tipografo Giovanni Herbort, in data 4 ott. 1484, in cui tra gli esecutori testamentari è nominato il C., "mercatorem librorum".
Centro dei suoi affari fu Venezia e il suo nome compare tra coloro che ottennero dal Collegio veneto privilegi di stampa. Il più antico di questi porta la data del 18 genn. 1493, in cui "ne alii surripiant fructum laborum et impensarum suarum" gli viene concesso un diritto decennale di stampa per i Sermones Quadragesimales di Antonio da Vercelli e per il Sermonarium de decem praeceptis di Michele (Carcano) da Milano. Ambedue queste opere furono stampate in quell'anno (stile veneto 1492) a Venezia da Giovanni e Gregorio de' Gregori, ma solo il secondo reca il nome del C. come committente. Nello stesso anno ottenne un privilegio decennale per due altri volumi, a patto che "opera ipsa sint nova et aliquis alius iam non coeperit illa imprimere". I due volumi sono: Thomas Aquinas, Interpretatio super Metaphysicam, stampato a Venezia da Simone Bevilacqua, e Albertus de Saxonia, Quaestiones super octo libros Physicorum Aristotelis (Padova 1493?). In nessuno di questi è ricordato il C. e non sappiamo se il diritto di stampa si riferisca alle edizioni di quell'anno o ad edizioni posteriori.
Il 9 ag. 1496 il C. chiese il privilegio di stampare tutte le opere di s. Tommaso d'Aquino "et la tavola sopra dette opere", le opere di Domenico de Flandra, di Giovanni de Gandavo e Marziano Capella. Infatti in quell'anno uscì per i tipi di Otino de Luna il trattato: Thomas Aquinas, Expositio super libros Posteriorum et de Interpretatione Aristotelis, dove nel frontespizio è chiaramente segnato il nome e la professione del committente: "impensa egregii viri domini Alexandri Calcedonii Pisaurensis mercatoris". Il C. è pure espressamente ricordato nell'opera: Dominicus de Flandra, Quaestiones super libros de anima Aristotelis (Venezia 1499), ma nessuna menzione di lui si trova nei tre seguenti volumi, ai quali certamente si riferisce il privilegio citato: Petrus de Bergamo, Tabula operum s. Thomae de Aquino (Venezia 1497); Johannes de Gandavo, Quaestiones super libros de anima Aristotelis (Venezia 1497); Martianus Capella, De nuptiis Philologiae et Mercurii (Vicenza 1499).
Il C. si lascia prendere dalla febbre indiscriminata di accaparrarsi l'esclusiva di stampa di numerose opere e il 4 maggio 1499 ottiene un privilegio di 15 anni, pena ai contraffattori la confisca della merce e la multa di tre ducati, per i seguenti libri: Virgilio con commenti, tutte le opere di Ovidio e di Cicerone, Stazio, Valerio Flacco, tutte le opere di Agostino da Siena, di Dionisio Nestore e Giuniano, i vocabolaristi, la Metafisica del Soncinate, le opere di Benedetto Capra, i sermoni dell'Aquilano, le opere di Avenzoar, di Algazel, di Avicenna, di Egidio Romano, di Tommaso d'Aquino, la Cornucopia, Plinio. Alla fine dell'anno seguente nuove istanze di privilegio per stampare le opere mediche di Tommaso del Garbo, alcuni trattati del Gentile, le Questioni del Trapolin. Non ancora soddisfatto chiede che gli si raddoppi il privilegio già ottenuto l'amo precedente per tutte le opere pubblicate o non pubblicate: ma la domanda viene respinta.
In queste richieste di singolare ingenuità il C. segue l'andazzo dei tipografi del tempo, che chiedevano privilegi per molte e voluminose opere, alla cui pubblicazione non sarebbero bastati né il tempo né la capacità produttiva. Inoltre i privilegi erano volutamente ignorati dai vari concorrenti e facilmente dimenticati dal Collegio stesso, il quale aveva concesso più privilegi per una stessa opera: se ne accorse il C. che ancora una volta fece ricorso al Collegio e nel 1503 ottenne un documento nel quale si affermava che, se qualcuno avesse osato stampare opere per le quali fosse già stata data al C. regolare concessione, questa dovesse essere ritenuta nulla, come grazia ottenuta furtivamente (subreptitie).
