ALEIXANDRE Y MERLO, Vicente
(App. III, I, p. 60)
Poeta spagnolo, morto a Madrid il 14 dicembre 1984. Nel 1977 gli è stato concesso il Premio Nobel per la Letteratura, che va ad aggiungersi al Premio Nacional de Literatura assegnatogli nel 1933. È stato membro di numerose accademie spagnole e dell'America Latina.
Dopo la prima esperienza di ''poesia pura'' di stampo surrealista (egli stesso riconobbe l'influsso nella sua opera dei surrealisti francesi come pure di S. Freud, di cui fu accanito lettore tra il 1927 e il 1928), che si chiude con Nacimiento último (1953), inaugura con Historia del corazón (1954; trad. it. 1979) un secondo momento della sua produzione poetica. L'amore, inteso come vita e distruzione al contempo, è presente nell'intera opera di A., ma a differenza del primo, in cui cantava l'amore cosmico, in questo secon do periodo il protagonista assoluto dei suoi versi è l'uomo. Dal punto di vista stilistico ciò si traduce nell'abbandono dell'ermetismo e nella ricerca di un linguaggio chiaro e diretto. Fanno parte di questo periodo, oltre all'opera già citata, En un vasto dominio (1962), Presencias (1965), Retratos con nombre (1965).
Poemas de la consumación (1968; trad. it. 1972) apre l'ultimo periodo della sua produzione, caratterizzato − oltre che dalla visione tragica della vecchiaia come obbligata rinuncia all'amore e preparazione ad affrontare la morte (il ricordo del Quevedo dei sonetti metafisici è evidente) − dalla ricerca di una nuova espressività sul piano linguistico (la scoperta del paradosso come unico mezzo di opposizione nei confronti della logica razionalistica e di espressione dell'ineffabile poetico). Ricordiamo inoltre Diálogos del conocimiento (1974; trad. it. 1978), che chiude la sua produzione poetica.
Bibl.: D. Puccini, La parola poetica di V. Aleixandre, Roma 1971; L. F. Vivanco, Introdución a la poesía española contemporánea, 2 voll., Madrid 1971.