BARDI, Alessandro
Figlio di Riccardo di Nepo, dal Sapori e dal Renouard è ricordato più volte come fattore della compagnia dei Bardi, in Francia e in Inghilterra. Dal 1323 fino, probabilmente, al 1344, anno in cui Clemente VI gli concesse un salvacondotto per tornare in Toscana (9 aprile), il B. dimorò, se si esclude un viaggio in Inghilterra nel 1334, prevalentemente ad Avignone, ove la sua presenza è con certezza attestata dal 1323 al 1336 e dal 1340 al 1341. La cura degli affari non gli impedì di dedicarsi anche ai suoi personali interessi o di assolvere incarichi di natura politica affidatigli dal Comune di Firenze. Nel 1342, infatti, trattò col papa la concessione del vicariato di Ferrara agli Estensi amici della Repubblica, e due anni dopo era presente in quella città alla cerimonia di investitura, come mafievadore, in nome di Firenze, della fedeltà degli Este alle clausole del patto giurato. Il ritorno in patria - al quale si è già accennato - va, quindi, considerato come il momento del passaggio del B. dalla pratica mercantile alla vita politica. Da allora in poi egli ebbe numerosi incarichi. Fece parte dei Consigli, tra i cui verbali è ricordato nel 1346. Nel 1350 fu eletto tra i difensori del contado e negli anni successivi ebbe altri uffici pubblici, nella città e nel dominio, come uno dei signori delle gabelle (1353), camarlingo del Comune (1355), ufficiale dei Difetti (1358), vicario del Mugello (I 360), ufficiale di Grascia (1362), castellano di Montegemmoli e console del mare (1363), podestà di San Gimignano (1369), regolatore delle gabelle (1373); poco prima di morire fece parte della magistratura dei Dodici Buonuomini (1382). L'esperienza acquistata nel maneggio degli affari gli procurò più volte incarichi di natura diplomatica. Trattò con il cardinale Albomoz nel 1352 e nel biennio 1365-1366, quando intervenne presso di lui a nome di Firenze a favore dei Perugini e di Branca dei Brancaleoni di Castel Durante; nel 1368 fu inviato in missione presso Niccolò Marciani, vescovo di Pesaro e legato pontificio, nominato paciere tra Firenze e San Miniato, fautore dei Visconti. Nel 1375 fu eletto membro della magistratura degli Otto della guerra (gli "Otto Santi") incaricati di dirigere l'offensiva contro il papa, e dall'esercizio di questa delicata funzione gli derivò il diritto di inserire nello stemma gentilizio il motto "Libertas" a lettere d'oro in campo rosso.
Non prese parte in modo rilevante agli avvenimenti del 1378, ma vi fu coinvolto in qualche modo, quando, il 21 lUgliO, fu fatto "di popolo" a richiesta dei Cíompi e, il 24 successivo, fu armato tumultuosamente cavaliere a richiesta della folla; tuttavia, nell'ottobre seguente, la dignità gli venne nuovamente conferita anche in clima di reazione ai fatti precedenti. Dopo quella data, il B. non è più ricordato nei registri dei pubblici magistrati o ufficiali, salvo, come si èdetto, che nel 1382. Morì a Firenze il 20 luglio 1383.
Aveva sposato in prime nozze Giovanna di Andrea di Tingo de' Bardi (m. 1374) e quindi Alessandra di Francesco di Gerozzo de' Bardi; ne ebbe molti figli: Adovardo, Costanza, Caterina, Giovanni, Tessa, Francesca, Francesco, Maddalena, dando origine ad un ramo della sua casata che si spense verso la fine del sec. XV.
Fonti e Bibl.: per la discendenza del B. si vedano le fonti araldiche e genealogiche conservate nell'Archivio di Stato di Firenze (e in particolare la raccolta degli Alberi Puccí~; dai registri delle Tratte (elenchi ufficiali degli incarichi ricevuti dai cittadini) e dai verbali dei Consigli (Provvisioni) si ricavano le notizie utili a ricostruirne il curriculum politico. Molte notizie sono date da L. Passerini nei manoscritti di natura storico-genealogica conservati presso la Biblioteca Naz. Centrale di Firenze (Carte Passerini,n. 45, pp. 161-173, e tavv. X-XI), mentre ne ricostruisce parzialmente la biografia, inserita nella genealogia dei Bardi; A. Sapori, Il Personale delle compagnie mercant. del Medio Evo, in Studi di storia economica, Firenze 1955, pp. 708, 730, e Y. Renouard, Les relations des papes d'Avignon..., Paris 1941, pp. 194, 543, 588, hanno studiato specialmente il primo periodo della vita del B., illustrandone l'attìvità di mercante. Cfr. inoltre F. T. Perrens, Histoire de Florence, V, Paris 1880, pp. 111, 216, 245.