Mačeret, Aleksandr Veniaminovič
Regista russo, nato a Baku il 27 dicembre 1896 e morto il 12 settembre 1979. Noto anche per le sue sceneggiature e gli scritti teorici sul cinema e sul lavoro dell'attore, negli anni dello stalinismo fu uno dei rappresentanti del cinema ufficiale legato ai canoni del realismo socialista. Come molti cineasti della sua generazione, M. iniziò la sua carriera dal teatro, il Mastfor di Mosca, dove entrò sotto la direzione di N.M. Foregger nel 1922, appena laureato, per poi diventare a sua volta regista del teatro Sinjaja bluza (La blusa azzurra). Amico di intellettuali e letterati dell'epoca, collaborò alla fine degli anni Venti, insieme al celebre critico formalista Viktor B. Šklovskij, alla sceneggiatura del film-documentario Turksib (1929) per la regia di Viktor A. Turin, interessante prodotto di quel cruciale momento di passaggio fra gli sperimentalismi estremi del glorioso decennio 1920-1930 e l'avvio verso l'unità formale e ideologica del realismo socialista che nel 1934 avrebbe trovato la sua codificazione ufficiale in tutti i campi dell'arte.
Nella storia del cinema sovietico quelli furono anche gli anni del passaggio dal muto al sonoro, con le necessarie ricerche in campo tecnico e formale, cui M. partecipò attivamente collaborando alla versione sonora di un altro film con accenti documentaristici, diretto da Julij Ja. Rajzman, Zemlja žaždët (1930, La terra ha sete), storia del conflitto psicologico e pratico fra scienziati e contadini, impegnati in una difficile opera di irrigazione artificiale in una zona desertica del Turkmenistan. La progressiva assunzione da parte del giovane M. dell'idea della funzione sociale ed educativa del cinema, all'interno però di una macchina espressiva capace ancora di mettere in atto artifici tecnici e creativi di un certo interesse, si concretizzò nella sua prima regia autonoma. Nel 1932 M. diresse infatti Dela i ljudi (Lavori e uomini), che già nel titolo lascia intravedere l'approccio psicologico alla storia di una competizione ideale e tecnica fra un operaio sovietico e un tecnico specializzato americano affiancati nel lavoro in un'acciaieria sul Dnepr. Il film, pur sottintendendo uno dei più noti slogan dell'epoca, "raggiungere e sorpassare l'America", fu un esempio positivo di una certa capacità di muoversi sapientemente dentro e fuori schemi precostituiti ma ancora non troppo rigidi, con l'attenzione ai tratti psicologici individuali che caratterizzano i personaggi altrimenti stereotipati, l'acuta osservazione dei dettagli della vita quotidiana, vicina ai precedenti esperimenti della 'fattografia', l'approccio diretto e autentico ai problemi delle persone e al clima sociale del difficile momento storico.
Un metodo dunque ancora vivo di concepire la macchina cinematografica che si confermò nella collaborazione alla sceneggiatura di un nuovo film diretto da Rajz-man, Letčiki (1935, Aviatori), singolare film d'azione con ritmi esaltanti e tratti di spettacolarità simili a quelli di analoghi film 'di genere' americani. Nello stesso anno M. girò la commedia comica Častnaja žizn′ Pëtra Vinogradova (1935, La vita privata di Pëtr Vinogradov) che, attraverso le storie incrociate di tre giovani provinciali alla conquista di Mosca, offre un affresco sfumato e privo di facili schematismi della società e della vita quotidiana dell'epoca. M. regista avrà spesso come collaboratori alcuni fra gli scrittori più noti dell'epoca. Valentin P. Kataev firmò infatti la sceneggiatura del film di guerra Rodina zovët (La patria chiama) che M. girò nel 1936, anche questo dedicato a storie di aviatori, mentre Jurij K. Oleša fu, con il regista ormai affermato, coautore delle sceneggiature di Bolotnye soldaty (1938, Soldati di palude), opera di duri intenti antifascisti, e del poco amato dalla critica Ošibka inženera Kočina (1939, L'errore dell'ingegner Kočin), ambizioso film di spionaggio costruito sulla contrapposizione fra corruzione del capitalismo e purezza di ideali del futuro comunista. Nel 1938 girò anche Vysokaja nagrada (L'alto premio), ma il suo interesse per opere legate alla letteratura si confermò nel 1941 con uno dei primi esperimenti sovietici di film a colori, Cvetnye kinonovelly (Cine-novelle a colori), nel quale si spazia da Paradiso e Inferno di P. Mérimée a Il guardiano di porci di H.C. Andersen. Con uno dei più noti rappresentanti del realismo socialista, lo scrittore M.A. Šolochov, M. sceneggiatore si misurò nell'adattamento del romanzo Terre dissodate, dal quale Rajzman nel 1940 trasse l'omonima pellicola Podnjataja celina. Negli anni della Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra M. alternò la regia di film di forma e contenuti decisamente inferiori alla sua precedente produzione, quali Ja, čërnomorec (1944, Io, uomo del Mar Nero) e Stranicy žizni (1948, Pagine di vita), girato a due mani con Boris V. Barnet, con l'attività di direttore artistico di alcuni importanti studi cinematografici del Paese. Dal 1942 al 1943 diresse gli studi di Taškent e nel 1944 quelli di Sverdlovsk. Dal 1950 al 1955 fu vicedirettore del prestigioso Gosfil′mofond, attività alla quale unì un intenso lavoro di teorico e storico del cinema con numerose pubblicazioni fra cui la più importante resta Aktër i kinodramaturg (1955, L'attore e il drammaturgo cinematografico), mentre va ricordato anche lo studio sulla poetica dell'arte cinematografica (O poetike kinoiskusstva), apparso postumo nel 1981.
Kino. Enciklopedičeskij slovar′, Roma 1987, ad vocem; G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Venezia 2000, pp. 72-73.