Wat, Aleksander
Wat (propr. Chwat), Aleksander
Poeta e prosatore polacco, nato a Varsavia il 1° maggio 1900, morto suicida ad Antony (Parigi) il 29 luglio 1967. Fu il fondatore (1919-20), con A. Stern, del gruppo futurista-primitivista di Varsavia, pubblicando inizialmente su riviste dell'avanguardia una serie di poesie programmaticamente provocatorie, nello spirito di un futurismo segnato dalla poetica dadaista.
La sua prima opera, pubblicata nel 1920, è il poema in prosa JA z jednej strony i JA z drugiej strony mego mopsożelaznego piecyka (Io da una parte e io dall'altra parte della mia carlinoferrea stufetta), molto somigliante a un libero flusso di immagini e frammenti letterari eterogenei, provocato come da uno stato di allucinazione. Scritto con una tecnica che si avvicina alla posteriore, bretoniana 'scrittura automatica', anticipando gli esperimenti e i modi del surrealismo, il poema rappresenta una delle più originali distorsioni grottesche dei miti della tradizione e della cultura. Nel 1927 pubblicò la raccolta di racconti Bezrobotny Lucyfer (trad. it. Lucifero disoccupato, 1994; L'ebreo errante, 1995) pervasa da un'atmosfera catastrofista in chiave grottesca e ironica. Muovendosi tra il fantastico storiosofico e il fantastico metafisico, W. offre la visione di una civiltà odierna ormai completamente dominata dal male, costruendo una sorta di antiutopia ironica in cui si riflette lo spirito anarchico, più che nichilista, che lo aveva spinto a impegnarsi nel partito comunista (1924).
Internato nei lager staliniani (1940-46), tornato in Polonia duramente e permanentemente provato nel fisico e nello spirito, pubblicò la raccolta di poesie Wiersze (1957, Poesie) sotto il segno di una nuova poetica rivolta ai modelli letterari della poesia metafisica barocca, venata di inquietudine esistenziale e in cui si ravvisa un influsso della filosofia di S. Kierkegaard. Densi di riflessione metafisica sono i lunghi poemi raccolti in Wiersze śródziemnomorskie (Poesie mediterranee) pubblicati in Polonia nel 1962, prima che W. fosse spinto all'esilio (1963). I successivi volumi della sua produzione poetica (Ciemne świecidło, 1968, Lustro scuro), saggistica (Świat na haku i pod kluczem. Eseje, 1985, Il mondo appeso a un gancio e sotto chiave. Saggi; Dziennik bez samogłosek, 1986, Diario senza vocali) e di narrativa (Ucieczka Lotha. Proza, 1988, La fuga di Loth. Prosa) uscirono all'estero postumi.
Le sue memorie, in forma di intervista-conversazione sollecitata e registrata su un magnetofono da Cz. Miłosz, vennero pubblicate a Londra nel 1977 con il titolo Mój wiek. Pamiętnik mówiony (Il mio secolo. Diario parlato). Articolate intorno a tre grandi temi (lo stato della letteratura polacca, la trascorsa fede marxista di W., la sua filosofia), queste memorie costituiscono una delle più importanti testimonianze di un'epoca, racconto delle esperienze di un'intera vita, artistica, spirituale, umana, cui W. pose fine tragicamente, sullo sfondo dell'ossessiva convinzione della presenza del male nella storia.
bibliografia
M. Delaperrière, Les avant-gardes polonaises et la poésie européenne. Étude sur l'imagination poétique, Paris 1991.
W. Bolecki, Regresywny futurysta (Il futurista regressivo), introd. a A. Wat, Bezrobotny Lucyfer i inne opowieści (Lucifero disoccupato e altri racconti), Warszawa 1993.
T. Venclova, Aleksander Wat. Life and art of an iconoclast, New Haven 1996.