SCRIABIN, Aleksandr Nicolaevič
Compositore di musica e pianista, nato a Mosca il 10 gennaio 1872 (29 dicembre 1871), ivi morto il 1° (14) aprile 1915. Frequentò dapprima la scuola dei cadetti, ma a diciotto anni abbandonò definitivamente la carriera militare per dedicarsi alla musica. Entrò al Conservatorio di Mosca. Durante gli anni di studio, scrisse e pubblicò alcune pagine pianitiche. Dal 1893 al 1897 compì numerosi e brillanti giri di concerti in Russia e all'estero, ma non trascurò la composizione (appartengono infatti a questi anni tutte le sue opere sino all'op. 26; fra l'altro, le tre prime Sonate per pianoforte, il Concerto per pianoforte e la Prima sinfonia). Ritornato a Mosca vi ebbe la cattedra di pianoforte al Conservatorio, sino al 1903: in quest'anno abbandonò Mosca e la carriera d'insegnante e di concertista e visse successivamente in Svizzera, a Bruxelles, a Genova, a Parigi e negli Stati Uniti. Nel 1910, rientrato in patria, riprese la sua attività di pianista.
Lo S. sta come una figura a sé nella storia della musica moderna russa. In lui non vi sono elementi folcloristici tali da consentirne un ravvicinamento alla scuola dei "Cinque" (cioè dei Balakirev, Borodin, Musorgskij, Rimskij Korsakov e Cui) né affinità con la cosiddetta scuola occidentale (da Rubinstein a Rachmaninov), che sarebbe come dire l'accademia del romanticismo germanico. Lo S., come temperamento, è un romantico alla Chopin o alla Čaikovskij, con qualche venatura di lirismo scandinavo. Le sue prime opere rivelano chiaramente l'influenza assoluta della musica di Chopin, ma dopo il 1897 si riscontra un mutamento deciso di estetica. Lo S. non considera più la musica per sé, ma come un linguaggio simbolico ed esoterico capace di figurare sentimenti e pensieri inesprimibili con parole. La musica non è più costruzione sonora, forma fine a sé stessa, ma traduzione e analogia; mentre in Wagner essa è legata al dramma, nello S. l'aspirazione è verso un misticismo a fondo teosofico, alquanto nebuloso. Nello S. molte cose sono intravviste e perseguite, ma poche raggiungono la concretezza artistica per la natura stessa dei fantasmi prediletti. C'è "il sogno di un titanismo, della grandezza tragica, ma non il titanismo e la grandezza". Questo continuo desiderio di qualche cosa di alto e di immateriale, che lo S. non riuscirà a chiarire pienamente a sé stesso, ci è confermato dall'abbozzo di un "mistero", che avrebbe dovuto essere come un rito supremo di devozione all'arte e alla divinità (non ne scrisse che l'introduzione), e dal tentativo di legare suoni e colori per mezzo di un istrumento ch'egli chiamò "clavier à lumières" e usò nel poema sinfonico Prometeo (a certe armonie corrispondono colorazioni definite che avvolgono l'orchestra). Tuttavia, musicista tecnicamente preparato e poeta finissimo, ha scritto un gruppo di composizioni di notevole valore, come gli Studî op. 42 e la quarta e la quinta sonata per pianoforte, il Poème d'Extase per orchestra e alcune altre. Lo S. rappresentò nei primi anni del secolo l'arte d'avanguardia del suo paese: poi fu abbandonato dai giovani, ma ora, dopo la Rivoluzione, pare che la sua musica e le sue idee estetiche abbiano nuovamente un'influenza sulle tendenze musicali predominanti.
Bibl.: A. Eaglefield Hull, A Great Russian Tone-Poet: S., Londra 1916; L. Sabaneev, A. S., in Modern Russian Composers, ivi 1930.