ALESSANDRETTA (II, p. 300). La questione di Alessandretta
Il Liwa' (Liva') o sangiaccato di Alessandretta faceva parte, nel vecchio impero ottomano, del vilāyet di Aleppo. Il porto di Alessandretta si è negli ultimi anni sviluppato, servendo sempre più come punto di sbocco dei prodotti del retroterra siriano. Le notizie sulle condizioni etniche del sangiaccato non concordano: le statistiche turche dànno, sul totale di 300.000 ab., 250 mila turchi e quelle siriane limitano l'elemento turco entro una cifra massima di 70.000. Fra Turchi e Arabi si mescolano elementi armeni e curdi.
Prima del trattato franco-siriano del 9 settembre 1936 non si ebbe una vera e propria questione di Alessandretta. Il governo turco si preoccupò solamente di garantire il carattere turco del sangiaccato quando, alla fine della guerra mondiale, questo fu compreso nel territorio assegnato in mandato alla Francia. La Francia aderì alla richiesta turca e nel trattato di Angora del 20 ottobre 1921, con cui furono regolate le questioni di confine fra Turchia e Siria, all'art. 7 dichiarò: "Per il sangiaccato di Alessandretta sarà istituito un sistema amministrativo speciale. Gli abitanti di razza turca di questa regione otterranno ogni facilitazione per conservare e sviluppare la loro cultura. Il turco sarà considerato lingua ufficiale". Successivamente, con l'accordo Rushdi Bey-De Jouvenel del 30 maggio 1926, fu stabilito che la maggioranza dei funzionarî del sangiaccato sarebbe stata scelta fra i Turchi, che Alessandretta e Antiochia avrebbero goduto di una semindipendenza e che la bandiera del sangiaccato avrebbe avuto i colori della bandiera turca.
La questione sorse, per iniziativa turca, decisamente, dopo la firma del trattato con cui la Francia riconosceva l'indipendenza della Siria. Dopo avere preparato l'atmosfera con una violenta campagna di stampa contro la Francia, il governo di Ankara sollevò ufficialmente il problema. Nel consiglio della Società delle nazioni del 27 settembre 1936 e davanti alla 6ª commissione dell'Assemblea, l'8 ottobre, il delegato turco Rustu Aras espresse la preoccupazione del suo governo per i Turchi del sangiaccato. Il 9 ottobre fu inviata una nota al governo francese in cui si chiedeva che il sangiaccato fosse dichiarato indipendente e che tra Francia e sangiaccato fosse stipulato un trattato analogo a quello franco-siriano.
Dopo un intenso scambio di note, Parigi e Ankara si accordarono, nell'impossibilità di risolvere direttamente la controversia, di portare questa all'esame del consiglio della Società delle nazioni, nella sessione ordinaria del gennaio 1937. Improvvisamente però, il 9 dicembre, il ministro degli Esteri turco Rustu Aras chiese al segretario generale della Società delle nazioni che la questione di Alessandretta fosse iscritta nell'ordine del giorno della sessione straordinaria del consiglio, la quale si sarebbe iniziata il giorno dopo. Basandosi sull'art. 11 del patto, si sollecitava il consiglio a prendere misure atte a salvaguardare l'elemento turco del sangiaccato, minacciato nella sua libertà, nella sua vita. La questione fu esaminata nella seduta del 14 dicembre; e il consiglio, il 16 dicembre, votò una risoluzione con la quale, dichiarando impregiudicata la sostanza della questione, che sarebbe stata esaminata nella sessione ordinaria del gennaio, si decideva l'invio nel territorio del sangiaccato di una commissione di osservatori, che avrebbe fornito i dati di fatto necessarî. Contemporaneamente il consiglio invitò le due parti a cercare con conversazioni dirette, prima del gennaio, un compromesso. Le conversazioni, che ebbero luogo a Parigi, dal 22 al 23 dicembre, non ebbero un risultato positivo. Le trattative tuttavia continuarono per le normali vie diplomatiche, cosicché, quando il consiglio tornò a riunirsi, il 21 gennaio 1937, un accordo di massima era stato raggiunto. Su proposta del relatore Sandler il 28 gennaio, il consiglio votò una risoluzione in 10 punti con cui era riconosciuta l'autonomia del sangiaccato negli affari interni. I rapporti con l'estero erano invece affidati al governo siriano che, per le questioni più importanti riferentisi in maniera diretta alla vita stessa del sangiaccato, era obbligato ad accordarsi preventivamente col consiglio della Società delle nazioni. Un delegato permanente, di nazionalità francese, con ampî poteri, avrebbe controllato l'applicazione dello statuto definitivo del sangiaccato. Per la redazione dello statuto e della legge fondamentale del sangiaccato fu nominato un comitato di esperti presieduto dal belga Bourgin, i cui lavori terminarono il 15 maggio.
