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LETTO, Alessandrina da

di Mario Sensi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)
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LETTO, Alessandrina da

Mario Sensi

Figlia di Nicola (Cola), signore di Letto e di Torre Terre, nacque a Sulmona poco prima della fine del XIV secolo.

Ipotetica la data, 1385, proposta da Iacobilli (1628), non più presente nella sua più ampia opera Vite de' santi e beati dell'Umbria, ma ripresa dalla letteratura successiva, a cominciare da Wadding. La vicenda biografica della L. è nota attraverso le Ricordanze del monastero di S. Lucia di Foligno: non una cronaca, ma una raccolta di ricordi dalla quale dipende la letteratura successiva, a cominciare da fra Mariano da Firenze. Merito di questo, l'aver inserito la vicenda della L. nel quadro del movimento francescano de Observantia, ponendola subito dopo le esperienze di Colette di Corbie, riformatrice dei frati minori e delle clarisse di Francia, e di Paola Malatesta, moglie di Gianfrancesco Gonzaga marchese di Mantova, fondatrice del monastero del Corpo di Cristo di Mantova, centro di irradiazione dell'Osservanza francescana femminile nell'Italia settentrionale. Ben poco hanno aggiunto gli scrittori francescani successivi.

Preso l'abito monacale nel monastero di S. Chiara di Sulmona, delle clarisse urbaniste che seguivano la seconda regola di S. Chiara, fu raggiunta dalla cugina Margherita Filecti. In quegli anni Sulmona era lacerata da lotte intestine: due fazioni, che facevano capo alle famiglie dei Merlini e dei Quadrari, si contendevano il predominio della città. In seguito a questa situazione furono bandite le due famiglie e il loro parentado, di cui faceva parte anche la famiglia della L., ancorché si trattasse di religiosi. Così, verso il 1423, la L. e Margherita, colpite dal bando, lasciarono il monastero di S. Chiara per rifugiarsi all'Aquila. A loro si unirono altre tre religiose, ugualmente di Sulmona. La più anziana era Gemma, forse della famiglia "de Letto" (morta il 24 apr. 1435); Gemma, una volta rimasta vedova di Francesco Figliuoli di Sulmona, era entrata tra le agostiniane di S. Monica; le fonti la indicano come madre di Margherita (morta a Roma nel monastero dei Ss. Cosma e Damiano il 5 sett. 1452) e zia della Letto. Le altre due figure femminili erano Chiara, ricordata come sorella di Margherita ed Elisabetta (Lisa), sorella della Letto. Stando a Wadding e a Iacobilli, a guidare il gruppo fu Benedetto Cerii, agostiniano in S. Maria del Carmine a Sulmona, nipote di Gemma e cugino della L. e di Margherita.

Con il bando, i religiosi di Sulmona subirono anche la confisca dei beni di famiglia: è quanto si deduce da un successivo breve di Niccolò V, con il quale il pontefice, il 24 maggio 1448, dava licenza a Giovanni da Capestrano di recuperare in Sulmona beni spettanti alla L. e a Margherita (cfr. Bullarium Franciscanum, a cura di U. Hüntemann, n.s., I, n. 1203, Ad Claras Aquas 1929, p. 611).

All'Aquila le cinque religiose si trattennero forse due anni; quindi decisero di trasferirsi a Foligno: si ignora se effettivamente avesse fatto da tramite fra Benedetto Cerii da Sulmona e inoltre non si conoscono i rapporti delle religiose sulmonesi con i Trinci, signori della città, dove giunsero nel 1424 (o nel 1425 stando le Ricordanze, p. 3 n. 2, che seguono forse lo stile pisano). Era il 19 luglio, festa del beato Pietro Crisci, compatrono della città e le cinque monache furono accolte dal vescovo Giacomo Elmi, legato alla casata dei Trinci, che assegnò loro S. Lucia, monastero di agostiniane le cui ultime religiose qualche mese prima si erano unite con le consorelle del monastero di S. Maria della Croce. In quella stessa occasione Corrado Trinci donò loro un giardino, dove sorgeva una torre, a confine con la chiesa di S. Lucia. Qui la L. e le sue consorelle si trasferirono tre giorni dopo, ospiti nel frattempo delle monache di S. Anna. Stante la diversità delle regole, fu richiesto al cardinale Antonio Correr, legato di Perugia, il nulla osta, emanato il 15 febbr. 1425, nel quale oltre alla L., Caterina e Margherita "de ordine observantie s. Clare", sono ricordate tre sorelle: Elisabetta e Chiara di Sulmona, e Agnese di Foligno. Il documento, datato sei mesi dopo la venuta della L. a Foligno, nomina due nuove figure, poi presenti nella sua comunità: Caterina da Amatrice, elemosiniera, e Agnese, la prima suora a vestire l'abito clariano in S. Lucia, mentre non è menzionata Gemma (cfr. Ricordanze, p. 127). Come fa notare Fantozzi, questo secondo gruppo di religiose seguiva la regola agostiniana (1926, p. 205 n. 374; cfr. anche Ricordanze, p. 127 n. 297).

