ARNABOLDI, Alessandro
Nacque a Milano il 19 dicembre 1827, vi morì il 18 settembre 1896. Laureato in legge a Pavia, si occupò in uffizî amministrativi; ma presto fu tratto a poetare, e i primi felici successi lo incoraggiarono anche più. Un volume di Versi (Milano 1872) lo fece acclamato, in Italia e anche in Germania e in Inghilterra, troppo più che oggi non si stimerebbe; per quanto la dignità di quell'arte sia indiscutibile. Scontento di far versi, in mezzo, egli diceva, a un'anarchia d'indirizzi letterarî tra i quali non trovava più modo di raccapezzarsi, seguì di volta in volta la corrente; e ciò basta a far capire che non ebbe mai una maniera sua propria; da prima pariniano, poi innamorato e di Dante e del Goethe, quindi partecipe temperatamente del neoromanticismo a guisa del Praga, e, da ultimo, non libero da qualche efficacia del Carducci. Forse la sua cosa migliore è il poemetto La suonata del diavolo, sopra lo strano sogno del gran musicista Tartini. Un volume di Nuovi versi (Milano 1888) mostrò, sebbene non senza bei pregi, che l'arte sua era oramai incapace ad attrarre, e più a mantenersi, l'attenzione della critica e del pubblico; né oggi la stima verso il valentuomo e verso l'artista può indurre a riconoscere in quelle due raccolte un valore verace e forte.
Bibl.: R. Barbiera, Immortali e dimenticati, Milano 1901; G. Quarantotto, Un cantor e poco noto di G. Tartini, in Pagine istriane, VIII (1910), p. 64 segg.; G. Chiarini, La poesia non muore, in Nuova Antologia, Roma, 16 giugno 1888; e i dizionarî del De Gubernatis.