CAMPO (Castelcampo), Aldrighetto
Le scarse notizie in nostro possesso non ci consentono di stabilire il luogo e la data della sua nascita, e sono appena sufficienti a individuare, per grandi linee, gli avvenimenti del suo episcopato che fu uno dei più travagliati nella storia della Chiesa trentina per i contrasti con l'autorità imperiale. Il C. fu eletto vescovo di Trento nel novembre 1232, e per i primi tre anni diresse con molta energia - sull'esempio dei suoi predecessori - il principato: seppe imporre la sua autorità sui vassalli della Val Lagarina e costrinse la comunità di Trento a concludere le vertenze che la dividevano da quella di Zambana e da quella di Fay. Nello stesso periodo intervenne a favore del procuratore del capitolo della Chiesa trentina in una controversia che lo opponeva ad affittuari inadempienti.
Per i primi tre anni del suo episcopato non abbiamo notizia di contrasti tra il C. e l'imperatore Federico II. È anche possibile che il C. abbia favorito la nomina a podestà imperiale di Trento di Alberto III conte del Tirolo e "avvocato" della Chiesa trentina, il quale agisce nella sua nuova veste a partire dall'autunno del 1235.Il dissidio con Federico II scoppiò nel 1236.Il C. si era schierato per il partito guelfo e l'imperatore dovette temere che il mantenimento dell'autonomia trentina avrebbe potuto sottrarre al suo controllo una zona di grande importanza strategica e politica. Rientrato in Italia dalla Germania nell'agosto di quell'anno, Federico II si fermò a Trento: qui privò temporaneamente dell'autorità civile il vescovo e affidò il principato a un suo rappresentante. Inoltre vietò al C. di compiere qualsiasi concessione sui beni della Chiesa trentina. Successivamente, nel 1239, l'imperatore nominò un nuovo podestà imperiale al posto di Alberto del Tirolo - il quale mirava a incorporare nei usoi feudi terre vescovili, approfittando della crisi politica che attraversava il principato- nella persona del pugliese Lodegerio di Tito; poco dopo unì il principato trentino, e le contee ad esso annesse, alla Marca trevigiana.
Nella nuova situazione venutasi a creare nel vescovato il C. dovette tentare un accordo con Alberto del Tirolo. Quest'ultimo ricevette da lui, infatti, il diritto di trasmettere ai propri eredi l'avvocazia della Chiesa e i feudi trentini; il C. fece tale concessione senza il consenso del capitolo.
Non ci è giunto il documento del privilegio e di esso abbiamo notizia attraverso la protesta effettuata dal capitolo nel 1256; si è molto discusso sulla data della concessione: sembra comunque che essa non debba assegnarsi ai primi anni dell'episcopato del C., quando la sua autorità era ben salda nel principato, bensì al periodo successivo al 1236. Tale idea non può essere validamente messa in dubbio dall'obiezione secondo cui dopo quella data il C. non avrebbe potuto fare alcuna concessione sui beni della Chiesa, stante l'esplicito divieto imperiale, poiché sono documentate altre infeudazioni operate dal C. e poi approvate da Federico II. E di un'approvazione imperiale del privilegio di Alberto III si parla nell'atto del 1259 redatto dal notaio palatino Bertoldo e relativo alla rivendicazione della successione nei diritti di Alberto avanzata dal genero di questo.
Sembra comunque che il C., direttamente o per il tramite di Alberto del Tirolo, avesse cercato un riavvicinamento con Federico II. Nell'aprile 1246, infatti, Innocenzo IV decise di porre sotto inchiesta il suo operato accusandolo di aver dilapidato i beni della Chiesa trentina e di avere assecondato l'imperatore anche dopo la scomunica da questo subita. In seguito il papa con due lettere dell'8 marzo e del 1º ott. 1247, inviate da Lione, incaricava in un primo tempo il vescovo di Bressanone di amministrare la Chiesa trentina, poi, essendo la situazione di questa sempre più difficile, la affidava alle cure di Brunone, canonico di Magdeburgo. È interessante notare che Innocenzo IV venne sollecitato ad agire proprio da Alberto del Tirolo, che non potendo più contare sulla protezione dell'imperatore Federico II, ormai dichiarato decaduto, preferì avvicinarsi al papa denunciando la caotica situazione della Chiesa trentina.
Il C. morì esule - non sappiamo dove - nel 1247. Gli successe nel vescovato Egnone di Appiano.
Fonti e Bibl.: Les registres d'Innocent IV, a cura di E. Berger, Paris 1884, nn. 3003, 3277; Regestum ecclesiae Tridentinae. Regesto dei docc. dell'Arch. capit. di Trento dal 1182 al 1350, a cura di C. Ausserer, in Regesta Chartarum Italiae, Roma 1939, n. 22, pp. 23 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V, Venetiis 1720, coll. 60 s.; G. Gerola, La serie dei vescovi di Trento e la fondazione del Princitato, in Studi trentini di scienze storiche, XII (1931), 3, pp. 199-217; S. Weber, I vescovi suffraganei della Chiesa di Trento, Trento 1932, pp. 3-14; J. Kögl, La sovranità dei vescovi di Trento e Bressanone, Trento 1964, pp. 42-50, 232 s.; C. Eubel, Hierarchia cattolica, I, Monasterii 1913.