Nonostante tanto accanimento per ottenere i diritti di stampa, sebbene nel 1499 molte delle opere richieste fossero state pubblicate da diversi tipografi, il nome del C. come committente appare soltanto nelle tre seguenti, nessuna delle quali si trova elencata tra i privilegi richiesti e ottenuti: E. Columna, Quaestiones in Metaphysicam Aristotelis (Venezia 1499); A. Niphus, In librum de anima Aristotelis et Averrois commentatio (Venezia 1503); una ristampa del De Physica auscultatione di Alberto di Sassonia con l'aggiunta delle Quaestiones di Nicoletto Vernia (Venezia 1504). Riguardo all'opera del Nifo, l'autore stesso, dedicandola a Baldassar Miliani, patrizio napoletano, lodò il C., che "tui et mei amoris omni solertia sumptibusque pro his edere instituit": ma più tardi il Nifo, nel ristampare l'opera nel 1522, non esitò a dichiarare "quantum inique… quantum velenose" il C. avesse stampato l'opera, insinuando il falso sospetto che la prima edizione fosse stata pubblicata senza il suo consenso.
Il 2 ag. 1505 il C. fece da intermediario tra Aldo Manuzio e P. Summonte per la stampa delle opere latine del Pontano; nel maggio 1506 pubblicò gli Interpretamenta in libros de Caelo et mundo di Tommaso d'Aquino; in data 13 ott. 1506, presso Simone de Luere, curò la stampa di Thomas de Vio Caietano, Commentaria super Tractatum Thomae de Aquino super libros Posteriorum Aristotelis… . Sonoqueste le ultime opere in cui è ricordato il C.: da questo anno egli scompare, dopo oltre un trentennio dedicato al finanziamento di libri e al loro commercio.
Fonti e Bibl.: Non esiste alcuna biografia del C. e le poche notizie devono essere ricavate dai documenti della sua attività. Per le questioni nel Regno di Napoli si veda: M. Fava-G. Bresciano, I librai e i cartai di Napoli nel Rinascimento, in Arch. stor. per le prov. napolet., XLV(1920), pp. 234-237. Il testamento di G. Herbort, in B. Cecchetti, Altri stampatori e altri librai, in Archivio veneto, XXIX(1885), pp. 411-413. La fonte principale di notizie è data dai privilegi di stampa, raccolti da R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, ibid., XXIII (1882), pp. 84-212, nn. 12, 15, 53, 93, 107, 133. Gli incunaboli, con relativa bibl., sono in parte elencati dell'Indgener. degli incunaboli delle Bibl. d'Italia, nn. 717 (Antonio da Vercelli), 2522 (Carcano), 7615 (Pietro da Bergamo), 5275 (Giovannide Gandavo), 2426 (Capella), 3089 (Colonna). Si veda ancora G. V. Panzer, Annales typographici, III, Norimbergae 1795, p. 340 n. 1678 (Tommaso d'Aquino); VIII, ibid. 1800, p. 380 n. 342 (Cajetanus De Vio); F. Isaac, An index to the printed books in the British Museum…, II, 3, London 1938, n. 12941 (Grossatesta), 12951 (Tommaso d'Aquino). Il C. è ricordato ancora da M. Sander, Le livre à figures italien, II, Milano 1942, nn. 5642, 5979; E. Pastorello, Bibliografia storico-analitica dell'arte della stampa in Venezia, Venezia 1933, pp. 36, 85; Id., L'epistolario manuziano, Firenze 1957, pp. 29, 226. La questione del C. col Nifo, in B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano dal sec. XIV al sec. XVI, Firenze 1958, pp. 286, 370.