ANTONELLI, Alessandro
Architetto, nacque nel 1798 nel comune di Ghemme Novarese dal notaio Costanzo Antonelli e da Angiola Bozzi. La sua famiglia, originaria di Roma, si era stabilita nel comune di Maggiora (Novara) dove ebbe investiture feudali e uomini illustri nelle scienze, nelle armi e nei pubblici negozî. Alessandro fu il secondogenito di numerosa prole. Studiò a Milano dove compì i corsi ginnasiali e liceali, dedicandosi in pari tempo agli studî del disegno nell'Accademia di Brera. Si trasferì poi a Torino per gli studî superiori (vi seguì gl'insegnamenti neoclassici del Bonsignore, l'architetto della chiesa della Gran Madre di Dio, che è una imitazione del Pantheon). Conseguito il diploma di ingegnere-architetto nel 1824, fu ammesso negli uffici tecnici del demanio e destinato ai lavori per la costruzione della Curia Massima (oggi Palazzo della corte d'appello) che si proseguivano conformemente ai progetti del Juvara e dell'Alfieri. Nel 1828 vinse un concorso per un posto governativo di perfezionamento a Roma, dove poté studiare i monumenti antichi. Frutto di questi studî fu la redazione di un audace progetto di sistemazione urbanistica del centro di Torino che menò rumore, perché contemplava fra l'altro la demolizione del Palazzo Madama e del bellissimo scalone del Juvara, della Galleria d'armi e del Duomo, e costruzioni sulle aree del giardino reale, ecc. Nel 1836 prese a professare e tenne la cattedra di architettura, ornato e prospettiva nell'Accademia Albertina di Torino fino al 1857: nel contempo ebbe numerosi incarichi professionali a Torino e nel Novarese.
Questo architetto è stato reso celebre dall'arditezza, e, diciamo pure, anche dalla stranezza delle sue costruzioni, fra cui primeggia la cosiddetta Mole Antonelliana di Torino, causa di acerbe critiche e di entusiastiche lodi. Staticamente in questo edificio l'A. cercò di assimilare la costruzione laterizia a quella metallica: artisticamente compì la più curiosa applicazione delle forme classiche, con risultato assai dubbio. Ad ogni modo la guglia della mole si lancia arditamente verso il cielo a 168 m. dal suolo, costituendo oramai una delle più note caratteristiche del panorama di Torino. Né meno ardita è la cupola che l'A. ha sovrapposto alla bella chiesa di S. Gaudenzio a Novara, architettura di Pellegrino di Tibaldo Pellegrino. Il singolare monumento s'innalza a 125 m. finendo però in tal modo con lo schiacciare il tempio ed il vicino campanile dell'Alfieri. In queste due opere l'A. dimenticò indubbiamente che le opere architettoniche debbono giudicarsi in relazione all'uso a cui sono destinate; ma esse valsero ad ogni modo a far conoscere universalmente il suo nome. A Novara l'A. ricostruì anche il Duomo, e nel comune di Boca progettò il grandioso Santuario del crocefisso. Numerose opere furono da lui compiute o solo progettate per amministrazioni pubbliche e per privati a Torino, nel Novarese, ad Alessandria, a Casale, ecc.
Deputato al parlamento subalpino, consigliere comunale di Torino, consigliere provinciale di Novara, morì nel 1888.
Bibl.: C. Boito, Questioni pratiche di belle arti, Milano 1893; A. Corna, Diz. della Storia dell'arte in Italia, Piacenza 1915, p. 17; Donghi, Not. di architetti antichi e moderni, Torino 1900, p. 98; Ingegnere Civile, I (1875), p. 14; III (1877), tavv. 13, 14; XIV (1888), p. 34; Architettura pratica, II; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, I, Lipsia 1907.