ORSINI, Aldobrandino
ORSINI, Aldobrandino. – Nacque nelle ultime decadi del XII secolo. Il padre, Orso di Bobone, della nobile famiglia romana dei Boboni, fu l’eponimo della domus degli Orsini. Dalla madre, Gaetana di Crescenzio, derivò il cognomentum di Caietanus attribuito da quel momento in poi a molti nomi della famiglia, come il fratello di Aldobrandino, il console Giangaetano.
L’appartenenza familiare di Aldobrandino ha ingenerato nella storiografia imprecisioni, essendo stato a lungo ascritto alla famiglia anagnina dei Caetani. Ciò si deve al profilo biografico redatto nel XVII secolo da Ferdinando Ughelli, che gli attribuì il cognomen «Gajetanus» (Ughelli, 1717, coll. 167 s.) sulla scorta dell’errata esegesi di una lettera di Onorio III riguardante una prebenda già detenuta dal cardinale e da lui richiesta per il nipote Giacomo. Essa accennava a un «Iohannis Gaietani germani eiusdem Episcopi [scil. Aldobrandino]» (ibid.). In realtà, il genitivo «Gaietani» non si riferisce a un cognomen bensì a uno dei due elementi del nome del console Giangaetano di Orso di Bobone. Thumser (1990-91, pp. 43-45), seguendo Pietro Pressutti (1888-95, n. 2279), a partire dall’analisi del testamento di Giangaetano e dalla menzione del decesso di Aldobrandino nel necrologio del monastero romano dei Ss. Ciriaco e Nicola (Egidi, 1908, p. 81), ha identificato il Giacomo della lettera con il figlio di Giangaetano di Orso di Bobone. Il cardinale, dunque, con Giangaetano e Matteo, deve essere annoverato tra i tre filii Ursi (Thumser, 1988, pp. 156 s.), anche se di recente è stato ritenuto uno dei figli di Giangaetano (Carocci, 1996, pp. 327-331; Allegrezza, 1998, p. 5 n. 7).
Avviato alla carriera ecclesiastica nell’Urbe, dove poté godere dell’appoggio dei membri del collegio cardinalizio appartenenti alla famiglia del padre (Tillmann, 1970, pp. 381 s., 391; Maleczek, 1984, pp. 98 s., 111) e del prozio Celestino III, ricevette probabilmente una formazione giuridica, dato il suo successivo impiego come auditor in Curia. Nel decennio finale del XII secolo si trasferì in Francia dove poté disporre di benefici per sé e per il suo seguito. Ebbe canonicati e prebende a Parigi e York (Pressutti, 1888-95, n. 458). Tra il 1196 e il 1197, grazie all’intervento di Celestino III, ottenne un canonicato per un chierico della propria familia, Bernardo di Lille (Desilve, 1983, n. 284). Celestino III infatti aveva studiato a Parigi alla scuola di Abelardo e da cardinale aveva seguito Alessandro III nell’esilio Oltralpe, creando una rete di rapporti utili al destino dei propri familiari. I legami di Aldobrandino con la Francia, in particolare con Parigi, si intensificarono negli anni seguenti. Del resto, durante il pontificato di Innocenzo III gli sarebbe stato difficile entrare negli uffici curiali: la morte nel 1202 di Gregorio, ultimo cardinale affiliato alla famiglia dei Boboni, e i violenti scontri, ricordati nei Gesta di Innocenzo III (1889, coll. 183-188), tra i filii Ursi e i consanguinei del papa nei primi anni del XIII secolo costituirono infatti una battuta d’arresto per l’affermazione curiale dei discendenti di Celestino III.
Nell’agosto 1213 Aldobrandino è citato quale canonico della cattedrale di Notre-Dame in un arbitrato che vedeva contrapposti Giovanni, cancelliere del vescovo parigino, e i maestri e gli scolari delle scuole cittadine. Le parti si affidarono al giudizio di sei discreti viri, tra cui, «ex parte cancellarii», lo stesso Aldobrandino, insieme al succentor e a un cappellano, tutti «canonici Parisienses» (Denifle, 1889, n. 13). Le indicazioni circa il soggiorno parigino si riducono a questo solo documento, ma non è da escludere che esso si sia prolungato sino alla fine del pontificato innocenziano.
