PERRONCITO, Aldo
PERRONCITO, Aldo. – Nacque a Torino il 18 maggio 1882 da Edoardo, noto parassitologo e docente nella Scuola superiore di veterinaria a Torino, e da Erminia Aletti, cognata di Camillo Golgi e nipote di Giulio Bizzozero.
Nel 1899, dopo aver conseguito la licenza d’onore al liceo Massimo D’Azeglio di Torino, s’iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia e, fin dal primo anno, frequentò come allievo interno il laboratorio di patologia generale e istologia diretto da Camillo Golgi. Fu subito indirizzato allo studio delle terminazioni nervose ottenendo notevoli risalutati, che furono presentati da Golgi al congresso di anatomia di Lione del 1901 (Sulla terminazione dei nervi nelle fibre muscolari striate, in Extrait des comptes rendus de l’association des anatomistes, 3e session, Lyon 1901, pp. 90-92). Ancora studente, pubblicò alcuni lavori sulla struttura delle terminazioni nervose motrici dei muscoli striati in cui mise in discussione la teoria neurofibrillare di Stephan (István) Apáthy (Sulla terminazione dei nervi nelle fibre muscolari striate, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XVI (1901), pp. 31-43; Studi ulteriori sulla terminazione dei nervi nei muscoli a fibre striate, ibid., XVII (1902), pp. 152-183; Sulle terminazioni nervose nei muscoli a fibre striate, in Gazzetta medica italiana, LIV (1903), 52, pp. 511-512).
Nel 1905 si laureò con lode presentando una dissertazione intitolata La rigenerazione dei nervi, una questione già affrontata pochi anni prima nel laboratorio di Golgi con conclusioni discordanti. Fu il primo a descrivere le fasi principali del processo rigenerativo tanto che, su proposta di Santiago Ramón y Cajal, quasi contemporaneamente giunto alle stesse conclusioni, la divisione delle fibre del moncone centrale nelle prime ore dopo il taglio del nervo periferico prese il nome di fenomeno di Perroncito.
Dall’estremità prossimale tagliata osservò delle formazioni spiraliformi (spirali di Perroncito); smentì definitivamente la teoria della rigenerazione poligenetica di Albrecht Bethe, dimostrando che le fibre nervose formate dopo il taglio derivano da quelle preesistenti, in collegamento con la cellula d’origine (Sulla questione della rigenerazione autogena delle fibre nervose. Nota preventiva, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XX (1905), pp. 360-363; La rigenerazione delle fibre nervose, in Archivio per le scienze mediche, XXIX (1905), pp. 597-606; La rigenerazione delle fibre nervose. III nota preventiva, ibid., XXX (1906), pp. 452-462).
Si occupò inoltre di questioni fisiologiche legate al ripristino funzionale nel territorio dei nervi lesi (La rigenerazione dei nervi dal punto di vista anatomico, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XL (1907), pp. 701-705; Il ripristino funzionale nel territorio dei nervi lesi in rapporto con la questione anatomica della rigenerazione, ibid., pp. 920-922; La rigenerazione dei nervi dal punto di vista anatomico. Il ripristino funzionale nel territorio dei nervi lesi in rapporto con la questione anatomica della rigenerazione (con dimostrazione di preparati), Pavia 1907) e negli anni successivi mise in evidenza gli errori interpretativi compiuti da Bethe e dagli altri sostenitori della teoria della rigenerazione autogena approfondendo anche la questione delle modificazioni istopatologiche nel tronco del nervo in rigenerazione, nelle fibre e nel tessuto interstiziale (Die Regeneration der Nerven, in Beiträge zur pathologischen Anatomie und zur allgemeinen Pathologie, XLII (1907), pp. 354-446; La rigenerazione dei nervi, in Memorie del R. Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di scienze matematiche e naturali, s. 3, 1908, vol. 20, 11, pp. 293-370; Sulla rigenerazione dei nervi (Risposta ad Altrecht Bethe), in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXIII (1908), pp. 237-247; Le vie collaterali nervose e il ripristino funzionale nel territorio dei nervi lesi (Risposta a Mario Segàle), in Lo sperimentale, LXII (1908), pp. 561-570; Gli elementi cellulari nel processo di degenerazione dei nervi, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXIV (1909), pp. 108-117).
L’insieme dei numerosi lavori pubblicati sulla rigenerazione dei nervi, molti dei quali tradotti in francese e tedesco, gli valsero diverse onorificenze: nel 1906 vinse il premio Quaglino del Municipio di Pavia, nel 1907 il prestigioso premio internazionale Warren della Scuola medica di Boston e nel 1910 il premio Lallemand dell’Académie des sciences di Parigi con il diritto di portare il titolo di Lauréat de l’Institut.
