ALEANDRO, Girolamo, il Giovane
Pronipote del cardinale omonimo, nacque a Motta di Livenza il 29luglio 1574. Manifestò fin dalla giovinezza una viva inclinazione per la poesia, soprattutto di argomento morale e religioso. Già nel 1590 componeva Le lagrime di penitenza, a imitazione di sette Salmi penitenziali, che furono poi pubblicate a Roma nel 1623; sullo stesso argomento tornava in versi elegiaci latini con gli Psalmi poenitentiales,Tarvisii 1593.
Avviato alla giurisprudenza, compì i suoi studi a Padova, sotto la guida del Panciroli, e diede anche in questo campo una prima prova del suo ingegno, pubblicando un commento ai frammenti di Gaio conosciuti attraverso le Pandette, Caii veteris iurisconsulti Institutionum fragmenta et epitome cum H. A. iunioris commentario, Venetils 1600. Ricevuti gli ordini sacri, accettò l'invito dello zio materno A. Amalteo, reduce dalla missione in Transilvania, a seguirlo a Roma. Qui egli ricevette dal pontefice Clemente VIII, per intercessione dello zio, la commenda della chiesa dei SS. Filippo e lacopo di Brescia. Divenne poi segretario del cardinale O. Bandini, e successivamente del cardinale F. Barberini, presso il quale ebbe modo di prestare i suoi servigi anche al pontefice Urbano VIII.
Nei venti anni in cui restò famigliare dei Barberii l'A. svolse un'intensa e fortunata attività letteraria, nella quale l'opera dell'erudito predomina largamente su quella del poeta, senza soffocarla mai del tutto. Fra gli scritti eruditi, molti dei quali, rimasti inediti, furono conservati nella Biblioteca Barberini e sono oggi presso la Biblioteca Vaticana, si segnalano particolarmente: Antiquae tabulae marmoreae Solis effigie siymbolisque exculptae, accurata explicatio... Romae 1616 (altre ediz., Lutetiae Paris. 1617, e in J.-G. van Graeve, Thesaurus Antiquitatum Romanarum, Lugduni Batav. 1696, V, ff. 702 ss.); Navis Ecclesiam referentis symbolum, in veteri gemma annulari insculptum, explicatione i!lustratum, Romae 1626. Contro il parere di un anonimo scrittore (in realtà, Jacques Godfroy), secondo il quale le province suburbicarie erano state quelle rinchiuse nell'estensione di cento miglia intorno a Roma, scrisse la Refutatio conjecturae anonymi scriptoris de suburbicaniis regionibus ac dioecesi Episcopi Romani, Lutetiae Paris. 1619. Si occupò anche di questioni religiose nello scritto De duplici sta tu religionis in Scotia, Romae 1623; e compose le Additiones alle Vitae Pontificum del Ciacconio, Romae 1630. Sue composizioni poetiche sono nel volumetto In obitum Catellae Aldinae Lacrymae poeticae, Parisiis 1622, raccolta di versi di vari autori per la morte della cagnetta di Aldo Manuzio; un piccolo canzoniere aggiunse all'edizione che egli stesso fece delle poesie dei suoi zii: Trium fratrum Amaltheorum Hieronimi Io. Baptistae Cornelii Carmina. Accessere H. A... Poëmata, Venetiis 1627.
Fu esponente tra i primi dell'Accademia romana degli Umoristi (vi prese il nome di "Aggirato"), per la quale compose un discorso Sopra l'impresa de gli Accademici Homoristi, Roma 1611; ebbe, insomma, larga influenza negli ambienti culturali della Roma del tempo (fu, a esempio, corrispondente e protettore dello Holstenlo, che probabilmente poté venire a Roma, come desiderava, per sua intercessione).
L'episodio più notevole, forse, della sua attività letteraria è legato alle polemiche sull'Adone di G. B. Marino. Dopo la morte di questo, com' è noto, T. Stigliani aveva pubblicato il suo Occhiale,fortemente polemico nei confronti del defunto poeta napoletano. L'A., pregato espressamente dall'Achillini, scrisse una Difesa dell'Adone in due parti, pubblicate postume a Venezia negli anni 1629-30, nella quale prese posizione in maniera intransigente a favore del Marino. È da segnalare che la polemica non si fermò li, perché lo Stigliani scrisse una Replica all'A., e N. Villani intervenne con due operette anonime, criticando sia lo Stigliani sia l'Aleandro.
L'A. fu in Francia nel 1625al seguito del cardinal Barberini, legato a latere per la pace tra Francia e Spagna. Gli strapazzi del viaggio ne minarono la fibra, per cui, quando il Barberini proseguì per la Spagna, l'A. dovette rientrare malato a Roma. Ebbe qui il tempo e l'energia di comporre la già citata Difesa, ma non di vederla pubblicata. Si spense all'età di soli cmquantacinque anni, il 9 marzo 1629. Fu commemorato solennemente nell'Accademia degli Umoristi da G. Simeoni; nella Sapienza di Roma da A. Mascardi; a Pisa da P. Gaudenzio. Il cardinale Barberini fece erigere in suo onore un monumento funebre in S. Lorenzo fuori le Mura, opera di Pietro da Cortona. Il busto in marmo che sovrasta il monumento è opera di F. Duquesnoy, detto il Fiammingo.
Quattro Epistole dell'A., indirizzate a Jean Morin, furono edite da Richard Simon a Londra nel 1682, nell'edizione delle Antiquitates Ecclesiae Orientalis del Morin, pp. 140 e ss. Ampia parte della corrispondenza dell'A. con l'erudito Holstenio è stata inoltre pubblicata dal Pélissier. La lettera dedicatoria all'Achillini della Difesa si trova ora in G. B. Marino, Epistolario seguito da lettere di altri scrittori del Seicento, a cura di A. Borzelli e F. Nicolini, II, Bari 1912, pp. 181-184.
Bibl.: G. Simeoni, In morte di G. A., Parigi 1636; A. Mascardi, In H. A. funere extemporalis eiulatio, in Romanae dissertationes, Parisiis 1639; P. Gaudenzio, Excussio duplex. Prima in obitum V. C. Hieronymi Aleandri. Altera politico-literaria, Pisis 1639; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, pp. 424-431; G. G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte dai letterati del Friuli, I, Venezia 1760, pp. 506-536; L. G. Pélissier, Les amis d'Holstenius,in Mélanges d'archéol. et d'hist. de l'Ecole française de Rome, VIII (1888), pp. 323-402, 521-608; F. Corcos, Appunti sulle polemiche suscitate dall'Adone, Cagliari 1893; L. Rocco, Motta di Livenza... Studio storico, Treviso 1897 (con un ampio saggio delle opere inedite); R. Almagià, L'opera geografica di Luca Holstenio, Città del Vaticano 1942, passim; F. Croce, I Critici moderatobarocchi, I, La discussione sull'Adone, in La Rass. d. letter. ital. ,LIX (1955), pp. 422-427; Encicl. hal., II, p. 286.