ARIOSTO (Ariosti), Alessandro
Nacque quasi certamente a Ferrara, da famiglia nobile, nella prima metà del sec. XV; entrò nell'Ordine francescano tra gli osservanti della provincia religiosa di Bologna, dopo aver prima ricevuta una buona formazione intellettuale ed essersi applicato agli studi letterari e particolarmente a quelli giuridici, tradizionali nella sua famiglia. Aveva già dato prove del suo ingegno e della sua competenza in diritto canonico e teologia morale, scrivendo di queste materie e forse anche insegnandole nelle scuole del suo Ordine, quando nel 1463 si recò in Palestina come missionario, non sappiamo se spontaneamente o mandato dai superiori. Oltre al servizio dei santuari e al poco ministero sacro permesso non tralasciò gli studi e redasse in questo tempo una descrizione dei Luoghi Santi ritornò in Europa nel 1466. Nel 1475 il vicario generale degli osservanti, a cui il papa Sisto IV aveva rimesso la scelta di un soggetto da inviarsi nel Libano a istruire e assistere i Maroniti, lo designò a questo compito, quale successore del confratello fiammingo Grifone nell'ufficio di nunzio e commissario apostolico. Partito nel 1476 da Venezia con quattro confratew, dopo una sosta forzata a Cipro per causa di guerra, arrivò a Tripoli di Siria donde si diresse nel Libano per incontrarsi col patriarca dei Maroniti e presentargli i doni inviatigli dal papa. Di qui, verso l'ottobre del medesimo anno, tornò a Cipro per predicare il giubileo ai Maroniti quivi residenti; fu quindi di nuovo in Palestina: il 10 ott. 1477 era a Gerusalemme donde scriveva a Giorgio Contarini. Nel 1478 per Ramleh e Gaza intraprese un viaggio al monte Sinai, dove ricevette in dono la reliquia di un braccio di s. Caterina d'Alessandria che poi portò in Europa; visitò pure il Cairo e Alessandria. Sembra che poi sia tornam al punto di partenza, perché lo troviamo a Beirut l'8 dicembre: da qui rientrò in Italia. Nel 1480, dopo che i Turchi ebbero occupato Otranto, fu designato dallo stesso Sisto IV commissario e predicatore della crociata nell'Emilia e nella Romagna: dedito a questa attività in quelle regioni risulta, infatù, negli anni 1480 -1482. Negli ultimi anni della sua vita fu afflitto dagli orrori della guerra che si abbatté sulla sua patria per il tentativo di conquista operato dai Veneziani. Non sappiamo con certezza fino a che anno sia vissuto, né dove sia morto. Un autore del sec. XVII lo dice morto a Barcellona nel 1484, ma il 5 giugno dell'anno seguente l'A. scriveva ancora una lettera a un suo nipote da Bologna, ricevendone risposta il 16 luglio; la sua morte deve quindi porsi dopo questa data e nella medesima città.
