BOTTERO, Alessandro
Nacque a Genova il 26 dic. 1831. Figlio di un negoziante, studiò il violino per diletto e a sedici anni, non volendo dedicarsi al commercio, fuggì di casa.
Le sue peregrinazioni lo condussero a Parigi e quindi a Losanna, dove studiò seriamente il canto, il violino, il pianoforte e il contrabbasso e svolse, per qualche tempo, attività didattica. Tornato in Italia, si stabilì a Canelli (presso Alessandria) e qui diresse l'orchestra del piccolo teatro locale. Fu direttore d'orchestra anche nei teatri di Monferrato e di Acqui, dove nel 1853 cominciò a farsi notare come cantante nelle funzioni religiose. Per consiglio di G. Panizza, passò poi al teatro ed esordì, come basso comico, nel settembre 1857 al Teatro di S. Redegonda di Milano, interpretando il Don Bucefalo di A. Cagnoni. Il debutto fu salutato da un caloroso successo e l'opera rimase il suo cavallo di battaglia per molti anni in Italia e all'estero. Nel biennio 1858-1859 il B. cantò ancora al Teatro di S. Redegonda Il diavolo della notte di G. Bottesini e Scaramuccia di L. Ricci, oltre al Don Bucefalo, di cui diede un'eccezionale interpretazione al Teatro Regio di Parma nel 1859. Nell'ottobre dello stesso anno fu applaudito interprete della Matilde di Shabran di Rossini al Teatro alla Scala di Milano, tornandovi il 14 marzo 1860 per cantare la Cenerentola e il 13 apr. 1871 Il Barbiere di Siviglia. Ormai considerato come "il primo basso buffo d'Italia", ebbe, negli anni successivi, numerose scritture anche all'estero, cantando nel 1868 al Teatro Principal di Barcellona (e ancora nel 1882 e nel 1883) e al Teatro S. Carlos di Lisbona e nel 1869 al Covent Garden di Londra, dove, però, fu accolto freddamente. Quindi fu scritturato nell'America del Sud e nel 1881 all'Opera di Vienna. In Italia, tuttavia, ebbe i maggiori successi, incontrando particolari consensi da parte del pubblico nei teatri Carcano e Manzoni di Milano, Alfieri e Balbo di Torino, Circo Nazionale di Napoli, Nazionale di Roma e Politeama Genovese. In quest'ultimo teatro, nel febbraio 1887, interpretò Il Barbiere di Siviglia.
Fino al 1890 fu sempre scritturato nei suddetti teatri per le stagioni d'opera comica della primavera e dell'estate, interpretando spesso opere come Crispino dei fratelli L. e F. Ricci, Le precauzioni di E. Petrella, La gerla di Papà Martin,Michele Perrin e Don Bucefalo del Cagnoni. Numerose opere del suo repertorio erano state scritte appositamente per lui da compositori che, a quel tempo, godevano di vasta popolarità. Il Duca di Tapigliano, per esempio, gli venne dedicato dal Cagnoni. L'opera, oggi dimenticata, fu rappresentata a Lecco il 10 ott. 1874 ed ebbe, grazie all'interpretazione del B., grande successo. Profondamente appassionato alla professione che aveva scelto, il B. nel 1860 tentò anche di fare del Teatro di S. Redegonda di Milano una specie di Opéra-Comique, assumendosene l'impresa e rappresentandovi molte opere comiche.
"Buontempone, giocatore impenitente e generosissimo senza strombazzature", in quarantaquattro anni di carriera (si ritirò dalle scene nel 1890) guadagnò cifre rilevanti, ma a causa della sua prodigalità trascorse gli ultimi anni modestamente a Milano, dove morì il 3 febbr. 1892.
Considerato il più grande buffo del suo secolo (alla sua scuola si formarono F. Carbonetti, P. Cesari e A. Baldelli), il B. possedeva una voce di bel timbro, potente, intonatissima e di ampia estensione. Il suo talento scenico gli consentiva di conferire ai personaggi da lui interpretati un carattere particolare, che sottolineava con la singolarità e la bizzaria della sua mimica, corretta e dignitosa anche se buffonesca, che rammentava, secondo il Celletti, il "surrealismo" di certi clowns. Fra le sue interpretazioni si distinsero quelle di don Basilio nel Barbiere di Siviglia (definita nella Cronistoria del Politeama Genovese come "inimitabile"), di Geronimo nel Matrimonio segreto di D. Cimarosa, di don Magnifico in Cenerentola e di don Pasquale.Suo figlio Osvaldo, nato a Casale Monferrato nel 1849, si laureò in lettere e filosofia, ma si dedicò alla lirica come il padre, di cui fu allievo. Cantò in vari teatri italiani come basso e sposò la cantante svedese Georgina Sommelius. Nel luglio 1892, mentre si trovava a Firenze, dove era stato scritturato, sconvolto dalla morte della moglie, si uccise.
Fonti eBibl.: Necrologi, in Il Caffaro, 5 febbr. 1892; Gazzetta musicale di Milano, XLVII(1892), 6, pp. 99 s.; A. Brocca, Il Politeama genovese. Cronistoria (1870-1895), Genova 1895, pp. 89 s.; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), II, Milano 1964, pp. 51 s., 57; C. Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, I, p. 232; R. Celletti, B. A., in Enc. d. Spett., II, coll. 892 s.; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 304; La Musica. Encicl. storica,Diz., I, Torino 1968, pp. 266 s.