ARDENTI, Alessandro
Originario di Faenza, come è attestato dalla firma; non si hanno notizie sulla data di nascita, la famiglia e la sua formazione. Svolse lunga e feconda attività, prevalentemente pittorica e tutta ispirata a eclettici canoni manieristici, nettamente distinta in un periodo lucchese e in uno torinese.
A Lucca l'opera più antica dell'A., datata 1539 e firmata "Alexander Ardentius faventinus", è una tela con Natività nella chiesa della vicina frazione di Antraccoli. Dopo una lacuna di un ventennio, del quale si ignorano documenti e opere, risultano dell'A. le seguenti tavole, tutte firmate e datate: Madonna e santi, del 1565, nella chiesa di S. Paolino a Lucca; Madonna della Misericordia e santi, del 1565, nella chiesa di S. Salvatore a Lucca; Assunta, del 1567, nella pieve di Sesto (comune di Lucca); Madonna con Bambino, quattro santi e committente orante, del 1568, nella chiesa di S. Anastasio a Lucca.
Non firmate né databili restano altre due tele - oggi nel Museo nazionale di villa Guinigi a Lucca - da cui appare una certa discontinuità stilistica (ma anche la Madonna e santi della chiesa di S. Paolino, firmata e datata, presenta durezze e divergenze dalle usuali sigle): Madonna che mostra ad Augusto la Sibilla Cumea tra profeti (inventario n. 349), ordinata dalla poetessa Chiara Matraini, forse ritratta nella Sibilla, per la chiesa lucchese di S. Maria Forisportam; Battesimo di Cristo (inventario n. 441), proveniente dal battistero di S. Giovanni.
Sono andate disperse altre opere, ancora esistenti ai primi del secolo XIX: S. Cassio libera un indemoniato, già nell'altare della testata della nave sinistra della chiesa di S. Frediano a Lucca, sostituitovi nel 1595 dal Miracolo di s. Cassio di Aurelio Lomi; Madonna con Bambino e tre santi, già nella parrocchiale di Chifenti (comune dei Bagni di Lucca); vari ritratti, un tempo, conservati presso la famiglia Lucchesini.
Secondo T. Trenta, era firmata "Alexander Ardentius lucensis" e datata 1566 la tela con S. Giovanni Battista fra s. Girolamo e s. Giuseppe, nella pieve di Lunata (comune di Lucca); firma e data non sono rintracciabili, forse per le cattive condizioni del quadro, che pregiudicano anche la lettura stilistica. Il Sardini ricorda un quadro, non rintracciato, nella chiesa della SS. Trinità a Lucca, firmato "A. A. lucensis" e datato 1568. Certo è che nel 1567 all' "A. lucensis" è richiesta una prova per un quadro dall'Opera della cattedrale di Lucca, che risulterebbe eseguito nel 1569 (Bibl. governativa di Lucca, ms. 1552, p. 6).
Al Sardini risale lo sdoppiamento in due personalità omonime, una di Faenza e una di Lucca, accettato poi come dato di fatto o come ipotesi dall'erudizione lucchese e da una parte della storiografia (ad esempio, il Supino in Thieme-Becker). Le letture stilistiche, su cui questa distinzione si appoggia, sono o generiche o (per smarrimenti e deterioramenti) inapprezzabili; la documentazione è troppo scarsa per non rendere le ipotesi controvertibili. Così, che l'A. "lucchese" fosse più giovane del "faentino" (forse figlio?), perché deve presentare nel 1567 una prova per una commissione, è ipotesi ben poco fondata, non essendo prassi eccezionale richiedere prove. Così, la specifica "lucchese" nel documento e nella firma di alcuni quadri (ma dispersi o non rintracciata), giustificata con la trentennale presenza dell'A. a Lucca, non è appoggiata da un uso sicuro e costante, e d'altra parte opere e documenti non coprono una lacuna ventennale nel periodo lucchese. Il Baudi di Vesme ha convincentemente identificato l'A. "faentino" attivo a Torino con l'A. prima attivo a Lucca; certo è che il Lomazzo, nel Trattato, scritto vivente l'A., e il Gigli, nella Pittura trionfante poco posteriore alla morte, riferendosi chiaramente all'A. "faentino" attivo a Torino, lo chiamano "lucchese" per la sua provenienza da Lucca dove aveva operato.
Verso il 1572, forse dopo un soggiorno a Pisa, l'A. si trasferì in Piemonte, dove fu nominato scultore ordinario del duca Emanuele Filiberto, che gli donò una casa a Torino. Risulta al servizio del successore Carlo Emanuele I, sempre come scultore, per quanto il duca scriva di aver visto "alcune opere rare in vero et esquisite sì di pittura come di scultura". Nel 1585 è qualificato "pictore e scultore di sua Altezza"; lo stesso anno ha l'incarico delle macchine e delle pitture sceniche per l'ingresso a Nizza di Caterina d'Asburgo Spagna, sposa al duca.
Nel 1583 l'A. aveva sposato Laura Lelli di Cherasco. Eccetto un viaggio a Milano, nel 1584, l'A. risulta sempre attivo e fisso a Torino, dove morì il 20 agosto 1595.
Sono perdute, o non identificate, le opere di scultura dell'A.; sono andati distrutti, nell'incendio del 1904 della Biblioteca nazionale di Torino, numerosi ritratti, tra cui uno di Carlo Emanuele I; per le altre opere, eseguite a Torino e non rintracciate, si veda Baudi di Vesme, pp. 165 s. Al 1580 circa risale la Caduta di s. Paolo (già nell'oratorio dell'Opera Pia di S. Paolo, poi nell'arcivescovato di Torino, e oggi non rintracciata); al 1592 - firmata e datata - l'Adorazione dei Magi, per la chiesa di Moncalieri e poi a Druent, proprietà della famiglia Germanio.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Arch. Sardini, ms. 124 n. 14: G. Sardini, Notizie dei due Ardenti; Lucca, Bibl. governativa, ms. 1651: Notizie biografiche di molti pittori e scultori lucchesi, cc.81-81 v.; ibid., ms. 1552, p. 6; E. Tesauro, Compagnia della Fede cattolica, Torino 1657, p. 174; G. P. Lomazzo, Trattato dell'Arte de la pittura, Milano 1584, pp. 434 s.; G. C. Gigli, La pittura trionfante, Venezia 1615, p. 25; A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, II, Pisa 1787, p. 301; T. Trenta, Sullo stato dell'architettura pittura e arti figurative in rilievo in Lucca nei bassi tempi, in Mem. e documenti per servire alla istoria del ducato di Lucca, VIII, Lucca 1822, pp. 104-106; Notizia di un pittore... del barone Vernazza, letta... 11 apr. 1822, in Mem. d. R. Accad. delle scienze di Torino, XXIX (1825), parte II, Memorie della classe di scienze morali, storiche e filologiche, p. 39 e passim; G.M. Valgimigli, Dei Pittori e degli artisti faentini dei secoli XV e XVI, Faenza 1871, p. 162; E. Ridolfi, L'arte in Lucca studiata nella sua cattedrale, Lucca 1882, p. 187; A. Baudi di Vesme, L'arte alla corte di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele I nei primi anni del suo regno, in Atti d. soc. piemontese di archeol. e belle arti, XI(1929), pp. 146-166 (con bibl.); U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, II, pp. 74-76 (con bibl.).