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ALENÇON

di L. Gi., G. Bou. - Enciclopedia Italiana (1929)
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ALENÇON (A. T., 32-33-34)

L. Gi.
G. Bou.

Città della Francia di NO., capoluogo del dipartimento dell'Orne. È situata in una fertile e vasta pianura alla confluenza della Sarthe con la Briante. È a pianta in complesso regolare, e ha strade spaziose ed eleganti.

La popolazione di Alençon, che era nel 1911 di 17.378 abitanti, mostra una tendenza a diminuire (16.249 ab. nel 1921; 16.044 ab. nel 1925).

L'industria principale, per cui essa è giustamente famosa, è quella dei pizzi: il cosiddetto "punto di Alençon". Tale industria fu creata nel 1673 dal Colbert, ministro di Luigi XIV con l'aiuto di Madame Gilbert, che aveva studiato a Venezia i procedimenti per la lavorazione dei pizzi. Oggi il punto d'Alençon è ancora molto rinomato ed occupa nella città parecchie operaie. Attivo è anche il commercio dei cavalli e quello del grano, che si coltiva nei suoi fertili dintorni. Buone sono le comunicazioni, poiché è il punto dove si allacciano le due linee ferroviare da Caen a le Mans e da Mortagne a Domfront.

Arte. - La Sarthe e la Briante, da cui Alençon è attraversata, hanno nociuto col loro corso alla sua regolarità. Il quartiere di Notre-Dame e quello costruito intorno alla piazza d'armi non hanno comunicazione diretta tra loro. La chiesa di Notre-Dame, la cui navata fu cominciata nel 1444 da Jean Tabut, è stata deturpata nel sec. XVIII. La navata del sec. XV ha l'arida freddezza di proporzioni comune a quell'epoca in Normandia. I contrafforti (cfr. con quelli di Louviers) sono deboli e hanno dovuto essere rafforzati. La torre è stata rimaneggiata in base ai disegni dell'architetto Perronnet nel sec. XVIII. La porta principale, del sec. XV, è riparata sotto un portico a tre archi imitante quello di S. Maclou di Rouen. L'arcata centrale è sormontata da un timpano molto acuto con una curiosa Trasfigurazione composta di sei statue. La medesima chiesa è adorna di una meravigliosa collezione di vetrate del sec. XVI. Un Passaggio del Mar Rosso porta la data del 1535. Del castello (1385-1415) non sussistono che due torri rotonde sormontate da ballatoi. La casa Oze (1450) ha una facciata semplice con finestre a telaî. I suoi comignoli, molto alti, sono ornati da bei pignoni di piombo. Alcune vecchie case rimangono nella Rue de la Juiverie, in Rue de la Barre, ecc. La prefettura è installata in un bell'edifizio di stile Luigi XIII. Il collegio (oggi biblioteca) ha conservato una cappella di stile gesuitico. Il palazzo municipale è della seconda metà del sec. XVIII. La sua facciata comprende un corpo centrale ornato di pilastri e coronato un frontone quadrato. Il museo di pittura ha qualche buon quadro (un Matrimonin della Vergine di Jean Jouvenet, uno studio di Géricault per i Naufraghi della Medusa, la Tribù araba di Delacroix). Tra i dipinti delle scuole straniere è notevole un Noli me tangere eseguito a Savona nel sec. XV. Un museo regionale è stato collocato nella casa Oze; vi si trova una collezione abbastanza completa di merletti a punto di Alençon.

Notizie storiche. - La storia di Alençon è strettamente connessa con quella della contea (v. sotto). Sebbene ricordata per la prima volta in epoca abbastanza tarda (717), la città acquistò ben presto una notevole importanza nella vita del ducato di Normandia, di cui faceva parte. Staccatasene nel sec. X, dopo esser passata da questo a quel feudatario, fu conquistata (1113) da Enrico I, re d'Inghilterra; Giovanni senza Terra, nel 1199, le concesse una charte de commune. Sotto la monarchia di Filippo Augusto la città fu annessa alla Francia; ma nel 1417 cadde ancora una volta nelle mani degl'Inglesi, che la tennero fino al 1449. Tornata alla Francia, la città ebbe nel sec. XVI un periodo di vero splendore, quando fu sede della corte di Margherita d'Angoulême, sorella di Francesco I. Verso il 1560 vi spadroneggiavano i calvinisti, e la città, ripresa dagli Ugonotti nel 1574, ospitò Enrico di Navarra che nel 1576 vi abiurò il cattolicismo. Ma la revoca dell'editto di Nantes, rovinando le manifatture di pizzi, ch'erano in mano di calvinisti, si tradusse, qui come altrove, in gravissimo danno per lo sviluppo della città.