Nell’anno accademico 1905-06 fu nominato assistente onorario nell’Istituto di patologia generale, dove dal 1907 al 1910 fu assistente effettivo. In quegli anni, molti giovani ricercatori si dedicarono allo studio dell’apparato reticolare interno, la struttura intracellulare da poco scoperta da Golgi. Perroncito ne indagò i meccanismi citocinetici descrivendo il processo di divisione dell’apparato, che chiamò dittiocinesi, dopo aver osservato il fenomeno negli spermatociti di un mollusco, la Paludina vivipara (Condriosomi, cromidii e apparato reticolare interno nelle cellule spermatiche. Nota preventiva, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XLI (1908), pp. 988-991; Mitocondri, cromidii e apparato reticolare interno nelle cellule spermatiche. Nota II, ibid., XLII (1909), pp. 602-605; Contributo allo studio della biologia cellulare. Il fenomeno della dictiocinesi, in Atti della Società italiana di patologia, VI riunione, Modena 1909, pp. 1-8; Contributo allo studio della biologia cellulare: mitocondri, cromidii e apparato reticolare interno nelle cellule spermatiche. Il fenomeno della dittocinesi, in Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze fisiche matematiche e naturali, XXXVIII (1910), pp. 224-261; Sui mitocondri della cellula uovo, in Anatomischer Anzeiger, 1911, vol. 38, pp. 395-398; Sui mitocondri della cellula uovo, ibid., 1911, vol. 39, pp. 263-265).
In laboratorio incontrò anche Anna Nicolai, che divenne sua moglie e lasciò gli studi di medicina dopo il matrimonio, nel 1910. Ebbero tre figli: Giulio, Livia e Guido. Nello stesso anno Perroncito vinse, come primo classificato, il concorso per un assegno governativo di perfezionamento all’estero. Nel semestre presso l’Istituto fisiologico di Berlino condusse studi di fisiologia e chimica biologica (Über den Einfluss der Ernährung auf den osmotischen Druck der Nierenzellen, in Zentralblatt für physiologie, XXV (1911), p. 764; Variazioni sperimentali di resistenza delle cellule di fronte a diverse pressioni osmotiche, in Atti del I° congresso internazionale dei patologi… 1911, Torino 1912, pp. 1-3; Variazioni sperimentali di resistenza delle cellule di fronte a diverse pressioni osmotiche, nota preventiva II, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXVII (1912), pp. 73-75).
Nell’Istituto di parassitologia della facoltà medica di Parigi si occupò di parassitologia e frequentò l’Istituto Pasteur per ricerche batteriologiche (Azione dei vermi intestinali sui batteri, in Atti del I° congresso internazionale dei patologi… 1911, Torino 1912, pp. 1-2; Azione dei vermi intestinali sui batteri, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XLV (1912), pp. 396-402). Al suo rientro a Pavia fu nominato assistente nell’Istituto di patologia generale per l’anno accademico 1911-12; nel 1911 acquisì la libera docenza di istologia e l’anno successivo quella di patologia generale. Fra il 1911 e il 1914 fu incaricato dei corsi di biologia generale prima e, in seguito, di parassitologia. In quel periodo si occupò inoltre di sierologia: descrisse il fenomeno dell’isotossicità del sangue (Isotossicità del sangue di animali trattati col siero d’anguilla (Nota preventiva), in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXV (1910), pp. 77-79; L’isotossicità del sangue, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XLVI (1913), pp. 909-916; Sul fenomeno dell’isotossicità del sangue, in Archivio delle scienze mediche, XXXIX (1915), pp. 205-226). Si dedicò poi allo studio della pellagra, malattia di cui ancora si ignorava l’eziologia: tramite indagini cliniche e rilievi epidemiologici, formulò alcune ipotesi provvisorie circa la natura infettiva della malattia, che suppose potesse essere causata da parassiti protozoi (Studi sulla pellagra. I e II nota preventiva, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXV (1910), pp. 195-201, 703-709; Eziologia della pellagra, in Lo sperimentale, LVII (1913), pp. 1-48; Antiche e nuove dottrine sulla eziologia della pellagra, in Attualità medica, III (1914), pp. 1-40).
Nel gennaio 1915 fu nominato professore straordinario di patologia generale a Cagliari, ma pochi mesi dopo fu chiamato alle armi come maggiore medico, e in seguito fu comandante di una sezione di sanità e in diversi ospedali da campo. Si occupò anche dell’insediamento di nove laboratori castrensi e di molti stabilimenti di bonifica, di ricerche diagnostiche su tifo, paratifo e ittero epidemico. Nel 1917 fu debilitato da un’infezione tubercolare e l’acutizzarsi della malattia lo costrinse al ricovero a Pavia.