Ottenuta l'autorizzazione, il vescovo di Foligno, il 15 novembre successivo, procedette al passaggio alla regola clariana delle tre agostiniane. Nel privilegio vescovile, diretto alla L. badessa e alle suore Caterina, Elisabetta, Margherita di Sulmona e Agnese di Foligno "ordinis sancte Clare", si dichiara che il vescovo, con il consenso dei canonici, cedeva alle religiose - dietro un censo annuo di una libra di pepe - il monastero, nominandone patrono Corrado Trinci e i suoi discendenti (cfr. Ricordanze, pp. 95 s.).

Nonostante il sostegno ottenuto, gli inizi si rivelarono difficili, in quanto i frati minori del locale convento di S. Francesco, non essendo il monastero di loro emanazione, rifiutarono di servire le monache come confessori e cappellani; anche i frati minori dell'Osservanza del convento di S. Bartolomeo non diedero inizialmente la loro disponibilità, perché impegnati nella direzione spirituale delle terziarie francescane regolari di S. Anna (o della Beata Angelina). Così le monache di S. Lucia, per tre anni, rimasero "sença cura delli frati e sença confessione né comunione" (Ricordanze, p. 174). Intervenne allora Martino V obbligando, a tal fine, i frati minori di S. Bartolomeo. Gli osservanti, accettando l'incarico, richiesero come contropartita la clausura. S. Lucia venne così a configurarsi come un monastero chiuso, protetto da mura e da grate e spiritualmente diretto dai frati minori dell'Osservanza.

Era il quarto monastero clariano tra quelli allora operanti in città; il primo era stato fondato dalla stessa Chiara d'Assisi nel 1217. In tutti e quattro si osservava la regola urbaniana, finché, a S. Lucia, nel 1476, su espressa autorizzazione di Sisto IV, che aveva appena personalmente visitato questo monastero (29 ottobre, cfr. Bullarium Franciscanum, a cura di I.M. Pou y Martì, n.s., III, Ad Claras Aquas 1949, p. 447), si cominciò a professare la prima regola, quella scritta da Chiara d'Assisi, nonostante il parere contrario dei frati minori che temevano un aggravio del lavoro per dover questuare anche per questo monastero (Ricordanze, pp. 14 s.). Fu una scelta di povertà di cui furono protagoniste quarantacinque monache, quante allora abitavano S. Lucia, dove andavano a rinchiudersi "le illustre figlole de signori et altri nobili, con grande fervore conculcando el mondo, le sue vanità et richezze" (Mariano da Firenze, 1986, p. 244).

Prima badessa della comunità clariana di S. Lucia fu dunque la L., ancorché nelle Ricordanze per tre volte la sua consorella Margherita compaia con la qualifica di "prima abbatissa" (pp. 175-177, 253); in realtà le subentrò nel 1441 e allora la L. divenne priora. Essendo stata colei che aveva traghettato la comunità all'obbedienza verso i frati minori dell'Osservanza, la L. è da ritenere la fondatrice del monastero di S. Lucia e come tale fu effigiata nelle volte dell'infermeria del monastero da un frescante della fine del XVI secolo.

Sotto la L. la comunità di S. Lucia crebbe assai lentamente, mentre sotto l'abbadessato di Margherita (1441-49) vi fu un sorprendente incremento, in particolare dal 1442, quando vi fece il suo ingresso Cecilia (al secolo, Elena) della nobile famiglia dei Coppoli di Perugia. Nel 1446 le professe erano salite a ventitré e, nel 1447, a trentuno.

Nel 1448 ventidue monache di S. Lucia, insieme con la badessa Margherita, la quale aveva lasciato come vicaria la L., passarono a riformare il monastero di Monteluce a Perugia. A comandare alle ventidue monache di S. Lucia di recarsi a Perugia fu, stando alle Ricordanze (p. 4), il vicario degli osservanti; probabilmente non fu estranea alla decisione la peste che, proprio quell'anno, incombeva su Foligno. Era ancora vivente la L., quando da Perugia e da S. Lucia furono "reformati" sotto la seconda regola S. Cosimato di Roma (1451), S. Chiara Novella di Firenze (1453), S. Chiara di Urbino (1455).

Furono questi gli inizi di quel vasto movimento di riforma de Observantia - cui in seguito aderirono altri quindici monasteri dell'Italia centrale, avendo come poli di irradiazione S. Lucia di Foligno e Monteluce a Perugia - che percorse l'Italia centrale e si rivelò un fenomeno rilevante non solo dal punto di vista religioso, ma anche sociale e culturale. Di tale fenomeno furono artefici quelle puellae licteratae, fra le quali la stessa L., figlie del ceto dirigente cittadino.

La L. morì nel 1458 e il Martirologio francescano la commemora dopo averla presto annoverata tra i beati, il 3 aprile.