Con Onorio III iniziò la sua rapida ascesa curiale. Fu nominato cardinale diacono di S. Eustachio all’inizio del 1217 (la prima sottoscrizione cardinalizia in questa veste risale al 17 gennaio 1217; Potthast, 1874-75, n. 5420). La promozione si spiega con lo stretto rapporto tra Cencio, poi Onorio III, e Celestino III. Le sottoscrizioni del primo anno di cardinalato suggeriscono una presenza stabile presso la Curia. Aldobrandino non mancò di sfruttare la nuova posizione per favorire esponenti della propria famiglia: nel 1217 ottenne per un proprio chierico e consanguineo la prebenda che aveva posseduto a York (Pressutti, 1888-95, n. 458). Anche durante il secondo e il terzo anno di cardinalato soggiornò in Curia, dove fu impegnato in qualità di auditor (ibid., nn. 1177, 2095, 2096; Mansilla, 1965, nn. 175, 176). Nel 1219, dopo la morte del vescovo Pietro di Nemours, il decano e il capitolo cattedrale di Parigi avanzarono al papa la sua candidatura per il seggio episcopale (Pressutti, 1888-95, n. 2279). La proposta dovette piacere al re Filippo II, con il quale Aldobrandino poteva essere entrato in rapporto negli anni parigini, come dimostra una lista della cancelleria regia, databile al 1217-18, nella quale tra i «cardinales qui diligunt Fredericum regem et dominum regem Francie» è citato il cardinale di S. Eustachio (Davidsohn, 1948, p. 318). Il progetto tuttavia fallì. Nell’autunno dello stesso anno, Aldobrandino fu promosso al titolo presbiteriale di S. Susanna, continuando a collaborare alle attività ordinarie della Curia. L’unica indicazione per il 1220 riguarda una sentenza promulgata dal cardinale in qualità di uditore, confermata da Onorio III, relativa a una vertenza tra il vescovo di Béziers e l’abate dell’abbazia di S. Afrodisio. All’inizio di marzo 1221 sottoscrisse ancora con il titolo di S. Susanna, ma entro la fine del mese Onorio III lo promosse cardinale vescovo di Sabina. In questa veste il 3 aprile Aldobrandino partecipò alla consacrazione della chiesa dell’abbazia cistercense delle Tre Fontane a Roma, come risulta da un’iscrizione (Crescimbeni, 1715, pp. 397-399). L’ultima sottoscrizione a una lettera papale è del 25 aprile 1221.
Secondo il citato necrologio del monastero dei Ss. Ciriaco e Nicola morì il 22 dicembre 1221.
Fonti e Bibl.: Chartularium Universitatis parisiensis, a cura di H. Denifle, I, Paris 1889, nn. 13, 33; Gesta Innocentii papae III, in Patrologia latina, CCXIV, Paris 1889, coll. 183-188; Lettres d’Étienne de Tournai, a cura di J. Desilve, Valencienne-Paris 1893, n. 284; A. Potthast, Regesta pontificum Romanorum, I-II, Berlin 1874-75, nn. 5420, 5482, 5508, 5526, 5583, 5605, 5695, 5739, 6112, 6124, 6591, 6576, 6634; P. Pressutti, Regesta Honorii Papae III, I-II, Roma 1888-95, nn. 458, 1177, 1936, 2095, 2096, 2279, 2776, 3241; Necrologi e libri affini della provincia romana, a cura di P. Egidi, I, Roma 1908, pp. 37, 59, 81; D. Mansilla, La documentation pontificia de Honorio III (1216-1227), Roma 1965, nn. 175, 176. Si vedano inoltre: A. Ciaconio, Vitae et res gestae pontificum romanorum, II, Roma 1677, col. 41; G.M. Crescimbeni, L’Historia della basilica diaconale… di S. Maria in Cosmedin, Roma 1715, pp. 397-399; F. Ughelli, Italia sacra, I, Venezia 1717, coll. 167 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXVIII, Venezia 1844, p. 102; K. Eubel, Hierarchia catholica, I, Münster 1913, p. 5; G. Caetani, Caietanorum Genealogia, Perugia 1920, tav. A-37. R. Davidsohn, Philipp II. August von Frankreich und Ingeborg, Stuttgart 1888; E. Kartusch, Das Kardinalskollegium in der Zeit von 1181-1227, Wien 1948; H. Tillmann, Ricerche sull’origine dei membri del collegio cardinalizio nel XII secolo, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XXIV (1970), pp. 441-467; XXVI (1972), pp. 313-353, XXIX (1975), pp. 363-402; W. Maleczek, Papst und Kardinalskolleg von 1191 bis 1216. Die Kardinäle unter Coelestin III. und Innocenz III, Wien 1984; M. Thumser, Zwei Testamente aus den Anfängen der stadtrömischen Familie Orsini (1232-1234, 1246), in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, LXVIII (1988), pp. 74-122; Id., Aldobrandino Orsini (1217-1221). Ein Kardinal Honorius’ III., in Römische historische Mitteilungen, XXXII-XXXIII (1990-91), pp. 41-49; Id., Rom und der römische Adel in der späten Stauferzeit, Tübingen 1995; S. Carocci, Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1996, pp. 327-331; F. Allegrezza, Organizzazione del potere e dinamiche familiari. Gli Orsini dal Duecento agli inizi del Quattrocento, Roma 1998, p. 5 n. 7.