Nel 1918 ottenne la nomina a professore ordinario di patologia generale a Cagliari con la direzione del relativo istituto. In Sardegna organizzò una campagna di ‘bonifica umana’ contro la malaria, cercando di organizzare la profilassi e cura antimalarica nelle zone minerarie di Nebida e Masua (Malaria e lotta antimalarica in Sardegna, Cagliari 1922; Esperimento di bonifica umana in località intensamente malarica, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, LVI (1923), pp. 787-792; Esperimento di bonifica umana in località intensamente malarica. Nota II, ibid., LVII (1924), pp. 616-618), opera per cui ricevette la medaglia di bronzo al merito della Sanità Pubblica nel 1928. Nonostante un lungo periodo di malattia in seguito a un’infezione contratta in laboratorio, portò a termine una serie di lavori sulle piastrine del sangue dei mammiferi (Megacariociti e piastrine del sangue, in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXXIV (1919), pp. 607-614; Sulla derivazione delle piastrine dai megacariociti, in Haematologica, I (1920), 1, pp. 111-125; Sulla derivazione delle piastrine, ibid., 3, pp. 265-272; Sulla derivazione delle piastrine. Nota III, ibid., II (1921), 3, pp. 510-526; Le piastrine del sangue, Pavia 1922; Sulla derivazione delle piastrine. Nota IV, in Haematologica, VII (1926), 1, pp. 86-96; L’origine des globulins et la théorie de Wright, in Le sang. Biologie et pathologie, I (1927), pp. 297-306).
Nel 1922 tornò a Pavia come successore di Golgi e divenne preside della facoltà di medicina nel 1925. Riprendendo alcuni studi precedenti (Un nuovo metodo di anastomosi venosa (anastomosi termino-laterale della porta colla cava), in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, XXVIII (1913), pp. 193-195; Sugli effetti della deviazione dal fegato della circolazione portale, Milano 1913; Ascite sperimentale, nota preventiva, in Ricerche di biologia dedicate al prof. Alessandro Lustig nel 25° anno del suo insegnamento universitario, Firenze 1915, pp. 497-500), praticò sperimentalmente, con diversi metodi operatori, l’estirpazione del fegato per studiarne le conseguenze fisiopatologiche (Sulla estirpazione del fegato, in Riforma medica, XXXVI (1920), pp. 830-833; Sull’estirpazione del fegato. Nota II, ibid., XL (1924), pp. 241-242; Sulla patogenesi dell’ascite, in Archivio per le scienze mediche, L (1927), pp. 251-259; L’epatectomia nello studio della funzione del fegato, in Rassegna clinico-scientifica dell’Istituto biochimico italiano, V (1927), pp. 3-13; Sull’uricemia sperimentale, in Archivio delle scienze biologiche, XII (1928), pp. 395-400; Sull’estirpazione del fegato (due nuovi metodi), in Rendiconti della R. Accademia nazionale dei Lincei, VII (1928), pp. 896-899). Collaborò alla redazione di diversi trattati medici, tra i quali il Trattato di anatomia patologica pubblicato da Pio Foà (cap. 1.5, Rigenerazioni e trapianti, Torino 1927, pp. 1-155).
Fu insignito della croce di guerra al valore militare e della croce al merito di guerra nel 1922. Membro di numerose società scientifiche in Italia e all’estero, della giunta esecutiva del Consiglio nazionale delle ricerche, fu accademico dei Lincei e socio del R. Istituto lombardo di scienze e lettere. Nel 1928, le complicanze dovute all’infezione tubercolare mai sopita lo costrinsero a sottoporsi a un intervento chirurgico a Torino; dopo una brevissima convalescenza tornò subito al lavoro, ma il male si aggravò poco tempo dopo.
Morì a Pavia il 21 gennaio 1929.
Fonti e Bibl.: Pavia, Archivio storico dell’Università, Fascicoli personali studenti, ad nomen; Fascicoli personali docenti, ad nomen; Museo Golgi, Fondo Istituto di patologia generale; A. P., Ricordi di vita universitaria (1892-1970), Milano 1991.
E. Veratti, A.P., in Annuario dell’Università degli studi di Pavia, 1928-1929, Pavia 1929, pp. 233-236; Id., La vita e l’opera scientifica di A. P., Pavia 1929; A. Dionisi, Commemorazione del socio A. P., Roma 1929. P. Mazzarello, La scuola scientifica di Camillo Golgi, in Annali di storia delle università italiane, VII (2003), pp. 165-181; P. Mazzarello et al., La rigenerazione del nervo periferico: il contributo della scuola pavese, in Neurological Sciences, XXV (2004), pp. 423-425; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato, Torino 2006.