Sottomessa, a stento, dalla Convenzione nel 1793, la città cadde nelle mani dei Tedeschi durante la guerra franco-prussiana del 1870. Alcun monumenti, come gli avanzi delle torri feudali e la chiesa di Notre-Dame, ricordano il passato della città.

Bibl.: Odolant-Demos, Mémoires historiques sur la ville d'Alençon, 2ª ed., Parigi 1861; P. Pascal, E. Benoit et l'église réformée d'Alençon, Parigi 1892; A. Leclère, La Commune d'Alençon, Parigi 1914; F. Boulard, Différentes origines et diverses formes du point et de la dentelle d'Alençon, Alençon 1922; L. Jouanne, Promenade à travers le vieil Alençon (26 bois), Alençon 1923.

La contea di Alençon. - Nei limiti territoriali che aveva avuti coi duchi di Normandia la contea di Alençon passò, nel sec. X, alla dipendenza del conte di Bellême. Questa famiglia dominò fino all'epoca del re d'Inghilterra Enrico I, che, in seguito ad intrighi di Roberto II d'Alençon-Bellême, partigiano di Roberto Courte-Heuse, lo fece arrestare (1113) e diede i suoi beni a Tibaldo, conte di Blois. La casa originaria riebbe tuttavia i suoi beni nel 1119, e li tenne quasi continuamente per tutto il sec. XII. Roberto III, divenuto conte di Alençon, nel 1203, fece omaggio della contea al re di Francia, Filippo-Augusto; ma l'incorporazione della contea alla corona avvenne soltanto nel 1220, quando, essendo morto in età di due anni Roberto IV, figlio postumo di Roberto III, l'antica casa d'Alençon venne con lui a spegnersi. Dopo l'incorporazione la contea, peraltro, non rimase sempre unita alla corona; ché, nel marzo 1268, San Luigi ne costituì un appannaggio per il suo quinto figlio, Pietro, alla morte del quale (6 aprile 1283) la contea ritornò alla corona. Ma, nel 1293, Filippo il Bello la diede a suo fratello Carlo di Valois, il figliuolo del quale, Filippo, la cambiò nel 1326 con la contea di Chartres.

Comincia allora una dinastia comitale di origine regia, che diventa ducale, in virtù delle lettere patenti (1° gennaio 1414) di Carlo VI, in favore di Giovanni IV. Morto costui nella battaglia di Azincourt (25 ottobre 1415), suo figlio Giovanni V, che gli successe sotto la tutela della madre, Maria di Bretagna, dovette battersi contro il re d'Inghilterra, il quale, padrone della Normandia, aveva investito del ducato d'Alençon il duca di Bedford. Caduto prigioniero nelle mani degl'Inglesi, Giovanni V poté liberare il ducato paterno dall'occupazione straniera soltanto nel 1449, e da allora lo tenne fino alla sua morte (1476). Spentosi senza lasciar prole Carlo IV, succeduto al figlio di Giovanni V, il ducato d'Alençon tornò, nel 1525, alla corona di Francia. Esso costituì anche la contraddote vedovile di Caterina de' Medici l'appannaggio di Ercole Francesco, poi duca d'Angiò, di Gastone d'Orléans, di Carlo di Berry, nipote di Luigi XIV e di Luigi conte di Provenza, fratello di Luigi XVI.

Vedi anche
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Vocabolario
decana
decana s. f. [da decano1, per la maturazione tardiva]. – Nome di alcune varietà di pere invernali di origine francese (d. di Alençon) e belga (d. d’inverno). Anche in funzione appositiva, invar.: pere decana.
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