Scritti: l'A. è un autore fecondo; conosciamo con esattezza l'elenco delle sue opere, avendolo egli inviato a un suo confratello. L'ordine, almeno in parte, cronologico, è il seguente: Serena conscientia, spiegazione della regola francescana in centosette questioni, composta tra il 1456-1458; fu tenuta sempre in grande considerazione e stampata cinque volte in latino agli inizi del Cinquecento (Brescia 1502, Salamanca 1506 e 1511, Rouen 1509, Venezia 1513)e una volta in italiano alla fine di quel secolo (Bologna 1592); De usuris, trattato canonistico morale scritto a richiesta del suo superiore provinciale Marco da Rimini, forse nel triennio 1465-1468;èdiviso in sei capitoli e fu edito a Bologna nel 1486; Enchiridion sive interrogatorium, questionario per l'interrogazione dei penitenti nel sacramento della confessione: diviso in tre parti e finito di comporre nel 1475(prima ediz. Venezia 1513).A queste opere di carattere teologico-giuridico seguono due storiche: la Topographia terrae Promissionis, nella quale descrive i luoghi e santuari cristiani della Palestina con appendice storica sul Regno latino di Gerusalemme; composta nel 1463-1466, fu edita la prima volta dal p. Marcellino da Civezza nella sua Storia delle Missioni francescane, V, Roma 1861, pp. 637-682, poi separatamente dal medesiino, Roma 1863, e da Ch. Kohler in Revue de l'Orient latin, XI (1909-1912), pp. 1-67, 484 s.; Itinerarium, dialogo tra l'A. e il nipote arciprete Ludovico Ariosti; descrive il suo secondo viaggio in Oriente, ma più che soffermarsi sull'incarico avuto nei riguardi dei Maroniti, si dilunga nella descrizione dei luoghi e delle peripezie sostenute; fu edito da G. Ferraro a Ferrara nel 1878, benché incompiutamente. Sono invece rimaste inedite: un florilegio di testi desunti dalla Bibbia, dai Padri della Chiesa, dal diritto canonico e dagli scrittori classici; l'opera non è stata ancora individuata; De restitutionibus:compendio del trattato omonimo di s. Bernardino da Siena; sembra debba individuarsi nel Canon. Miscell.267, ff. 199-245, della Bibl. Bodleiana di Oxford. Scrisse pure due operette agiografiche: una breve vita di s. Bonaventura, forse ad uso liturgico, ed una del b. Marco Fantuzzi da Bologna.(† 1479), già suo venerato superiore e protettore; ma ambedue non sono ancora state individuate. L'epistolario comprende sette lettere conservate in un unico codice, il Landiano 154della Bibl. comunale di Piacenza; sono inedite, eccettuate le due che indicheremo. La prima è diretta a Sisto IV in data 23 ag. 1467;in essa l'A. dà conto dell'esito della sua missione presso il patriarca dei Maroniti, descrive la misera condizione di questi cristiani e li raccomanda al pontefice. Fu edita la prima volta in un'opera rara, le Memorie... della Provincia... di Bologna, Bologna 1717, pp. 152-154;poi nell'Orbis seraphicus, De missionibus, II, 1, Ad Claras Aquas 1886, pp. 702s.; infine da G. Picconi, Cenni biogr. degli uomini illustri della Provincia di Bologna, Parma1894, pp. 16-19. La seconda la scrisse da Gerusalemme il 1° ott. 1477 a Giorgio Contarini, conte di Giaffa e parente della regina di Cipro; in essa descrive compendiosamente i santuari della Terra Santa e invita il destinatario a visitarli. La terza fu indirizzata a Domenico Morosini per consolarlo per la morte di un figlio. Nella quarta si rivolge ad Angelo Lupo de Cavis, vescovo di Tivoli e governatore di Cesena; fu scritta durante la guerra tra Venezia e Ferrara e i tumulti avvenuti in Roma, cioè nel maggio 1484; si lamenta della tristezza dei tempi e chiede notizie di Roma. Il nipote Battista Ariosti è il destinatario della quinta lettera, scritta da Bologna il 5 giugno 1485: accenna agli orrori della sopradetta guerra e sprona il nipote a ridarsi allo studio, ora che è stata fatta la pace. Il confratello Simone Donzelli di Reggio Emilia ricevette le ultime due lettere, senza data, ma facilmente appartenenti agli ultimi anni dell'Ariosti. Nella prima di queste egli dà l'elenco dei suoi scritti che il Donzelli gli aveva richiesto ripetutamente, facendone anche un breve riassunto; fu edita in Archivum Francisc. Hist., XLIX (1956), pp. 158-165. Dell'altra è rimasto solo l'inizio perché il codice è mutilo.
Bibl.: G. Fussenegger, De vita et scriptis Fr. Alexandri Ariosti († 1486), in Archivum Francisc. Hist.,XLIX(1956), pp. 143-165. insieme con nuove notizie corregge e riassume quanto è stato scritto fino ad oggi; C. Piana, Nunzi apostolici nella rogione emiliana per le crociate del 1455 e 1481, ibid., L (11957), pp. 208-711.