Il progetto di statuto fu appr0vato dal consiglio della Società delle nazioni il 29 maggio. Esso contiene disposizioni generali, regola il collegamento tra gli organi esecutivi del sangiaccato e della Siria per le questioni comuni (nomina reciproca di un commissario), le relazioni con l'estero, la cittadinanza, il controllo del consiglio della Socielà delle nazioni, la smilitarizzazione del sangiaccato (proibizione del servizio militare obbligatorio e mantenimento di un corpo di gendarmeria di non più di 1500 uomini), la collaborazione della Francia e della Turchia, le minoranze, le dogane, il porto di Alessandretta (una zona franca per la Turchia), le poste, i telegrafi e le comunicazioni, l'entrata in vigore dello statuto. Lo schema di legge fondamentale, pure approvato dal consiglio il 29 maggio, contiene disposizioni generali, regola l'organizzazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, i diritti fondamentali dei cittadini. È stabilita così un'assemblea, di 40 membri, con legislature quadriennali. Il potere esecutivo spetta al presidente del sangiaccato e ad un consiglio esecutivo di cinque membri. Nella seduta del 29 maggio, il consiglio risolse anche le due questioni lasciate in sospeso dal comitato: questione della frontiera e pr0blema della lingua. La questione di frontiera relativa all'annessione o no al territorio del sangiaccato deì naḥiyah di Babir, el-Akrad e di el-Basit, fu risolta mantenendo le tre località in territorio siriano salvo chiedere alla Siria, al momento della cessazione del mandato, garanzie per il rispetto della lingua delle minoranze turche. Per il problema della lingua, il consiglio decise di porre in posizione di perfetta uguaglianza il turco e l'arabo.
Il 30 maggio, a Ginevra, i delegati francese e turco firmarono un accordo per la Siria in conformità della risoluzione del consiglio del 27 gennaio, che dichiarava: "Un trattato franco-turco sarà concluso. Questo trattato stabilirà i principî con cui la Turchia e la Francia garantiscono l'integrità territoriale del sangiaccato. Questa garanzia funzionerà dopo consultazioni delle due parti. Sarà stipulato un accordo tra la Francia, la Turchia e la Siria avente per oggetto la garanzia dell'inviolabilità della frontiera turco-siriana e l'impedimento, in territorio turco e siriano, di qualsiasi organizzazione o attività diretta contro il regime e la sicurezza dell'altro paese".
L'accordo del 30 maggio prevede contatti tra i due stati maggiori allo scopo di definire le modalità di un'eventuale azione comune e fissa le condizioni con cui le parti contraenti si consulteranno in caso di minaccia di violazione dello statuto del sangiaccato. La Francia si impegna a far valere la sua garanzia anche dopo la fine del mandato. Al trattato sono allegati una dichiarazione circa il mantenimento dell'equilibrio territoriale nel Mediterraneo orientale, un protocollo che precisa le intenzioni delle due parti per ciò che riguarda il passaggio alla Siria degl'impegni assunti dalla potenza mandataria in suo nome, e uno scambio di lettere per la soluzione della questione degli optanti.
Due giorni dopo l'approvazione, da parte del consiglio, dello statuto e della legge fondamentale di Alessandretta, la camera siriana approvò all'unanimità un ordine del giomo con cui si respingeva ogni tentativo di alterare l'unità "indivisibile" della Siria.
Il 29 novembre 1937 fu proclamato nel sangiaccato il nuovo statuto; a Damasco, lo stesso giorno, la camera siriana riconfermò il voto del 31 maggio. Varî incidenti si sono nuovamente verificati nel giugno 1938, in occasione dei lavori preelettorali; essi hanno determinato da una parte la proclamazione dello stato d'assedio, e dall'altra proteste del governo turco.