ALERIA (‛Αλερία, Alerĭa)
Circa il 565 a. C., i Greci di Focea nell'Asia Minore fondarono una colonia che chiamarono Alalia ('Αλαλίη) a metà della costa orientale della Corsica, presso la foce del fiume Rotano (oggi Tavignano), sulla riva destra, in un sito forse già abitato dagl'indigeni. Una ventina d'anni dopo, per sottrarsi alla dominazione dei Persiani, una parte della popolazione della metropoli emigrò nella colonia che sorgeva in posizione favorevole. Con una flotta si poteva infatti vigilare il canale di Corsica e dominare la via commerciale fra il Tirreno e il Mar Ligure: la pianura alluvionale circostante, l'unica della Corsica, permetteva lo sviluppo dell'agricoltura e della pastorizia, mentre i ricchi boschi dell'isola fornivano copioso legname per la costruzione dei navigli, e ferro, rame e altri metalli potevano venire dalle vicine regioni dell'Elba, dell'Etruria e della Sardegna.
La città collegava Massalia (Marsiglia), già potente, con le numerose colonie greche dell'Italia meridionale e della Sicilia, rafforzando l'estrema espansione degli Elleni nel Mediterraneo occidentale. Ma il fiorire di essa era una minaccia grave per gli Etruschi, specialmente per la potente citta di Cere, e per i Cartaginesi padroni della Sardegna e in lotta politica e commerciale assidua con i Greci. I Focesi di Alalia essendosi dati a pirateggiare e a molestare i vicini con le loro incursioni, Cartaginesi ed Etruschi unirono le loro flotte. Nella battaglia navale che ne seguì nel mare di Sardegna (540 a. C. circa), i Greci sarebbero rimasti, secondo Erodoto (I, 165-167), vincitori: in realtà perdettero molte navi e molti prigionieri, che in Cere pare fossero massacrati. Gli scampati al disastro abbandonarono la Corsica, e, ridiscendendo nel Tirreno meridionale, si recarono a Reggio, onde mossero a colonizzare Velia nella Lucania. Ma la città abbandonata non rimase priva di abitanti: Etruschi, Cartaginesi, Italici e Greci dovettero frequentarne il porto per i loro commerci. Allo scoppio della prima guerra punica, essa era sotto la dominazione o il controllo dei Cartaginesi, poiché la flotta romana guidata da Lucio Cornelio Scipione Barbato, console nel 259 a. C., prese la città che i Romani chiamarono, con lieve differenza, Aleria. Silla v'inviò più tardi una colonia di cittadini romani. La città continuò a prosperare sotto l'Impero, e divenne sede vescovile, certo al tempo di S. Gregorio Magno; ma decadde, sin quasi a scomparire, per gli assalti dei Longobardi di Tuscia e dei pirati che per secoli durante il Medioevo infestarono il Mediterraneo. Alla sua decadenza contribuì il fiume Tavignano con le alluvioni che estesero la pianura, ma allontanarono sempre più il mare dall'abitato e resero difficile l'approdo e malsano il clima. Rinacque a nuova vita nei secoli XI e XII con l'affermarsi nell'isola della supremazia pontificia e della potenza pisana: i suoi vescovi sostennero spesso con le armi i loro diritti, costruirono una nuova cattedrale e un castello. Poi immiserì di nuovo; ora è un piccolo borgo.
Bibl.: A. Grassi, Aleria, étude historique et archéologique, in Nouv. Ann. de Voyage, s. 6ª, IV (1864), p. 257 segg.; Corp. Inscr. Lat., X, ii, p. 839; De Ruggiero, Diz. epigrafico, I, s. v.; Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class., Altertumswiss., I, col. 1366; G. De Sanctis, St. dei Rom., I, Torino 1907, p. 335; F. lanzoni, Le dioc. d'It., 2ª ed., II, Faenza 1927, pp. 682 segg., 702.