ALEANDRO, Girolamo, cardinale
Nato da famiglia esercitante le arti liberali, alla Motta di Treviso (13 febbraio 1480), visse una giovinezza di studio e di raccoglimento meditativo, alimentata più dal vivissimo ingegno che non dall'efficacia dell'insegnamento ricevuto: benché, oltre le lingue classiche, conoscesse l'ebraico e il siriaco. Uomo di lettere, visse nell'intimità di Aldo Manuzio e di Erasmo da Rotterdam, esercitò il pubblico insegnamento a Venezia, all'università di Parigi e, per qualche tempo, a Orléans (1508-1511); indi fu bibliotecario della Vaticana (1519), ove si conservano alcuni suoi manoscritti greci e latini. Ma più ancora fu uomo politico, attore principale nella crisi della riforma luterana. La sua prima missione in Germania, nel 1520, aveva lo scopo d'imporre l'accettazione della bolla Exsurge Domine del giugno 1520, che condannava Lutero. E l'A., pur sentendo che questi era sostenuto dall'opinione pubblica, e più dai principi tedeschi, otteneva dalla dieta di Worms, col favore di Carlo V, la condanna del riformatore, già fuggito alla Wartburg. Questa missione rivelò l'intelligenza dell'A. e la sua abilità diplomatica, ma anche lo spirito d'intransigenza che lo animava; e per questo forse, dopo la morte di Leone X, fu tolto di lì e destinato ad altra missione. Come nunzio alla corte di Francia, prese possesso del suo ufficio sul campo di battaglia di Pavia, assistette a quella memorabile rotta, e vi fu fatto prigioniero col re. Restituito a Roma, mirò da Castel S. Angelo il tristo spettacolo del famoso sacco. Ma la sua vera opera politica furono i negoziati della Riforma e l'abbozzo della politica della Controriforma. Nunzio nuovamente in Germania nel 1531 per la preparazione del concilio e poi ancora, dopo la sua elevazione alla porpora nel 1538, cardinal legato con lo stesso incarico, compilò al suo ritorno dalla terza missione germanica, quasi come frutto e sintesi della intensa attività politica svolta fra i Tedeschi, il trattato De habendo concilio, rimasto interrotto per la sopravvenuta morte (i febbraio 1542), ma destinato tuttavia, anche nello stato di abbozzo, a servir di guida preziosa per i lavori del concilio tridentino, del quale l'A. fu uno dei più tenaci assertori, e per la preparazione del quale si adoperò anche con altri scritti minori. Lasciò la sua ricca biblioteca ai canonici di S. Giorgio in Alga a Venezia, ma essa andò quasi interamente distrutta in un incendio, nel 1716.
Bibl.: L. Dorez, Recherches s. la bibliothéque du Card. G. A., in Revue des biblioth., II (1892), e VII (1897); H. Omont, Journal autobiographique: du Cardinal J. Aléandre, in Notices et extraits, XXXV (1896), pp. 1-116; J. Paquier, L'Humanisme et la Réforme Jérôme Aléandre, Parigi 1900; L. v. Pastor, storia dei papi, V (trad. Mercati), Rma 1914; C. Capasso, Paolo III, Messina 1926; E. Buonaiuti, Lutero e la Riforma in Germania, Bologna 1927.