Le si attribuisce il merito di aver iniziato le Ricordanze, il registro con i ricordi del monastero, ma a torto, in quanto la sua stesura fu intrapresa dopo il 1488 da Caterina Guarnieri da Osimo, terza figlia di Stefano, cancelliere del Comune di Perugia (1465). Alla L. invece probabilmente appartenne - nel pertinet si legge però: "Alexandrina ex acquaria civitate Sulmone, de domo et familia Paragrani" - un codice, proveniente dal monastero delle clarisse dell'Eucarestia dell'Aquila, contenente testi di carattere devozionale di s. Bernardo e dello Pseudo Bernardo (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., XIII.G.47).

Fonti e Bibl.: La fonte principale per la vita della L. è costituita dalle Ricordanze del monastero di S. Lucia OSC in Foligno (cronache 1424-1786). Appendice su altri monasteri OSC in Umbria, a cura di A.E. Scandella - G. Boccali, S. Maria degli Angeli 1987, pp. 3 s., 92, 95 s., 127, 173, 175-177, 253; dalle Ricordanze dipende Mariano da Firenze, Compendium chronicarum, in Archivum Franciscanum historicum, IV (1911), p. 125; Id., Libro delle degnità et excellentie del Ordine della seraphica madre delle povere donne sancta Chiara da Asisi…, a cura di G. Boccali, in Studi francescani, LXXXIII (1986), pp. 242-251; L. Iacobilli, Vite de' santi e beati di Foligno et di quelli i corpi de' quali si riposano in essa città e sua diocesi, Foligno 1628, pp. 117-121; Id., Vite de' santi e beati dell'Umbria et di quelli i corpi de' quali riposano in essa provincia, I, Foligno 1647, pp. 368-371; II, ibid. 1656, pp. 206-208; B. Mazzara, Leggendario francescano, overo Istorie de santi, beati, venerabili…, III, Venezia 1721, pp. 44-46; IX, ibid. 1732, pp. 96-103; Agostino da Stroncone, L'Umbria serafica…, a cura di M. Faloci Pulignani, in Miscellanea francescana, IV (1889), pp. 123-125; V (1890), p. 69; A. Chiappini, La beata Floresenda da Palena e il suo monastero di S. Chiara in Sulmona, in Studi francescani, VIII (1922), pp. 132-139; A. Fantozzi, Documenti intorno alla b. Cecilia Coppoli clarissa (1426-1500), in Archivum Franciscanum historicum, XIX (1926), pp. 194-384; Id., La riforma osservante dei monasteri delle clarisse nell'Italia centrale, ibid., XXIII (1930), pp. 361-382, 488-550; L. Wadding, Annales minorum, X, (1418-1436), Ad Claras Aquas 1932, pp. 113-115; A. du Monstier, Martirologio francescano, Città del Vaticano 1946, p. 100; C. Cenci, Manoscritti francescani della Biblioteca nazionale di Napoli, II, Grottaferrata 1971, p. 969; L. Canonici, S. Lucia di Foligno, S. Maria degli Angeli 1974, passim; Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria, a cura di L. Barroero et al., II, Treviso 1980, p. 506 n. 485; M. Sensi, Le Osservanze francescane nell'Italia centrale (secoli XIV-XV), Roma 1985, pp. 269-272; Id., Dal movimento eremitico alla regolare Osservanza francescana, l'opera di fra Paoluccio Trinci, Assisi 1992, pp. 77-85; Id., Storie di bizzoche tra Umbria e Marche, Roma 1995, pp. 349-368; Bibliotheca sanctorum, I, coll. 764 s.

Vedi anche
órdini agostiniani agostiniani, órdini Comunità religiose che seguono la regola agostiniana, ispirata cioè alle norme che s. Agostino nella sua Epistola 211 prescrive per le monache d'Ippona. In senso stretto sono: gli agostiniani, ordini eremiti, i canonici regolari di s. Agostino, gli agostiniani, ordini dell'Assunzione, ... órdine francescano francescano, órdine Regola e forma di vita religiosa promossa da s. Francesco. Si suddivide in tre diversi ordini: il primo formato dai frati minori, il secondo dalle clarisse e il terzo da laici, detti terziari francescani. Successivamente vi furono altre suddivisioni e affiliazioni e l'insieme dei ... beatificazione Atto con cui il Sommo Pontefice, capo della Chiesa cattolica, permette che un servo di Dio sia venerato pubblicamente come beato, in luoghi (città, diocesi, regione o anche un ordine religioso) e modi determinati caso per caso. Si distingue dalla canonizzazione in quanto è la concessione di un culto ... OFM Sigla di Ordinis Fratrum Minorum, che si pospone al nome e cognome dei frati francescani. I frati minori conventuali aggiungono conv. (lat. conventualium), i cappuccini cap. (lat. capucinorum), i riformati r. (lat. reformatorum).
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